Capitolo 7

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Appena Paul atterrò sulla strada, scesi in cucina di corsa e aprii la porta prima che Paul potesse suonare il campanello. Lo abbracciai con forza e lo baciai dolcemente. Mio padre era seduto sul divano e fece finta di non vedere, potevo solo immaginare quanto gli dava fastidio. Paul salutò mio padre e salimmo subito in camera mia, avevo voglia di stare con lui da sola. Appena chiusi la porta Paul si avvicinò a me, mi sfilò l'elastico dai capelli e iniziò a baciarmi dolcemente. Chiusi la porta a chiave, mi avvicinai a lui e continuammo quello che avevamo lasciato soltanto per pochi secondi. 

Eravamo stesi sul letto, sotto le coperte, la luce fioca che entrava dalla finesta illuminava i nostri volti felici. Una mano di Paul accarezzava la mia spalla e io avevo appoggiato la mia testa sul suo petto nudo. 

<< A cosa stai pensando? >> disse ad un tratto Paul guardando la mia espressione.

<< Sto pensando al fatto che non sono mai stata più felice di così. Non vedo l'ora che arrivi giugno. >>

Paul mi strinse più forte a lui e mi baciò dolcemente la guancia.

Erano appena le sette quando Paul tornò a casa sua, doveva ancora studiare per il giorno dopo. Mi sentii un po' in colpa, per colpa mia stava trascurando lo studio, ma mi feci promettere che non avrebbe trascurato niente, né lo studio né lo sport. 

Mentre preparavo la cena mio padre stava seduto su una sedia accanto al tavolo, capii che voleva chiedermi qualcosa, ma non ne aveva il coraggio. Quando iniziai a sentirmi un po' troppo fissata, mi girai verso di lui e gli dissi: << Non c'è niente di scandaloso che due fidanzati quasi marito e moglie facciano quello che tutti gli umani fanno. Tu e mamma avete avuto me quando non eravate nemmeno sposati, io non dico che voglio rimanere incinta, però non è così strano quello che succede tra me e Paul. >>

Si mise le mani in testa, sembrava amareggiato, come se volesse piangere. Io mi avvicinai a lui e mi sedetti sulle sue gambe.

<< Papà, non sono più una bambina, so quello che faccio. Ti prego, non essere triste, rimarrò sempre la tua bambina che si accovacciava sulle tue gambe, e poi dì la verità, infondo infondo vorresti avere di nuovo tra i piedi dei bambini piccoli. >>

Dopo aver cenato con mio padre e dopo aver ripetuto tante volte che non ero più una bambina, salii in camera mia e ripassai la scena presa da Romeo e Giulietta, quella dove avrei dovuto fingere di baciare un ragazzo, ma di una cosa ero sicura, non avrei più provato la scena con Nico. 

Quella notte feci di nuovo quel sogno, o se così lo possiamo chiamare, incubo. Non riuscivo a capire perchè sognavo di essere un vampiro, io non ne avevo paura. Erano da più di due settimane che vivevo a stretto contatto con loro, la mia migliore amica e tutta la sua famiglia erano vampiri, anche mia madre era diventata una di loro e chissà quanti altri miei conoscenti lo erano. I vampiri dovevano mantenere il segreto, io ero l'unica umana della città a sapere che vivevamo a stretto contatto con noi i predatori più forti del mondo. Io non sapevo ancora perchè Alice aveva deciso di dirmelo, qualcosa doveva averla spinta. E se il mio destino sarebbe quello di diventare un succhiasangue? Cacciai dalla mia mente subito questo pensiero, solo a fin di vita Alice o mia madre mi avrebbero trasformata. Trasalii. Quei pensieri non si possono fare alle due di notte, nella tua stanza buia dopo aver fatto un incubo. C'era un'altra cosa che non capivo, non sapevo perchè continuavo a sognare quella melodia. Io amavo con tutto il mio cuore Paul e di certo era quasi impossibile per la gente sana di mente di innamorarsi di una melodia, ma per mia sfortuna io ero l'opposto della normalità. Io non mi sono mai sentita normale, io sono sempre stata la ragazza messa da parte, la ragazza senza amici e la ragazza considerata depressa. Io non ero mai stata depressa, io ero soltanto triste. 

Stai accanto a meWhere stories live. Discover now