La mia ultima sera

6 2 0
                                    

"Apri gli occhi" mi sentii sussurrare nell'orecchio.
Apri gli occhi
Ed allora pensai che era tutto un sogno. Che mi ero immaginato Beatrice, il bacio, il molo, tutto.
Pensai che quella voce che mi chiedeva di aprire gli occhi fosse in realtà di mia madre che veniva a svegliarmi per andare a scuola.

Apri gli occhi

Ma non era un sogno, e in quel momento ancora non sapevo quanto poco avrei dovuto esserne contento.

Ma comunque, in quell'attimo ne fui felice. Era tutto vero. Avevo dato il mio primo bacio alla mia prima festa. Era la serata delle prime volte.

E delle ultime.

"Dobbiamo andare, mio padre mi ha chiamata già tre volte, mi aspetta fuori, devo andare !" Era agitata, quasi terrorizzata, ma non la conoscevo così bene per poterne essere sicuro.
Mi alzai, cercai di togliermi la sabbia dai pantaloni e recuperai il mio cell che era quasi sotterrato.

Bea era sempre più nervosa, muoveva le gambe come nella fase di riscaldamento prima di una corsa. "Sbrigati! O vado da sola! Mio padre mi ammazza !"
Credo che se il padre avesse saputo che era stata sdraiata sulla spiaggia con me sarebbe stato duplice omicidio.

Cercai di tranquillizzarla, dicendole che poteva capitare alle feste di non sentire il cellulare vista la musica così alta. Le consigliai di dire questo a suo padre ( non che io fossi un esperto di feste) .
" Tu non lo consoci ." Mi taglió così le gambe ed ogni successivo consiglio non richiesto. Ci avviammo insieme, aiutandoci a vicenda per camminare sulla sabbia e l'accompagnai quasi all'uscita della spiaggia recintata per l'occasione. Ovviamente non andai fuori con lei, qualcosa mi suggerì che non era il caso . E inoltre Bea me lo vietó categoricamente .
Mi salutò con un bacio sulla guancia, e corse via.
Guardai il suo vestitino nero muoversi mentre zampettava sulla sabbia . Il suo chignon era ancora intatto nonostante eravamo stati sdraiati tanto tempo.

Quella fu l'ultima volta che la vidi.

Ritrovai Rudy e Valentina poco dopo, erano ancora più appiccicosi di quando li avevo lasciati.
"Ehhh allora ...?" Esclamò Rudy mentre mi riempiva la costola di gomitate e spintoni.
"Dai amico ! Dimmi qualcosa ! Siete stati via tutta la serata." Anche Valentina era curiosa di avere una risposta perché mi fissava con gli occhi sbarrati.
"Niente" . Poche parole concise e staccate riuscivo a pronunciarle perfettamente. Il difficile veniva quando dovevo mettere dopo quella singola parola altre due o tre e creare una frase di senso compiuto. Allora li andavo nel panico e iniziavo a balbettare . Pensai a Bea e alla sua idea di scriverci al posto di parlare. Era stata intelligente e sensibile. Mi aveva colpito. Sperai che suo padre non sarebbe stato troppo severo con lei.

La musica era ancora molto alta, sopratutto se si passava nelle vicinanze delle casse sembrava rompesse i timpani . Rudy mi disse che avrebbe dovuto riaccompagnare a casa Valentina tra non molto ( con il suo nuovo motorino ), e che poi sarebbe tornato a prendere me. Anche io sarei dovuto rientrare a casa,  era l'una e mezza e mia madre mi aveva già mandato cinque messaggi, a breve avrebbe iniziato a telefonare. Inoltre la serata era andata più che bene per me. Potevo andare a dormire felice. Perché lo ero davvero.

Dissi a Rudy che lo avrei aspettato fuori dalla festa perché non sopportavo più la musica alta, gli diedi appuntamento alla Gelateria LOVE-ICE. Sapevo di trovarla chiusa ma, Angelo, il proprietario lasciava sempre fuori i tavolini con le sedie, anche di notte.

Poco dopo ero seduto su una di quelle sedie, nella piazza c'era poca gente ormai . Due cani si dividevano un pezzo di qualcosa preso dalla spazzatura. Quei pochi che c'erano erano ubriachi o ragazzi più grandi di me. Ma mentre stavo per rispondere a mia mamma che avrei aspettato Rudy e sarei tornato a casa arrivarono loro.

Sbucarono da dietro uno di quei vicoletti dove avevo beccato per la prima volta Rudy e Valentina.  Non mi voltai neanche, riconobbi il loro sghignazzare che aumentava man a mano che si avvicinavano a me. Loro mi avevano riconosciuto anche se ero ancora girato di spalle.

Ubaldo e Luca.

Il Ponte Parlante Where stories live. Discover now