Capitolo Otto

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Appena Bill aveva varcato la porta di casa per andare alla festa a casa di Georg, Ellie era scoppiata inevitabilmente a piangere. Aveva lottato contro quelle lacrime, ma non aveva più le forze necessarie per quella guerra. Aveva rifiutato l'invito dicendo di non sentirsi bene sperando che restare sola l'avrebbe fatta sentire meglio, e invece l'aveva fatta sentire ancora più distrutta di quel che era. La rabbia aveva lasciato il posto a una sorta di sconforto, a una tristezza a dir poco devastante, alla quale nessuno sarebbe riuscito a porre rimedio.

Evidentemente, aveva qualcosa che non andava; visti i fatti clamorosi che si susseguivano senza sosta nella sua vita, non faceva altro che ripeterselo.

Urlò a pieni polmoni, come a voler tirar fuori dal suo corpo ogni dolore appigliato al suo cuore. Cadde a terra sfinita e senza voce, dopo aver passato l'intera ora ad urlare senza sosta. Aveva perso ogni aspettativa, ogni sogno, ogni speranza, ogni briciola di forza di volontà. Voleva solamente abbandonarsi al suo destino - che fino a quel momento era stato infame con lei - e avrebbe deciso lui cos'era meglio per lei. Avrebbe deciso lui quando farla finita con tutto quel dolore e assegnarle finalmente uno scopo. Che fosse l'ultimo, non le importava.

Perché ormai lei era morta quella mattina nella macchina di Tom.

Aveva sentito un colpo al cuore, durissimo, dal quale non era certa di riuscire a risollevarsi. Quando Tom le aveva fatto intendere di raggiungerlo in auto, aveva creduto in qualcosa che in pochi secondi si era dissolto nell'aria. In pochi secondi si era distrutto tutto ciò in cui aveva creduto, tutto ciò che aveva costruito con la persona che amava in un modo del tutto strano e incondizionato. Si sentiva semplicemente ridicola per avervi solo creduto. Le lacrime non smettevano di scorrerle copiose sul viso. Tutto stava accadendo in maniera così inaspettata e violenta, che quasi si chiese se fosse reale o stesse solamente sognando. L'aveva perso ed era doloroso riuscire a farsene una ragione. Lo amava, lo amava disperatamente e tutto ciò che stava accadendo nella sua vita sembrava volesse remare contro di lei, contro i suoi sentimenti, facendola soffrire ancora una volta. Aveva cominciato a pensare che non potesse essere possibile una sua realizzazione personale, che non fosse possibile per lei essere felice.

Improvvisamente, le sembrava tutto così inutile che le veniva voglia di urlare di nuovo.

Chiuse gli occhi addolorata, sconfitta, ma li riaprì di colpo nell'esatto momento in cui sentì scattare la serratura della porta di casa.

Strinse i denti, cercando di ingoiare il groppo che aveva in gola, quando trovò Tom davanti a lei che teneva un borsone in una mano. Lo vide richiudere la porta alle sue spalle e fare il giro del tavolo appositamente per non sfiorarla nemmeno con lo sguardo.

-Sono venuto a prendere dei vestiti puliti- disse prima di salire le scale di corsa per chiudersi in camera sua.

Fortunatamente, non si era illusa di ottenere risultati soddisfacenti. Il suo cervello le aveva suggerito, fino a quel momento, di prepararsi al peggio così da non giungere disarmata a ciò che sarebbe successo. La cosa che le faceva più male, era che non le aveva nemmeno rivolto lo sguardo. Si sentiva invisibile ai suoi occhi.

Non era pronta a dire addio a tutti i loro momenti e le emozioni che solo lui le aveva fatto provare.

Doveva tentare, un'ultima volta.

Prese a salire lentamente le scale, a metà tragitto quasi ci ripensò, finché una voce nella sua testa le urlò che era ingiusto cedere. Doveva combattere per ciò che amava, doveva ascoltare il suo cuore, era quello che sua madre le aveva detto giorni addietro.

Aprì la porta della sua stanza con un gesto nervoso, il cuore prese a battere velocemente e la paura dilagò. Tom, a pochi metri di distanza, infilava in modo quasi meccanico i vestiti che non gli servivano.

𝘐𝘕 𝘋𝘐𝘌 𝘕𝘈𝘊𝘏𝘛 -Tom Kaulitz-Where stories live. Discover now