Capitolo Diciotto

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I suoi occhi erano ancora fissi sulla schiena del chitarrista, da tutta la notte. Non aveva chiuso occhio, troppo agitata e per l'appunto confusa per ciò che era successo la sera prima. Non riusciva a porvi una spiegazione plausibile.

Non aveva il coraggio di muovere un muscolo sul materasso, per paura che lui la udisse. Voleva al contempo scendere da quel letto, divenuto rovente sotto di lei. Come si sarebbe comportata? Già sapeva che non sarebbe stata in grado di affrontare l'enorme imbarazzo, in sua presenza, perché altro non vi sarebbe stato se non quello. Non sapeva nemmeno dire se si fosse pentito o meno, anche se dal suo sguardo di qualche ora prima - subito dopo aver commesso quella "cazzata", come l'aveva definita lui - lasciava spazio a pensieri puramente negativi. Avrebbe dovuto solamente attendere il suo risveglio e nient'altro.

Buttò nuovamente un occhio sulla figura del chitarrista che non aveva ancora dato segni di vita da quando si era voltato in quella direzione, un bel po' di ore prima. Si ricordava di aver controllato addirittura che respirasse, durante la notte.

Ma di lì a poche ore avrebbero dovuto prendere l'aereo per la Spagna, dove li attendevano tre tappe. Aveva paura; paura per tutto ciò che sarebbe successo. E più passava il tempo, più si domandava come potesse essere possibile che tutti i guai la rintracciassero in quella maniera, senza ritegno. Ne aveva già dovuti affrontare troppi nella sua vita e non erano ancora finiti. Erano tutti lì, davanti a lei, ad attendere che vi andasse in contro.

Con movimenti impercettibili, si mosse sul materasso, sollevando lievemente la coperta per scivolarvi oltre. Quando poggiò i piedi sul freddo pavimento, si voltò nuovamente verso di lui per controllare che dormisse ancora. Nulla di strano; così si alzò definitivamente per poi infilarsi le pantofole ed entrare silenziosamente in bagno. Appena chiuse la porta, tirò un sospiro di sollievo. Vi si chiuse a chiave, decidendo che di lì non sarebbe uscita almeno finché non fosse riuscita a nascondere quei lividi con il fondotinta. Si specchiò nell'enorme vetro che andava a sovrastare il lavandino e si osservò con attenzione. Marchi violacei stanziavano sulla pelle del suo collo, come a testimoniare che la bocca del ragazzo fosse sul serio passata di lì.

Quando i pensieri della sera prima tornarono a farsi nuovamente nitidi dentro di lei, le sue guance si tinsero di un color porpora decisamente più accentuato della sua naturale carnagione.

Però era stato... bello. Insomma, lei avrebbe preferito un contatto molto più ravvicinato con il chitarrista, ma anche solamente questo le poteva bastare. Rappresentava comunque uno scossone di quella situazione, un qualcosa di nuovo - che fosse giusto o sbagliato non le importava. Sapeva solamente che segni di pentimento, nei suoi occhi, non ne leggeva.

Buttò un'occhiata al suo orologio da polso e notò che fosse passata una mezz'ora da quando si era chiusa lì dentro: probabilmente si era svegliato. A quel pensiero, un'enorme sensazione di calore si impossessò del suo stomaco, accompagnato ad un fastidioso tremore che presto si protrasse lungo tutto il suo corpo.

Prese un bel respiro e si avvicinò alla porta del bagno, fino ad aprirla interamente per poter entrare in camera. Quest'ultima era vuota e quasi si sentì sollevata da tale fatto, pur sapendo che prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo. Non terminò di formulare quel pensiero che sentì dei passi leggeri dietro di sé. Con il cuore scalpitante, si voltò fino ad incontrare l'alta figura del ragazzo che, appena rientrato dal piccolo balcone, la scrutava con espressione intimidita.

-Ciao.- le venne spontaneo dire, con timore, quasi incontrollata. Si torceva continuamente le mani, per paura di una qualsiasi reazione da parte del chitarrista che avrebbe potuto deluderla, in qualche modo, come ultimamente era successo.

-Ciao.- rispose Tom, con sguardo insicuro. Restarono secondi interminabili l'uno di fronte all'altra senza dire mezza parola. L'imbarazzo attorno a loro era tangibile, si percepiva immediatamente e la cosa non poteva fare altro che infastidirla.

𝘐𝘕 𝘋𝘐𝘌 𝘕𝘈𝘊𝘏𝘛 -Tom Kaulitz-Where stories live. Discover now