zero: Alice

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27 Maggio 2022

Ho trovato una vecchia lettera di Alice su in soffitta. Stava insieme alla sua roba, quella che non ho mai il coraggio di toccare, quella stessa roba che vorrei non avere mai preso, un accozzaglia di cianfrusaglie e oggetti che forse manco lei sapeva di possedere. L'ho trovata dietro un vecchio vinile dei Queen, una delle sue band preferite, così l'ho presa e l'ho aperta.
"Per Michele" c'era scritto.
Quella stronza mi aveva dedicato persino una lettera.
Poi l'ho richiusa, mi sono seduto sopra un vecchio sgabello e ho cominciato a pensare a lei.
Il primo pensiero è stato qualcosa del tipo:"Cazzo, questa mi rovina la vita pure da morta".
Perché io, prima di quel momento, stavo bene.
Io, per 457 fottutissimi giorni, ad Alice Riccobono, non ci avevo pensato.
Ero andato avanti con la mia vita, mi ero laureato, fidanzato, avevo persino trovato lavoro.
E Tac! Eccola spuntare per l'ennesima volta, anche da morta.
Ho trovato quella lettera in soffitta e ho pensato che fosse il caso di raccontare come sono andate veramente le cose. Così ho preso questo vecchio quaderno impolverato pieno di suoi scarabocchi e ho cominciato a scrivere. Per gran parte della mia vita Alice è stata il mio faro nella notte, mia sorella, la mia migliore amica, la mia ragazza. È stato tutto quello che una persona può essere (anche una grandissima stronza).
Però le ho voluto un bene dell'anima.
Anche quando ha cominciato a fare a pezzi la sua vita.
Anche quando mi ci ha infilato dentro.
Alì, urlerei al mondo che sei stata una sgualdrina, se solo ne avessi le palle.
Ma tu ora non ci sei più.
Ci siamo soltanto io e questo quaderno che mi hai lasciato come eredità insieme a tutte le altre minchiate.
Non ci sono più Michele e Alice.
Non è più la stessa Palermo di una volta.
E mi manchi dannatamente.

LE ROSE SENZA SPINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora