Il Re è morto, Viva il Re

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I due gruppi si separarono: Caoimhe con Deirdre e Malcom, scortati dai due Wulver si diressero verso l'esterno, mentre Alex e Craig guidati da Sweeney imboccarono un corridoio che portava a Ovest, verso l'ala del palazzo in cui stava avvenendo lo scontro. Le scosse del terreno di erano di nuovo interrotte, dando loro modo di muoversi più rapidamente e senza il rischio che qualcosa li colpisse crollando loro addosso. Craig aveva in testa solo di arrivare lì dove presumibilmente avrebbe trovato Shaila e affrontarla una volta per tutte; per questo continuava a scacciare dalla propria mente tutti gli altri pensieri. Eppure, essi tornavano, lo tormentavano; come se non bastasse i ricordi erano tornati, tutti, come se non fossero mai andati via. Era una sensazione debilitante, si sentiva diviso in due: da una parte c'era il sé stesso che era arrivato ignaro sull'isola e dall'altra quello che era rimasto bloccato nel passato a causa del sigillo. Avrebbe voluto poter dire di esser sempre la stessa persona, ma non ne era certo.

Anche se aveva poco tempo, Craig voleva chiarire un paio di cose prima di arrivare al luogo dello scontro «Sweeney» chiamò il ragazzino che stava facendo loro strada illuminando il corridoio con la stessa magia usata da Caoimhe poco prima «Sì, mio Signore?» Craig aggrottò la fronte per quella risposta strana da parte del giovane, ma la attribuì a quel suo modo di fare sempre un po' bislacco e ci passò sopra «Dov'è finito Gal? Cos'è successo esattamente? Perché non ha più il Vortex?» Alex gli scoccò un'occhiata «non fargli tante domande insieme» gli ricordò, sottovoce; Sweeney si voltò a guardarli da sopra la spalla «Gal ha perso i suoi poteri quando ha cercato di trattenere Shaila. Lei li ha assorbiti, penso» Craig strinse le labbra «Avrebbe dovuto dircelo... È per questo che se ne è andato?» «Non te lo ha detto perché avevamo tempo. Salvare te era la priorità... Stavi rischiando di morire.» gli fece presente Sweeney «E sì, se ne è andato perché al momento è come se fosse un semplice umano e qui, nel regno delle Fate, potrebbe impazzire» aggiunse, tornando a guardare innanzi a sé «... Mio Signore» pronunciò queste parole a conclusione del discorso appena fatto, con un lieve ritardo, come se si fosse ricordato solo in un secondo momento di doverlo fare.

«Perché mi chiami così, adesso?» se Sweeney lo avesse chiamato a quel modo soltanto una volta, probabilmente Craig non si sarebbe incuriosito. Ma quel ripetere tale appellativo, il tono deferente con il quale era stato pronunciato, gli fecero sospettare che non si trattasse dell'ennesima stramberia di Sweeney. Questi però, non gli rispose: sembrava immerso in un mondo tutto suo, come al solito. Lanciò un'occhiata a Alex e il pompiere cercò palesemente di evitare il suo sguardo, girando il viso rapidamente verso la parete, anche se un attimo dopo cercò di guardare con la coda dell'occhio in sua direzione e quando si trovò l'occhiata inquisitoria di Craig piantata addosso, sospirò, passandosi la mano tra i capelli «Tuo nonno, il Re delle Fate, è morto. Il trono è vacante. Tua madre è nemica del Regno delle Fate. In linea di successione, il primo sei tu.» mormorò «quindi... Ora sei il Re» gli spiegò parlando sempre più lentamente e portando poi le mani avanti, come a voler placare qualsiasi reazione esagerata da parte del texano «Non le ho fatte io, le Leggi!» si premurò di ricordargli, perché aveva visto che Craig spalancava gli occhi sempre più, strabuzzandoli per lo stupore. «Se non vorrai esserlo, ti succederà qualcuno di tua scelta.» si intromise Sweeney «Tuttavia, adesso il popolo fatato ha bisogno di te e è meglio che tu sia il Re ai loro occhi, se vuoi ubbidienza.» Craig si passo la mano sul viso, con un sospiro, massaggiandosi le palpebre e infine annuendo «D'accordo. Va bene. Ci penseremo dopo.» mormorò, comprendendo il motivo per cui al momento fosse importante mantenere quella facciata per quanto gli fosse invisa.

Percepì chiaramente il sollievo provato da Alex; gli rivolse un'altra occhiata e gli fece l'occhiolino, per tranquillizzarlo di nuovo. La tensione del compagno era talmente intensa che la sentiva come se fosse propria e poteva immaginarne i motivi. «Solo, non mi chiamare così. Almeno non quando siamo solo noi» «va bene, non ti preoccupare» Sweeney si girò a regalargli un sorriso radioso, annuendo.

Il corridoio che stavano percorrendo sembrava infinito e soprattutto tutta quell'ala del palazzo appariva come una reggia abbandonata da tempo. Non c'erano segni di vita o tracce di un passaggio recente, cosa che gli fece sorgere un'altra domanda «Perché il Re era in quella stanza, in questo luogo abbandonato?» «Perché qui era l'unica zona del Regno a cui tu potevi accedere prima che ti togliesse il sigillo. Caoimhe ha convinto il Re a darti udienza e perciò egli si è fatto trasportare in quel luogo.» questa volta fu Alex a spiegargli la situazione.

Craig gli si fece leggermente più vicino e inclinò il capo verso di lui, tenendo però lo sguardo innanzi a sé, mentre camminavano a passo svelto al seguito di Sweeney «Ho recuperato tutti i ricordi, ma non credo di conoscere questa parte di "Storia delle Fate"» anticipò, sottovoce, attirando su di sé uno sguardo perplesso da parte di Alex «Ma... Quali sono i requisiti che deve avere un Re delle Fate, a parte magari non essere uno stronzo?» gli chiese quindi Craig, una volta ottenuta la sua attenzione. Alex corrugò la fronte e poi sospirò, sollevando gli occhi al cielo senza riuscire a celare del tutto un sorriso divertito «Come al solito, chiedi a me di fare i "compiti" al posto tuo» mormorò tra i denti, con tono ironico, strappando una bassa risata al texano, perché quello se lo ricordava bene, adesso: dei due, Alex era sempre stato il secchione... E ai tempi della scuola, Craig se ne era approfittato ampiamente. Quei ricordi di semplice quotidianità fluivano in lui e la sua mente vi attingeva con naturalezza, tanto che iniziò a non sentirsi più tanto strano.

Vortex - La storia di un ritornoWhere stories live. Discover now