9 settembre.
Ore 19:00

Scar Sirio Sholler

Il disturbo mentale è inteso come una sindrome caratterizzata da significativi problemi nel pensiero, nella regolazione delle emozioni, o nel comportamento di una persona, che riflettono una disfunzione dei processi psicologici, biologici o dello sviluppo che compongono il funzionamento mentale.

Questa è la definizione di ciò che sono io. Un malato mentale.

Dopo che mi hanno allontanato da mia madre all'età di otto anni e mi hanno portato in orfanotrofio, le signorine hanno notato fin da subito che i miei comportamenti non erano normali. Avevo sbalzi di umore, avevo tendenze violente e autodistruttive, sentivo cose che gli altri non sentivano, vedevo cose che gli altri non vedevano.

Mi ricordo che mi portarono in una clinica per cercare di capire cosa potessi avere. Ricordo che alcuni dottori erano indecisi se diagnosticarmi la schizofrenia o il bipolarismo, ma non sono mai riusciti ad arrivare fino in fondo al mio problema mentale, alla fin fine ci vuole anche molto tempo per farlo. Fui adottato a nove anni e lì smisi di prendere i medicinali, smisi di andare dallo psicologo e mi diedero un nuovo nome e una casa, una famiglia e dei fratelli. Fratelli che non ho mai sentito tali.

Io ero il terzo che fui adottato. Il primo fu Hook, la seconda Mal. Non riuscii a legare con nessuno dei due, Mal è sempre stata silenziosa, Hook sempre stato stronzo fin da piccolo. Mi faceva continuamente dispetti su dispetti, mi prendeva in giro per il mio occhio, per la mia cicatrice. Ero il fratello bullizzato.

Riuscì a legare solo con una persona, l'ultima che adottarono i miei all'età di dodici anni, Elsa Azzurra Sholler. Lei ora ha diciotto anni e deve ancora finire le superiori, ma è la mia spalla su cui piangere, la mia migliore amica. È la sorella numero uno.

Andai da lei per parlarle di Esmeralda, perché non voleva più uscire dalla mia testa, e quale modo migliore per far sparire un pensiero se no è dargli voce? Peccato che non ha funzionato...

Ho iniziato a pensare di più a lei quando la trovai in biblioteca e mi aiutò. In quel momento volevo farle male ed ero terrorizzato. Vedevo la mia paura, sentivo la sua voce sussurrarmi di strangolarla, incitarmi a farle male.

Vedevo la mia paura, in carne ed ossa, come sempre. Una donna con una camicia da notte gialla sporca e puzzolente e al posto della testa ha una nuvola grigia pronta a tuonare e a far piovere. Ogni volta che la vedo mi sembra di sentire la puzza di alcol, la puzza di sporco e ogni volta che la vedo ha un pezzo di vetro in mano.

<<Stringile le mani al collo e uccidila. Non vedi come ti guarda? Ti guarda come se fossi un diamante prezioso e ricordi cosa succede ai diamanti nelle mani sbagliate? Si rompono e muoiono>>

Mi sussurrava la donna nuvola quel giorno in biblioteca. Io non voglio essere rotto ancora, non voglio morire e quindi le strinsi le mani al collo, ma no forte, perché allo stesso tempo non volevo farle del male. Ero combattuto. Dentro di me, volevo che smettesse di guardarmi in quel modo, di toccarmi in quel modo e allo stesso tempo volevo che continuasse. So di essere contraddittorio, so di essere distorto... Ma sono fatto così.

<<Ti sta manipolando stupido!>>

Mi urlava la donna nuvola così forte che per un attimo ho pensato che potesse farmi scoppiare i timpani con le sue grida... Ma poi ho soffiato e lei è scomparsa con la sua brutta voce. Tutto è finito bene, peccato che il cuore di Esmeralda continuava a battere veloce, così veloce che per un attimo ho pensato che potesse aver paura di me, ma ho avuto la conferma di ciò, dopo, che è scappata da me.

C'era una volta: Un amore FataleWhere stories live. Discover now