fire off

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Questo capitolo potrebbe contenere riferimenti indiretti ad argomenti sensibili, quali suicidio o vari disturbi, se siete sensibili scorrete

Nigel

"Amico, ti hanno scarcerato finalmente!" esclama Jered ridacchiando, mentre si affretta a venirmi incontro.

La guardia si affretta a lasciarmi il braccio, permettendomi di oltrepassare le sbarre affinché riesca a chiudere a chiave.

"Già" mi limito a dire guardandomi intorno.

Beh come si usa dire: si torna sempre dove si è stati bene.

Jered è l'unica persona che conosco qui dentro e, per conoscere, intendo che lui protegge me e io faccio lo stesso con lui, lui conosce la mia storia e io la sua. Un po' come lo scudo e la spada.

Quando mi spostarono qui, il mio primo compagno di cella fu proprio lui. Inizialmente non gradivo la sua presenza, le sue domande, le sue battute. Una volta arrivai al punto di prenderlo a pugni e lui, per non causarmi problemi, si inventò di essere caduto mentre giocava a football. Non avrei mai immaginato che questa specie di palla da bowling sarebbe diventata il mio braccio destro.

Al pensiero di tutto ciò una risata mi sfugge e lui se ne accorge.

"Che ti ridi?" indirizza la sua mano verso la mia nuca, ma io riesco a scansarlo.

"Pensavo alla prima volta che mi portarono qui, ricordi?" ridacchio sedendomi sul letto sfatto e indurito, seguito dal mio amico.

"Ah si - alza lo sguardo sul soffitto grigio - ai tempi pensavo che sarei morto da un momento all'altro, ma sono riuscito ad addomesticare il ribelle che era in te"

"Vuoi un altro pugno?" lo fulmino con lo sguardo.

"Scherzo, amico" solleva le mani in segno di resa, mentre la sua risata riecheggia nell'aria.

"Novità?"

"Novità tipo che quello che hai quasi ucciso si è risvegliato e tu per qualche assurdo motivo sei uscito illeso da questa situazione?"

"Ancora per poco, se continua a girarmi intorno" sputo al ricordo delle sue parole.

Sei stato sputato dalla figa di tua madre solo per contaminare il mondo.

Non sei riuscito a difenderla abbastanza per evitarlo, è colpa tua.

Sai che è colpa tua se tua madre non riesce più a camminare?

"Se continui a reagire, per te non finirà bene Nigel" mi ricorda il mio amico.

"Chi ha detto che vorrei che finisca bene?"

"Ti farai uccidere cazzo! Non ci pensi mai?" sbraita fulminandoni con lo sguardo.

È da sempre stato così con me, mi mette sempre di fronte alla realtà, costringendomi a fare i conti con essa.

E forse gli sono grato per questo.

Forse se non ci fosse Jered, io non sarei qui.

"No" ribatto secco.

Ed è vero, non ci penso.

Come posso morire se il mio cuore continua a battere incastrato in un corpo ormai marcio?

"Come sta andando con le sedute?" domanda, cambiando discorso, ormai arreso.

"Le solite"

"Come quelle di prima?"

ᴘʀɪꜱᴏɴᴇʀ ʜᴇᴀʀᴛꜱWhere stories live. Discover now