Canto 3 - Il fielìn e la Baba Yaga (Terza parte)

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Aperse gli occhi nel chiaror soffuso

del mattin: sopra, il legno del soffitto,

sorretto da assai rigido architrave,

sotto, la brusca paglia di un giaciglio,

sedette sul suo ciglio e volse il capo.

Smunta la faccia di fronte a lui stava,

tratti scheletrici, bocca ghignante,

denti aguzzi e naso lungo qual fuso,

si levava agghiacciante, orrida vecchia.

Con un sobbalzo si trasse indietro Alman

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Con un sobbalzo si trasse indietro Alman.

«Non avere timore, poiché qui

sei giunto spinto da un grande bisogno.»

la vecchia disse con voce raschiante.

«Chi sei?» Alman domandò all'arcigno volto.

«Io son l'antica e sapiente Baba Yaga,

la tua futura guida e immensa maestra.»

«Che cosa intendi? E qui come son giunto?»

Calme movenze aveva la Baba Yaga.

«È stato il desiderio di realizzare

la tua natura a portarti da me.

Ti ho avvertito e al mio focolare accolto.»

Alman rimase in sé raccolto, muto.

«Non son costretto a rimanere qui.»

«No, non lo sei. Ma io so che sei scontento

dei vani insegnamenti del tuo maestro.

Io posso mostrarti quale magia

si cela pura oltre l'appannamento

delle tue resistenze più interiori,

che t'affliggono, oltre i tuoi limiti.

Posso portare in superficie quella

vera sostanza che ti costituisce.

Posso insegnarti la magia dei nixen.»

La Baba Yaga fissò Alman astuta,

acuminata la sua dentatura.

«E non vuoi nulla in cambio?» Era Alman incerto.

«Renderti un mago potente è il mio intento,

perché ciò gioverà pure ai miei scopi.

Ti chiederò poi qual prova finale

di portarmi un oggetto che molto ambisco.»

Alman inspirò e sentì l'aria invaderlo.

«Qui son giunto per vie che non comprendo

e tu tanto saper possiedi. Accetto,

Il Popolo della GocciaWhere stories live. Discover now