CAPITOLO II

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"Don't get too close

it's dark inside 

it's where my demons hide. 

"Imagine Dragons ~ Demons



Appena sceso dall'auto, il ragazzo si apprestò ad andare ad aprire la portiera della zia, aiutandola a scendere. Mi sentii stupida per non averci pensato io, anziché restarmene impalata nella mia posizione. Tuttavia, nessuno di loro ne apparve turbato.

Zia Mary mi venne subito incontro, con andatura un poco tremolante e con un timido ma accogliente sorriso in volto.

«Sara...», mi strinse forte le mani, visibilmente emozionata. «Sara, bambina mia...» Mi abbracciò calorosamente e per svariati minuti tutto sembrò fermarsi a contemplare il ricongiungersi di due anime che un tempo erano state molto unite, ma che eventi estranei avevano portato ad allontanarsi. O meglio una volontà pilotata da eventi estranei. La mia.

La morte dei miei genitori, improvvisa e assolutamente inaspettata, aveva tracciato un confine dalle profonde fondamenta, un muro invalicabile tra la mia vita precedente e quello che sarebbe stata da quel giorno in poi. Nulla sarebbe stato più lo stesso. Io non ero più in grado di essere la stessa e la mia unica salvezza risiedeva nel non oltrepassare mai quel muro. Anche se questo avesse comportato non vedere più persone a cui volevo bene e alle quali ero molto legata, come Maria. Lei, la sorella di mia madre, così simili nell'estetica, nei modi, nelle passioni. Lei, troppo simile per consentirmi di restare come niente fosse. Di superare quel lutto, la perdita più profonda della mia vita. La mia scelta, allora, fu l'unica possibile per sopravvivere a quel dolore: allontanarmi e dimenticare. Sapevo di aver agito da egoista, pensando soltanto al mio bisogno primario, ma non ero stata in grado di reagire diversamente. E lei, per fortuna, lo aveva capito e accettato.

«Sara...»

«Zia Mary, mi dispiace tanto...» Non sapevo cosa dire. Io, che per lavoro combinavo continuamente parole e frasi per creare articoli all'altezza delle riviste per le quali collaboravo, ora non riuscivo a trovare poche e semplici espressioni che risultassero sensate.

«Non devi dispiacerti, mia cara. Non hai nulla da rimproverarti. La vita ci mette di fronte a moltissime prove, sempre diverse, sempre più difficili. Ognuno di noi le supera come può. L'importante è ascoltare sempre il nostro cuore...»

Sentivo le sue parole penetrarmi dentro, mentre le sue braccia continuavano a stringermi con forza. La voce le tremava, gli occhi erano lucidi ed era tangibile il dolore che stava provando: prima la morte della sorella e del cognato, ora quella di suo marito. E a tutto questo si sarebbe presto aggiunto il dolore per la decisione che io a breve le avrei comunicato. Perché il funerale di mio zio non era l'unica motivazione del mio provvisorio ritorno. Da tempo questa idea mi ronzava in testa, senza trovare la giusta uscita. La morte di mio zio era stata la goccia in più, la spinta che mancava per decidermi e vincere finalmente quell'indecisione.

Ricambiai la stretta nel modo più consolatorio possibile, poi fu lei a sciogliere l'abbraccio, asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani e donandomi un nuovo, timido sorriso.

«Vieni, andiamo. Sono così felice che tu abbia accettato di vedermi qui, ci tenevo così tanto che rivedessi la tua casa. Ho fatto il possibile per mantenerla come i tuoi genitori avrebbero voluto. Anche lo zio Giovanni...» La voce le si spezzò nuovamente, mentre mi stringeva forte la mano, conducendomi all'interno del cortile.

Lei e Giovanni erano sempre stati una coppia unita come poche, una di quelle coppie che raramente si perde in litigi, nonostante lavorassero a stretto contatto. Avevano sempre avuto un vivaio in comproprietà con i miei genitori, una di quelle attività a conduzione familiare la cui presenza è radicata nella storia del paese tanto da esserne ormai parte integrante. Brisighella, piccolo borgo tra le colline romagnole dove ero nata e vissuta per tanti anni, non era soltanto un paesino nel quale storia medievale e splendidi scenari naturali si intrecciavano, creando un sito di forte interesse turistico. Brisighella era anche il bar di Gianni, la pizzeria di Antonio, la macelleria di Irma e il vivaio delle sorelle Poggi e dei loro mariti. E anche se mio padre alternava il tempo dedicato al vivaio alla sua piccola attività di falegname, ognuno di loro forniva il giusto contributo a quell'azienda che avevano visto nascere e crescere nutrita da una sana passione.

COME PETALO NEL VENTO _ La voce silenziosa dei ricordiWhere stories live. Discover now