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Quella fune era il suo maledetto chiodo fisso. Un passo dopo l'altro, la ragazza lo percorse tutto. Non fu facile, ma la determinazione non le mancava affatto. Nonostante fossero presenti svariati percorsi per raggiungere il cuore del bosco, Amy si ritrovò nella zona più impervia.

Il suo istinto le suggeriva di andare da quella parte, pertanto lei lo seguì fiduciosa. La zona era gremita di arbusti poco più alti di lei. Alcuni ramoscelli disegnarono svariate righe sulle sue braccia, mentre altri le si impigliarono nel tessuto dei pantaloni. I tagli erano piccoli, di colore rosso o bianco. La ragazza, però, proseguì. Non si fermò neanche quando notò il tipico luccichio delle ragnatele. Qua e là spuntarono ragni dalle zampe lunghe e il corpo minuscolo. Decisamente non le importò, così come non badò al freddo.

Per di qua

A un certo punto fu costretta fermarsi perché di fronte a sé trovò una barriera di fronde che le impediva di accedere al terreno pianeggiante poco più avanti. Si guardò intorno per cercare una via d'uscita alternativa, ma il bosco non aveva alcuna intenzione di collaborare con lei. Aveva un'unica scelta: chiudere gli occhi e affrontare l'ostacolo a testa alta. Era disposta a correre incontro al dolore? Sì. No. Forse.

Se ora torno a casa, la fatica che ho fatto andrà sprecata, pensò. Dopotutto, i rami sono solo leggermente più spessi rispetto a quelli che ho visto fino a ora.

Sì, si convinse. Lei ce l'avrebbe fatta. Inspirò a fondo, chiuse gli occhi e si gettò senza remore nella rete fatta da arbusti taglienti, ragnatele, ragni, foglie e chissà cos'altro.

Una serie di crack si udì all'impatto. Amy percepì una certa resistenza iniziale, che venne forzata immediatamente. I rami durarono poco tempo contro il suo corpo. Quando si ruppero, lei venne sbalzata in avanti. Sarebbe rovinata a terra se non fosse che i suoi capelli erano rimasti impigliati tra alcuni di essi. La fitta acuta proveniente dal cuoio capelluto le strappò un grido sofferente e le inumidì immediatamente gli occhi. Rimase ferma, giusto il tempo di far calmare il dolore. Quando si sentì meglio, mosse qualche passo indietro e con le mani si liberò dalla presa dell'arbusto. Constatò subito i danni: era piena di ragnatele e di taglienti sulle braccia. Da quello sinistro scorreva un rivolo di sangue inquietante.

Vieni da me

Amy obbedì senza alcuna esitazione. Riprese il suo percorso, seguendo la scia invisibile che solo lei vedeva in mezzo alle foglie secche.

Il bosco in quella zona aveva un terreno a tratti scosceso e a tratti piano. Continuò in un sali e scendi continuo, fino a quando non arrivò a destinazione. La creatura la inchiodò sul posto con lo sguardo.

«Finalmente, Amanda. Ti ho aspettata a lungo» disse, la voce inaspettatamente dolce.

Dentro di sé la ragazza sentì qualcosa placarsi. La tempesta che infuriava nella sua mente si era tramutata in un mare placido come se non fosse avvenuta. La quiete la invase e il sollievo si palesò subito. L'ho trovata.

«Come... come hai fatto?»
«A fare cosa? A chiamarti?» Un sorriso del tutto innocente spuntò sul viso della creatura.
«Sei stata nella mia testa, vero? Eri tu?»

Certo che ero io

Amy sussultò. Non capiva come ci stesse riuscendo.
«Sono sempre stata io, Amanda» affermò una voce rauca. Mike sbucò fuori da dietro la figura imponente del gufo. La sua fidanzata lo guardò come se fosse un miraggio.

«Sei vivo? Sei proprio tu?»
«È lui e non è lui» risposte la donna. «Non conta come sia cambiato, puoi averlo comunque. È un servo piuttosto capace» proseguì. «Non che abbia molto scelta.»

Mike si spostò verso la creatura e le posò un bacio sulle labbra, poi si mosse verso Amy. Era a petto nudo, mentre le gambe erano fasciate da quelli che prima dovevano esseri stati dei pantaloni verde militare. I tratti del suo viso, da sempre delicati, erano diventati più duri e spigolosi. Gli occhi, più simili a quelli di un gufo che a quelli di un uomo, erano del tutto vuoti e freddi. Del ragazzo dolce e sorridente non era rimasto più niente.

Mike le accarezzò una guancia.
«Resta» le disse. Amy si pietrificò. Chi stava parlando? Lui o la creatura? Quest'ultima con due falcate le fu vicino.
«Gli altri» iniziò. «Sono solo cibo. Non contano niente» proseguì il ragazzo.

La donna avvolse delicatamente tra gli artigli il suo braccio insanguinato, lo alzò leggermente e si fermò a guardarla.

Sii mia sorella, la mia sposa e la mia complice

Si piegò leggermente sulle ginocchia umane e si accinse a leccare il taglio di Amy. Al suo tocco, la ragazza sussultò.
Quel tocco le piacque, eccome se le piacque.

Il sangue è potere, lascia che lo condivida con te

Poteva farlo? Poteva accettare? Aveva un'altra alternativa? No, probabilmente no. La corda che l'aveva condotta fin lì strangolò la sua volontà in una morsa d'acciaio. Doveva accettare.
«Non so neanche chi tu sia.»

Sono tutto e sono niente
Secoli fa i miei genitori mi hanno chiamata Alba
Puoi chiamarmi così anche tu

Qualcosa sferzò l'aria dietro di loro.
Amy, girandosi, vide con la coda dell'occhio una creatura del tutto simile ad Alba planare tra gli alberi. Stessi capelli rossi, stessi polpacci ricoperti di piume e stesse zampe con tanto di artigli ricurvi. Quando toccò terra, notò però che era più bassa, il seno era appena accennato e il volto era i lineamenti più paffuti.

Insieme a lei, si presentò anche Willy. Entrambi erano ricoperti di sangue ovunque. Quello che era stato il suo amico aveva una scia vermiglia che scendeva dalle labbra e proseguiva sulla maglietta. Schizzi coagulati qua e là erano sparsi ovunque su braccia, gambe e persino sulle piume ambrate della bambina.

«È... è...» La ragazza inghiottì a vuoto.
«È mia figlia» la precedette Mike.

È la mia famiglia
Sii la mia famiglia anche tu

Amy era divisa a metà: la parte di sé con ancora un briciolo di libero arbitrio le suggeriva di scappare il più lontano possibile, mentre ogni altra molecola del suo organismo le gridava di restare e accettare.
«Dimmi di sì» pregarono Mike e Willy all'unisono. «Dimmi di sì» ripeterono.

Dimmi di sì

Amanda non c'era più. Era già diventata qualcos'altro.

«Sì.»

Lo so, non è granché

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Lo so, non è granché. Perdonatemi, cari lettori. Mi manca l'ispirazione in questo periodo, ma voglio a tutti i costi terminare il racconto. Appena avrò finito, giuro che rivedrò tutta questa parte e cercherò di renderla più coinvolgente.

Spero che il prossimo capitolo sia anche l'ultimo, in modo da poter lavorare seriamente su quello che ho ideato. So che è carente in molti punti e so che ha bisogno di un bella riscrittura. Questo mi blocca un attimo dal continuare a scrivere perché in realtà vorrei subito partire con la revisione.
Supererò anche questa e poi darò il meglio di me.

AlbaWhere stories live. Discover now