Ricordi, 1981

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And I could cry power

Power has been cried by those stronger than me

Straight into the face that tells you to rattle your chains

If you love bein' free

Ah, Lord, I could cry power'

Cause power is my love when my love reaches to me

Remus si guarda allo specchio. È dimagrito negli ultimi mesi, circa da quando Sirius se ne è andato di casa. Il freddo ora lo ghermisce con più facilità: affonda nel cappotto di lana e si sincera di avere l'accendino in tasca.

Fuori la strada è tranquilla, come può esserlo una semplice via della Londra babbana la notte di Halloween. Ogni tanto passa qualche bambino vestito da fantasma o da vampiro - la cosa fa abbastanza ridere Remus, che di fantasmi e vampiri ne ha visti di veri. Per ora nessuno ha bussato alla sua porta a chiedere caramelle. Meglio così. Esce quasi furtivamente sul piccolo balcone del suo monolocale e si accende l'ultima sigaretta della giornata. Dovrebbe semplicemente rimanere in casa, nascosto, ad aspettare ordini da Dumbledore per la prossima missione. A dirla tutta, Remus è esausto. È più di un anno che viaggia come una trottola impazzita per tutta l'Inghilterra, e non solo. Si guarda la cicatrice sulla mano sinistra con cui si è svegliato una mattina: circondato da altri del suo tipo, nudo ed esausto, nel mezzo di un bosco francese. L'unico ricordo dolce di quella missione riguarda un pain au chocolat alle cinque del mattino.

Si chiede se James abbia convinto Lily a vestire Harry da zucca, come aveva suggerito ad Halloween dell'anno prima. Ha un moto di nostalgia verso i Potter: l'unico modo per poterci parlare è tramite delle lettere, filtrate nel loro contenuto da Silente in persona. Remus, che non ha mai amato parlare delle sue emozioni - quelle per lo meno non sono considerate "informazioni sensibili" - si è spesso ritrovato a scrivere poche righe per poi riceverne centinaia. Essendo quasi sempre lontano da Londra le comunicazioni sono diminuite costantemente nel tempo, e ora i suoi amici sembrano più distanti che mai. Ogni mattina controlla nella sua memoria, per vedere se i suoi ricordi di loro ci sono ancora.

Ripensa al suo modo di iniziare le lettere: "Caro James, lovely-Lily, Bambi". Pensa che potrebbe scrivere loro qualcosa, per una volta qualcosa di vero. Vorrebbe raccontare loro il male e il bene della sua esistenza adesso, ma è un grandissimo codardo. Niente lo terrorizza come aprire se stesso e guardarsi dentro, non sa con certezza dove si nasconde la bestia. È forse essa ad aver fatto scappare Sirius tanto lontano. No, era il sospetto che nutriva nei suoi confronti.

Silente sapeva con certezza, da tempo, che ci fosse una spia nell'Ordine. Da quando James e Lily avevano reso Peter il Custode, si era nascosto lontano con il suo segreto. Sirius e Remus erano rimasti da soli, in un appartamento, a cercare di essere utili l'uno all'altro.

Sirius ogni tanto dava libero sfogo alle sue ansie, sia a parole che ad atteggiamenti nervosi. Tuttavia dopo tornava a chiedere scusa. Insomma, dentro il giovane Black vivevano due anime, e Remus le poteva vedere alternarsi nell'amico quando cambiava postura o tono. A momenti era il solito ragazzo spericolato, un po' superficiale e mai veramente ingenuo. Nei periodi in cui l'Ordine si riorganizzava e non c'era nulla di pratico da fare, talvolta lo cercava la sera tardi, alticcio e stanco. Remus non si concedeva a lui per più di qualche minuto, finché non si sentiva nauseato. Non riusciva a fare una cosa del genere perché stonava fin troppo con la realtà di fuori, capace di irrompere come un fulmine a ciel sereno.

Nel giro di un anno in Sirius si era insinuata la paranoia. Passava intere notti insonni a fare ricerche, a rivedere piani, a finire interi pacchetti di Lucky Strike. Si stava facendo a pezzi con le proprie mani. Ormai neanche trasformarsi in Padfoot aiutava, immergersi nell'intorpidimento della mente canina. Remus pensò che fosse causa di tutte quelle missioni con Moody, e chissà di che cosa discutevano, di quali teorie del complotto. Ogni tanto Remus si chiedeva se stava sottovalutando la situazione, se a quel punto la paranoia fosse l'unico stato ragionevole. Per quanto si ammonisse per non essere stato un po' più cauto, niente del suo atteggiamento cambiava. Era sulla via per accettare il peggio: la morte, l'ingiustizia, il tradimento. La passività di ciò lo portava ad essere insolitamente tranquillo.

Wasteland, baby - a Wolfstar long fictionTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang