Vecchie conoscenze-Davide's POV

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Dalla mia bocca esce uno sbadiglio grande come una casa, siamo solo alla seconda ora e già voglio buttarmi a letto, spero che la professoressa Lucía non mi abbia sentito. Le lezioni non sono molto pesanti, ma ogni volta che guardo il libro di spagnolo mi ricordo perché all'inizio ero così contrariato all'idea di fare questo viaggio. Per fortuna ho Pietro come compagno di banco che mi pizzica il fianco ogni volta che mi sto per addormentare.

Io e Pietro stiamo camminando in corridoio, quando lui si blocca di colpo guardando dritto verso di sé. Sto per chiedergli che succede, ma noto una figura appoggiata all'armadietto che lo guarda nello stesso modo. Pietro avanza e lo raggiunge, io lo imito.
<Kev?> dice lui.
<Pietro?> risponde l'individuo.
Le labbra del ragazzo si curvano in un sorriso e poi tende le braccia per abbracciare Pietro. Mi sento a disagio e non capisco che succede; l'abbraccio si prolunga un po' troppo e quando i due si staccano percepisco un po' di imbarazzo.
<Oh, lui è Kevin> dice Pietro voltandosi verso di me.
<Piacere, Davide> esclamo tendendo la mano verso di lui.
Mentre Kevin me la stringe lo osservo un po' meglio: ha un bel fisico, simile a Pietro, ma senza le sue spalle robuste, occhi verdi e una chioma rossa scompigliata. È molto bello e questo non mi tranquillizza.
<Come vi conoscete?> chiedo con una punta di amarezza che non dovrebbe esserci.
<Ci conosciamo dalle medie/liceo> dice Kevin senza smettere di sorridere.
<Eravamo molto...uniti fino a quando i suoi genitori non si sono separati ed è dovuto tornare in Irlanda con la mamma> spiega Pietro.
Non devo dirlo, non devo dirlo, non devo dirlo.
<Uniti?> chiedo e vorrei rimangiarmi subito quelle parole.
<Ci frequentavamo un po'> minimizza Kevin.
La tensione è salita alle stelle ora.
<Abbiamo fatto un tatuaggio insieme> Kevin si indica la schiena.
<Cos'è?> domando curioso.
<Un serpente, è il logo del pub dove ci siamo baciati per la prima volta> dice il rosso. Trattengo il respiro, non so perché, ma il fatto che anche io e Pietro ci siamo baciati in un pub mi infastidisce non poco.
La conversazione continua, abbiamo scoperto che lui alloggia nel nostro stesso hotel ed è arrivato da poco. Ha confessato che ieri sera aveva visto Pietro di sfuggita entrare in camera, più tardi voleva andargli a parlare, ma non aveva avuto il coraggio e se ne era andato. Kevin se ne va, ci salutiamo ripromettendoci di incontrarci altre volte.
Tra me e Pietro ora cala il silenzio, non più uno piacevole.
<Allora avevi esperienza nei pub, eh?> dico e forse questa avrei potuto risparmiarmela.
<Questo incontro non era previsto> dice in un sussurro. Non ha risposto alla mia domanda, ma comprendo che è confuso.
<Non capisco> dico
<Ti spiegherò, ora andiamo a lezione>.

È pomeriggio tardi, abbiamo visitato una cattedrale qualche ora fa e adesso io e Pietro siamo seduti sul suo letto.
<Allora mi dici un po' di più su Kevin?>
chiedo.
<Non è nulla di che, solo che quando stavamo insieme lui non voleva dirlo a nessuno perché si vergognava di essere gay. È stata la mia prima relazione, avevo 14 anni e non riconoscevo quanto fosse tossico, ma ne ero ossessionato. Quando è partito non me lo ha detto e ci sono rimasto male per mesi.> dice tutto d'un fiato.
<Mi dispiace, allora perché eri felice quando lo hai visto?> domando.
<Non lo so di preciso, forse nostalgia, ma dentro ero scioccato>.
Non parliamo più di Kevin. Pietro mi sta spiegando il significato di tutti i suoi tatuaggi, rido quando mi racconta di come il tatuatore ha sbagliato la data di nascita di sua madre che ha scritta sul bicipite. Ci scambiamo baci rubati e guardiamo una serie TV. Non so esattamente cosa siamo, cosa succederà con Kevin, cosa penseranno Iris, Sofia e Pat o i miei genitori, ma voglio che questo momento duri per sempre...

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