CAPITOLO 45

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Due giorni dopo
Macarena

Quando riprendo i sensi e apro gli occhi vengo accecata dalla luce proprio davanti a me. Strizzo gli occhi scostando la testa. Potrebbe essere il paradiso ma dai dolori che sento su tutto il corpo credo proprio che non lo sia.

Mi sento parecchio debole, muovo la testa con fatica e cerco di mettere a fuoco la stanza per capire dove mi trovo.

Dopo qualche istante visualizzo la luce del neon sopra la mia testa e la macchina dei parametri vitali è collegata al mio corpo attraverso dei tubicini sottilissimi.

La morbidezza di questo letto ricorda quella di un ospedale così come il poco arredamento essenziale che intravedo.

Quando alzo la testa vedo una chioma nera appoggiata al mio letto. Zulema sta dormendo seduta su una sedia che mi sembra davvero scomoda, con la testa appoggiata al materasso.

Le accarezzo la testa ".. Zulema.." la chiamo dolcemente mentre le dita scorrono lungo i fini capelli corvini.

Si sveglia e i suoi occhi, ancora addormentati, finiscono nei miei.

Quando realizza, scatta sull'attenti e mi sorride "Ehi.." le prendo la mano, intreccio le nostre dita "Sono qui.. sono proprio qui.."

Ho paura a fare questa domanda ma non posso rimanere all'oscuro "Come sto?"

"Starai bene.. hai avuto un arresto cardiaco, siamo arrivate appena in tempo.." la sua mano libera si appoggia sul mio viso ed io mi accoccolo nel suo palmo "..piano piano riprenderai le forze.."

"Per quanto ho dormito?" Chiedo confusa.

"Un paio di giorni" mi rassicura portando la mia mano sulle sue labbra, mi lascia dei leggeri baci "..grazie.."

"Per cosa?" Domando insicura.

"Per non avermi lasciata sola" risponde con le lacrime agli occhi.

Sorrido mentre mi perdo nel suo sguardo "Anche tu sei rimasta.." si sgranchisce la schiena, era in una posizione davvero scomoda.

"Che ore sono?" Domando mentre mi guardo intorno, questa stanza non ha finestre e nemmeno un orologio.

Lei controlla il display del suo cellulare che tiene nella tasca posteriore dei pantaloni "È ancora notte fonda.."

"Bene" rispondo tentando di spostarmi di lato per creare uno spazio sul letto ma i fili rendono difficile anche il più semplice movimento "Aiutami"

"Che vuoi fare?" Mi chiede mentre mi aiuta.

"Farci riposare entrambe" rispondo mettendomi su un fianco, lei tentenna "Non ti facevo così difficile da portare nel mio letto.."

Lei ride ed io sorrido sarcastica, c'è un'atmosfera leggera mentre delicatamente si infila sotto il lenzuolo e si corica sul lato, per guardarmi meglio negli occhi "Sei davvero incredibile lo sai?" Domanda ridacchiando ancora.

"È per questo che mi ami" rispondo con semplicità. Lei si zittisce e nel frattempo mi apre il suo mondo attraverso il suo sguardo "..che ti prende?" Chiedo mentre il suo sguardo si fa più vulnerabile, più lucido.

"Temevo di non vedere più i tuoi occhi guardarmi" dice con un filo di voce mentre una sola lacrima copiosa le riga il viso "Avevo paura che fossi arrivata troppo tardi.. che non avessimo più tempo.."

"Sai cosa ho pensato in quelle venti ore?" Chiedo io portando una mano sulla sua guancia per asciugarle la lacrime, lei scuote la testa "Che morire tra le tue braccia sarebbe stata l'unica fine che avrei voluto.. volevo andarmene persa nei tuoi occhi.. sarebbe stato l'unico modo per accettare un destino tanto duro"

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