Capitolo Quattro

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Erano ormai venti minuti che Andrea cercava di sistemarsi i capelli, tirandoli all'indietro in modo che avessero un aspetto ordinato ed elegante. Una camicia nera gli fasciava il petto, i primi due bottoni erano aperti e al collo portava una catenella che anni prima gli era stata regalata dai nonni materni. Jeans scuri e le classiche vans completavano il suo outfit. Andrea non si era mai interessato alla moda, ne tantomeno al suo aspetto ma per la prima volta nella sua vita voleva sentirsi bello. Voleva essere bello, capace di attirare il suo sguardo. Andrea voleva gli occhi di Jean addosso, voleva che lo guardassero con desiderio e sorpresa. Voleva che gli occhi di Jean lo sfiorassero, che lo cercassero tra la folla desiderosi di incontrare i suoi. Talmente era assorto tra i suoi pensieri che non si accorse di Nicola dietro di lui.
"Ma mi sono perso qualcosa in questa settimana?" chiese Nicola con un sopracciglio alzato.
"No, sto solo andando a una festa con Massi e Marco." rispose il giovane, cercando di mantenere un tono più neutro possibile.
"Ah, e da quando vai alle feste fratellino? Ma sopratutto da quando passi le ore in bagno a sistemarti manco dovessi sposarti..."
"Dai Nicola, non ho passato le ore in bagno. Comunque vado, non faccio tardi."
Non diede il tempo al fratello di rispondere che prese la giacca e si chiuse il portone dietro le spalle. Fece un respiro profondo e si diresse verso casa di Marco, pronto ed emozionato all'idea di rivedere Jean. Sentiva il cuore fremere all'idea di rivedere il ragazzo in un contesto diverso da quello scolastico, magari sarebbe riuscito a conoscerlo in una sfera più personale...più intima. Voleva conoscere tutto di Jean, ogni più minuscolo dettaglio. Voleva sapere con quali biscotti facesse colazione, se amasse i gatti o i cani o entrambi, se avesse un libro preferito...voleva sapere a che ritmo battesse il suo cuore.
Jean non sarebbe voluto venire alla festa. Preferiva stare per i fatti suoi ad ascoltare musica, nascondendosi nel suo mondo fatto di note. Non gli piaceva la confusione, la gente, il troppo rumore. Gaia l'aveva però pregato così tanto, che alla fine si era lasciato convincere. Aveva passato tutto il pomeriggio a scegliere il vestito più adatto. Adorava la moda e gli piaceva scegliere qualcosa che lo rappresentasse nel modo più autentico possibile. Alla fine aveva optato per un completo nero, camicia semitrasparente color panna e un lungo cappotto scuro. Sembrava una creatura della notte, "bello e dannato" come sua mamma amava definirlo. Seduto su un morbido divanetto di velluto, in un angolo della grande sala dove si stava svolgendo il party, non era più così convinto della sua scelta di accettare l'invito. Guardandosi intorno, notava come tutti si stessero divertendo: alcuni chiacchieravano e ridevano in piccoli gruppi, altri si strusciavano e saltavano sulla pista da ballo, mentre una manciata di persone beveva vicino al grande tavolo del buffet. La stanza era completamente scura, illuminata dalle molteplici luci a LED e un dj, di discutibili capacità, cambiava i brani dalla propria postazione. Sembrava di essere in discoteca, con ragazzi e ragazze che si baciavano, la puzza di fumo e di alcool, la musica a tutto volume. Jean era frastornato, perso, vuoto. La verità era che era venuto a quella festa solo per Andrea, con il quale aveva condiviso molto negli ultimi giorni. Voleva passare più tempo con lui, voleva conoscerlo, ma non in modo superficiale. Per la prima volta nella sua vita voleva sapere tutto della persona con cui si stava relazionando. Voleva scoprire se Andrea preferisse il ketchup o la maionese, se avesse un sogno nel cassetto, se avesse paura di qualcosa o di tutto o di niente.
Proprio come se i suoi pensiero lo avessero chiamato a sè, alzando lo sguardo Jean vide Andrea entrare nella sala. Dietro di lui c'era anche Marco e Massimo, ma Jean aveva occhi solo per Andrea. Come si fa a guardare le altre stelle se c'è il sole?
Jean aveva sempre trovato Andrea bello. Se mai qualcuno gli avesse chiesto di descrivere tale bellezza avrebbe sicuramente detto che Andrea era bello come un giardino fiorito, come la brezza primaverile che porta con sè la riscoperta di un nuovo mondo. Era gentile la sua bellezza, esattamente come lui, ma non per questo meno potente. La bellezza del ragazzo aveva la capacità di togliere il respiro a Jean, di fargli avvertire la frenesia di volerlo sempre più vicino per poter osservare meglio ogni suo dettaglio. Lo stava guardando con cosi tanta intensità, con così tanto desiderio. Voleva avvicinarsi, parlargli, stargli più vicino ma mentre si stava per alzare da quel divanetto che aveva ormai assunto la forma del suo didietro Gaia piombó su di lui, con la sua irruenza.
"Sei venuto alla fine." disse con un tono che fece presagire a Jean che fosse già ubriaca.
Non rispose, si limito ad annuire mentre la ragazza incominciava a parlare e parlare e parlare.
Andrea, dall'altra parte della stanza, osservava come Gaia fosse "troppo" vicina a Jean. La mano della ragazza era posata sulla gamba del ragazzo e sembrava stringere. I corpi vicini, quella dannato mano, il costante avvicinarsi di Gaia al viso di Jean per farsi sentire data la musica alta...tutti questi elementi stavano scatenando una reazione, mai avuta prima, in Andrea. Andrea era geloso. Non era mai stato una persona gelosa, anzi i suoi genitori gli avevano insegnato a condividere fin dalla più tenera età ma in quel momento, in quel preciso momento, sentiva in sè insidiarsi un qualcosa di aspro che gli urlava di prendere il posto della ragazza. Ma come poteva? Non sapeva neanche se a Jean piacessero anche i ragazzi...
Quel sentimento aspro si trasformò presto in qualcosa di più simile alla tristezza.
"Andiamo a prendere da bere, ho sete." disse ai due amici con lui, che lo guardarono come solo due migliori amici possono fare. Si erano subito accorti degli sguardi tra Andrea e Jean e nella loro mente era già maturata una consapevolezza che però il caro amico ancora non vedeva. Decisero però di non dire niente, sarebbero intervenuti solo in caso di estrema necessità. Lo seguirono e basta verso il tavolo con le bibite.
Jean, dal canto suo, vedeva Andrea allontanarsi senza degnarlo di uno sguardo e l'aria attorno a lui si fece ancora più viziosa. Non ne poteva più della ragazza che invadeva i suoi spazi, nè della musica alta, nè del fumo o del chiasso. Voleva stare con Andrea, parlare con lui, possibilmente in uno spazio dove avrebbe potuto sentire la sua voce.
"Basta." si disse e con una scusa fortemente discutibile allontonò una Gaia, troppo ubriaca per capire qualcosa, e si alzò finalmente dal divanetto per andare alla ricerca di Andrea. Ma la scena che si presentò davanti ai suoi occhi non gli piacque per niente. Andrea era stato "preso in ostaggio" dalla loro compagna di classe Marta che palesemente nutriva un interesse per il dolce ragazzo. Sul viso di Andrea si leggeva un chiaro disagio e fu quello che spinse Jean ad agire, con un coraggio e un'intraprendenza che non pensava di avere. Si avvicinò velocemente ad Andrea, lo prese per mano e disse con tono fermo ma cordiale: "Scusa Marta ma ho bisogno di Andrea."
Andrea sentiva tutto girare, il cuore battere fortissimo ma non era nè ubriaco nè fatto. La vicinanza a Jean sembra più potente di ogni droga presente al mondo. La mano fredda del ragazzo francese stringeva la sua in una presa ferrea e decisa. Gli occhi di Jean trasudavano decisione, passione e il cuore di Andrea era davvero troppo debole per non sentirsi soggiogato. Seguì Jean al piano di sopra, fin dentro una stanza, in rigoroso silenzio. Silenzio che fu spezzato dalla voce di Jean:
"Io...scusami, ti ho visto a disagio e ho agito senza pensare." farfugliò Jean.
Il cuore di Jean sembrava volergli uscire dalla gabbia toracica, si stava maledicendo per aver agitato cosi d'impulso ma all'improvviso sentì il pollice di Andrea accarezzargli la mano.
Si stavano ancora tenendo per mano. Alzò lo sguardo e vide il dolce sorriso di Andrea, gli occhi chiari e limpidi come due pietre di acquamarina brillare nella penombra. Sembrava un angelo.
"Mi hai salvato." disse Andrea ed entrambi sapevano che non si stava riferendo solo a prima.
Jean non fece in tempo a rispondere che senti provenire, dal piano di sotto, una dolce melodia...era "The night we met" e pensò che, forse, qualcosa di bello poteva essere destinato pure a lui.
"I am not the only traveler
Who has not repaid his debt
I've been searching for a trail to follow again
Take me back to the night we met..."

Sunshine and Midnight Rain - Noi Siamo Leggenda Where stories live. Discover now