Capitolo Decimo

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UN MISTERO SEMRPE
PIÙ GRANDE


Ginevra si portò le mani alla bocca, le girava la testa

«E…ci sarebbe un’altra cosa» disse Michele chinando la testa
«Non sarebbe il caso di andarci piano signor Michele?» chiese Vittorio prendendo la mano di Ginevra
«Già, prendete fiato, altrimenti Ginevra si sentirà male» aggiunse Laura.

Avevano ragione: Ginevra sembrava sconvolta da ciò che lo zio gli aveva detto. Non sapeva come sentirsi, sentiva solo la calda mano di Vittorio confortarla.

Carlo spostò lo sguardo prima sulla sorella e poi sui suoi amici

«Si, avete ragione…scusami Ginevra» disse Michele scusandosi

La ragazza annuì e rimase in silenzio «Cos…Cos’altro è successo zio?» chiese guardandolo negli occhi
«Non so se posso dirtela, questo non so se vi riguarda» continuò Michele con gli occhi lucidi
«Qualunque cosa si tratti ascolteremo, ogni indizio ci può esser utile» intervenne Carlo.

Michele fece un respiro profondo, ma pareva che ciò che stesse per dire fosse importante

«Ginevra…io ho visto tuo padre morire…davanti ai miei occhi» disse Michele ormai rassegnato, Ginevra sgranò gli occhi
«Mi ero dato appuntamento con tuo padre per raggiungerlo per dirmi che saremmo andati insieme al Palazzo del Bargello, ma quando entrai a Palazzo Vecchio la stanza era cosparsa di sangue: Alessandro era già morto, tua madre e tuo padre si reggevano ancora in piedi. Tuo padre era…ricoperto di sangue sia sul petto e sulla tempia, tua madre si accasciò a terra accanto a Alessandro…e io mi precipitai per soccorrere tuo padre» mentre Michele raccontava aveva le lacrime che scorrevano sul viso

«Lui…è morto tra le mie braccia» Ginevra sentì le guance pizzicarle
«Urlai con tutto il fiato in gola, e quando mi portarono nella stanza accanto per calmarmi spiegai tutto. Poi sono arrivati i tuoi fratelli, e poi sei arrivata tu, non riuscivo a uscire per guardarvi in faccia» proseguì

«Non siete riuscito a capire chi fosse stato?» chiese Carlo, Michele sospirò «Mentre ero a piangere da solo, ho sentito nella stanza accanto, c’erano due uomini, anzi, tre. Uno diceva di chiamarsi Marco, l’altro si chiamava Tullio, e il terzo Marone»
«Ma che razza di nomi sono?» chiese Laura confusa

«Poi hanno fatto il nome di Arturo Ferretti, non ho visto le tre persone in faccia» continuò Michele
«Poi ho trovato il diario di tuo padre qualche giorno dopo…e ho denunciato» concluse

«Quindi Arturo ha assunto qualcuno per ucciderli» ipotizzò Laura
«Ma nel diario non si parla di queste tre persone»
«Saranno membri esterni sicuramente, sicuramente in questo gruppo ci sono gli usurai e gli omicida» disse Carlo.
Quelle erano solo ipotesi ovviamente. Ginevra non parlò, si sentiva soffocare, era certa che si sarebbe sentita male da un momento all’altro.

Michele incrociò il suo sguardo
«Sai Ginevra…non avevo il coraggio di dirti tutto questo, ma la situazione sta diventando complicata, hanno messo nel mezzo pure te. La perdita di tuo padre ha lasciato un vuoto dentro di noi che non potrà mai esser colmato. Ho bisogno del tuo aiuto per far arrestare Arturo e il suo gruppo, non ti sto chiedendo di combattere, ma di aiutarmi, anzi, di aiutarci. Il Palazzo del Bargello mi ha chiesto di cercarti per parlare con te e i tuoi fratelli»

Ginevra si limitò solo ad annuire, poi si alzò e uscì dallo studio senza proferire parola. Laura, Carlo e Michele la guardarono uscire senza dire nulla.
Non si era accorta che Emilio aveva sentito quella conversazione.

Andò in camera, e si sdraiò sul letto per elaborare tutto quello che aveva scoperto.
La testa era pesante, si sentiva così male, confusa, era sicura che prima o poi avrebbe perso i sensi.

Vittorio arrivò poco dopo e rimase vicino a lei senza lasciarla sola.
Ginevra si adagiò tra le sue braccia, con le lacrime agli occhi, le loro mani si intrecciarono.
Vittorio le baciò la fronte e le asciugò le lacrime.
Ormai, dentro quella ruota, c'erano finiti tutti.

Mentre sospirava, Ginevra si immaginava suo padre, pieno di sangue, come l'ultima volta che lo aveva visto, tra le braccia del fratello. Quest'ultimo se lo immaginava mentre urlava e piangeva senza sosta per aver perso una delle persone più importanti della sua vita.

Tutti avevano perso una persona importante: c'era chi aveva perso un padre, un fratello, un amico, un'amica, una sorella e un cugino.

E chiunque fossero stati questi Marco, Tullio e Marone, avrebbero pagato caro il prezzo.

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora