Capitolo Sedicesimo

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I Nemici Di Firenze


Ginevra entrò nel salotto di casa, quando chiuse la porta qualcuno le venne incontro saltellandole felice, Paolo iniziò a farle le feste felice come un bambino
«Piccolino come stai» disse Ginevra felice di rivederlo, alzò lo sguardo e riconobbe i suoi amati cugini Filippo e Enrico avvolti nei loro farsetti per via del freddo
«Cuginetta!» disse il maggiore e la ragazza si buttò tra le loro braccia e loro la avvolsero in un tenero abbraccio baciandole e accarezzandole i capelli, quando si staccò Leonardo le saltò addosso
«È bello vederti a casa» disse Michela abbracciando la sorella.

Ginevra aveva notato come il fratello fosse cresciuto in così poco tempo, sempre più bello come un dio greco, l’unica che non guardò in faccia fu Maddalena, già, dopo la famosa rissa era da molto che non si parlavano

«Ginevra cos’è successo? Perché sei andata via» chiese Enrico preoccupato dalla misteriosa fuga della cugina
«È una questione delicata, riguarda colui che ha ucciso i miei genitori, Arturo Ferretti ha…» iniziò ma fu subito interrotta
«Ginevra, Niccolò mi ha detto tutto» disse Maddalena, i ragazzi si voltarono verso di loro

«Maddalena ma lo sai di cosa ti ha parlato?» chiese Enrico stupito
«Si, ci sono di mezzo degli usurai e un congiura che non sappiamo se era programmata» rispose la ragazza

«Quindi questo spiega perché la tua improvvisa partenza» disse Leonardo.

Ginevra era a bocca aperta per via della rivelazione della sorella, se fino a tempo prima non sapeva manco di cosa stesse parlando ora era lì che sapeva tutto «Dopo la morte del fratello, zio Michele ha trovato il diario di nostro padre, e insieme a Niccolò e i fratelli di nostra madre hanno denunciato.
Firenze è sulle tracce di questi colpevoli da ormai un anno ma sembrano sempre esser nascosti» disse Maddalena.

Ginevra non sapeva cosa dire, già era abbastanza arrabbiata e frustrata per la situazione che si era venuta a creare, ora si che sembrava un grande nodo da sciogliere.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta
«Avanti» disse ad alta voce, questa si aprì e sulla soglia apparve Vittorio «Ginevra scusami se ti disturbo» disse avvicinandosi a lei
«Buon pomeriggio» aggiunse facendo un inchino ai fratelli e ai cugini Solimberghi, porse alla ragazza un foglietto ripiegato

«Cos’è buon Dio?» chiese incuriosita e lo aprì

Palazzo Vecchio, Sala Gigli

«Che significa questo?» chiese preoccupata
«Qualcuno ha chiesto a Carlo di andare adesso in quel posto, dobbiamo andare anche noi» rispose Vittorio.
Ginevra gli restituì il foglio
«Torno subito» disse ai fratelli e a Enrico e Filippo.

Lei e Ginevra uscirono frettolosamente dal salotto e dopo esser andati nella scuderia a prendere i loro cavalli video che all’ingresso di casa Solimberghi c’erano Laura e Carlo ad aspettarli «Dobbiamo muoverci, potrebbe essere importante» ordinò lui
«Si esatto andiamo» aggiunse Laura e i quattro partirono.

Quattro cavalli andavano lungo le strade di Firenze, due marroni e due grigi. I capelli neri di Ginevra e quelli castani di Laura volteggiavano nell’aria mossi dal vento.
Ma non sapevano cosa li aspettava.
Non sapevano chi li stava seguendo per fermare la situazione, e non sapevano chi stava seguendo quest’ultima persona.

Arrivati a Palazzo Vecchio scesero immediatamente ed entrarono, corsero attraversando il cortile della Dogana e quello di Michelozzo.
La bellezza di un tale palazzo civile poteva lasciare a bocca aperta chiunque.

Girarono a sinistra e poi a destra
«Venite qui» disse Vittorio richiamandoli, e spalancarono le porte della maestosa Sala dei Gigli, non era come la conosciamo noi, era una stanza dalle pareti vuote e scoperte.
I quattro si guardarono intorno, sperando che almeno un cenno di verità o riferimento a qualcosa venissero a galla, ma niente.
In quel momento un rumore metallico spezzò quel silenzio.

I Nemici Di Firenze ‐ Trilogia Il Sangue Di Firenze Donde viven las historias. Descúbrelo ahora