Capitolo 1

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Io e mamma.

Siamo sempre state io e mamma. Una squadra imbattibile, la nostra squadra imbattibile, eravamo uno l'appiglio dell'altra. Natalie McAlister ecco il nome del mio angelo, la mia salvatrice. La donna che mi mise alla luce, la mia vita, il mio tutto. Mia madre aveva rischiato tutto per me, dandomi alla luce aveva distrutto la sua stessa vita per donarla a me. Mia madre era andata contro tutti, contro la sua famiglia, solo per la gioia di tenermi. Mia madre mi ha avuta in una relazione tossica, quando il fidanzato era venuto a scoprire che lei era incinta ha preparato velocemente le valige ed è scappato, come il più schifoso dei vigliacchi.

Non ho mai voluto sapere il suo nome, solo l'idea di sentirmelo dire mi distruggeva, mi disgustava. Non avrei mai voluto che mia madre fosse costretta a pronunciare le lettere del suo nome. Per me mio padre non aveva faccia, ne corpo, ne nome. Mio padre non esisteva e non è mai esistito.

Iniziavo la terza liceo e come ogni anno mi aspettavo di passarlo in modo pacifico con mia madre come ho sempre fatto, ma quell'anno non fu così. Niente andò secondo i piani.

«Gen hai fatto colazione?!» La voce di mia madre mi sopraggiunse. Stava urlando quasi a squarciagola dalla sua camera mentre si vestiva con foga. Io e lei non siamo mai state due donne puntuali, anzi, siamo conosciute proprio per l'esatto contrario.

Il mio primo giorno di scuola stava già iniziando in perfetto ritardo, mia mamma si stava vestendo per andare a lavoro mentre io mangiavo in velocità per andare a scuola.

«Sì, l'ho quasi finita!» Urlai altrettanto per farmi sentire.

Oltre ad essere due ritardatarie eravamo anche due pazze rumorose, dove c'eravamo noi c'era anche il casino più totale. La casa quel giorno era in subbuglio, c'erano vestiti e biancheria intima ovunque e i miei libri e quaderni sparsi in giro per la casa. Sembrava fosse passato un uragano.

«Ciao amore fai la brava. Non fare troppo tardi.» Mia madre mi diede un bacio affettuoso sulla guancia e dopo aver preso la borsa si diresse fuori dal nostro appartamento. Io sarei partita di lì a poco, dovevo solo mettere le ultime cose nello zaino.

Finì la mia colazione poco salutare e presi tutto quello che mi serviva, misi le posate che avevo utilizzato nel secchiaio e corsi fuori, non prima di aver chiuso a chiave la porta.

«Hei Gen!» Tessa mi saltò addosso e per poco non caddi a terra.

«Ciao anche a te.» Dissi ridacchiando mentre il koala mi si staccava di dosso. Tessa -la mia vicina di casa- era la mia tassista personale per andare a scuola. Siamo sempre state buone amiche, sin dai primi anni di età. Avevo solo quattro anni quando mi trasferì a Colorado Springs e Tessa fu la mia prima amicizia in assoluto. È sempre stata come una sorella per me, l'unica di cui potessi fidarmi veramente. Aveva inoltre uno splendido rapporto con mia madre, la considerava tale da quando, dopo pochi mesi dal nostro trasferimento, i suoi genitori erano morti in un tragico incidente. Da allora ha sempre vissuto con sua nonna alla porta accanto, la nonna più strampalata e simpatica che avessi mai conosciuto.

«Sei elettrizzata per oggi? Il nostro penultimo anno! Stento a crederci sai?» Tessa iniziò con la sua solita parlantina. «In realtà non vedo l'ora sia finita. Solo l'idea di vedere di nuovo il professor Baker mi fa venire il voltastomaco.» Il professore di scienze era odioso e io odiavo scienze. «Dai non dire così, sono sicura che quest'anno sarà il nostro anno. Chissà magari ti troverai un bel maschione.» Disse dandomi una spallata. «Ha ha, divertente. Ora muoviamoci che siamo in stra ritardo.» Corsi giù per le scale seguita da Tessa. Uscimmo di corsa dal condominio, Tessa aprì la macchina premendo sul telecomando e salimmo in velocità, mise in moto e sfrecciammo verso la scuola. «Di questo passo non arriveremo mai, accelera!» Esclamai. Tessa non se lo fece ripetere due volte, cambiò marcia e ci trovammo a sfrecciare a novanta chilometri orari per le strade del nostro quartiere.

A ritmo del cuoreWhere stories live. Discover now