Until We Meet Again

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Scritta per il prompt #53 (Tattoo - Loreen) della Maritombola 14 di Landedifandom

ll I care about is you / You're stuck on me like a tattoo
No, I don't care about the pain / I'll walk through fire and through rain / Just to get closer to you
(Tattoo - Loreen)

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Si guarda sempre le spalle, i primi giorni.
Poter andare dove gli pare, tranne che tra le braccia di Simone, gli pare un assurdo scherzo del destino. Ma ai tiri mancini della vita lui ormai c'ha fatto il callo e se c'è una cosa che sente da aver imparato dai Balestra — prima dal professo' e poi dal figlio — e che un po' se lo merita di non vivere sempre alla giornata, arrangiandosi come può, ma di guardare avanti con un leggero pizzico di speranza.
Dove un anno fa avrebbe visto un muro invalicabile, circondato da guardie corrotte, ora intravede un ragazzo su una Vespa bianca pronto a porgergli il casco. E quando ormai aveva dimenticato quanto conforto desse una carezza, avendo ricevuto l'ultima giusto prima che mamma gli dicesse che basta, non riusciva a venire a trovare il suo bambino lì dentro e che s'era fatto il tempo di lasciarlo andare e che diventasse un uomo — ma nessuno gli aveva insegnato come si fa, dove cazzo è il libretto d'istruzioni? — ecco che Simone lo aveva sfiorato come qualcosa di prezioso e che vale la pena difendere.
Gli ha ricordato che non esistono soltanto le mani che tolgono, ma anche quelle che danno.

C'è e ci sarà sempre una mano tesa verso di lui. Non è granché, ma è molto più di quello che si sarebbe mai aspettato.
Un pensiero che lo aiuta ad alzarsi dal letto la mattina e andare al lavoro. Il programma gli ha trovato impiego in una scuola — ironia della sorte, o zampino di Pantera? — piena di ragazzi non poi così diversi da lui. Che credono nella legge del più forte e che il rispetto ce lo si guadagni a pugni e calci. Ma i più hanno soltanto bisogno di qualcuno che li sappia ascoltare, che li sappia far ragionare senza fargli il predicozzo. Che sedi le risse ricordando loro che quando la persona è zero, l'offesa è nulla. Un po' come era per lui con quella testa di cazzo che voleva tenerlo lontano da Simò... E che a volte uno non si tiene, a volte le mazzate volano, ma alla fine basta che nessuno finisca in ospedale.
Non credeva di essere portato per questo ruolo, ma sta imparando in fretta. E sentendoli parlare dei loro scazzi con i prof pensa che, forse, non sarebbe male iscriversi ad un serale. Ormai non ci vanno solo più i vecchi, gli han detto, ma anzi certi prof sbuffano perché è diventato il diplomificio per chi ha perso anni nel diurno.
Cosa ci sarà mai di male, lui mica lo capisce. Come fanno loro a non rendersi conto che senza quel pezzo di carta non puoi fare più nulla — a meno che tu non abbia i giusti agganci — è veramente assurdo.
Bah.

Quello che conta è che ha messo abbastanza soldi da parte per farsi un piccolo regalo.
Non era solito farsene, prima. Però se uno come Simone ha riconosciuto in lui qualcosa di buono, allora poi tanto male non dev'essere... ed è giusto riconoscerselo.
Tanto piccolo non è, in realtà. Di dimensioni, forse. Ma come prezzo... D'altra parte, se ai ragazzi dice di non fidarsi di quelli che te li fanno per pochi euro — magari nel garage in cui tengono motorini e auto rubate — poi non è che può fidarsi di Momo e dei capolavori che sostiene di saper realizzare solo perché gli offre sempre il caffè. Ci manca solo più beccarsi l'epatite e non poter nemmeno più annegare i dispiaceri nel buon cibo e nell'alcool.

C'ha rimuginato per settimane, su che cosa scegliere. Alla fine, si sta parlando comunque di un marchio indelebile. Un disegno? Una scritta?
Nel momento in cui si siede, però, sa che la risposta è sempre stata ovvia. Che non c'erano alternative, perché riassume tutto ciò per cui sa che vale la pena lottare. Un omaggio a chi ha saputo fregarsene dei guai annessi e connessi che sembra attirare non sapendo nemmeno bene come. A chi gli ha salvato la vita e gliene ha data pure una nuova.
Finché non si rivedranno, potrà guardarsi il polso e ricordare i loro pomeriggi in biblioteca.
O quella mattinata in camera di Simone, perché no.

"Amare te è facile" mormora, a mezza voce, quasi fosse una preghiera per rendere grazie al Cielo.

Forse lo è.

Maybe TomorrowWhere stories live. Discover now