Capitolo 16

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Dopo cena ci fanno stare tutti insieme, sia maschi che femmine, in sala comune.
<uaa Pinù, o frat, tu c sta tropp co fiat nguoll.> dice Cardio a Pino che sta guardando male Dobberman perché guarda Kubra.
<guajio, ma tu c n saje? stu figl e bucchin nun adda guardà a guajiona mij.> gli risponde lui, mi fanno morire dal ridere aiuto.
Sento una mano che mi accarezza la spalla.
Micciarella.
<pccrè, vien allà nsiem a me?> mi chiede lui con un tono strano.
<vabbuò amò.> gli rispondo.
<c vrimm aropp Kù.> le dico mandandole un bacio volante.
Arrivati dietro la tenda mi accendo una sigaretta e inizio ad aspirare.
<c tien?> gli chiedo dopo minuti di silenzio.
<m'agg appiccicat cu fratm.> mi confessa.
<e che succiess?> domando curiosa.
<iss e Milos so ricchion.> dice di botto.
<e a te c t n fott?> gli rispondo.
<si iss e omm l'annà piace e femmn.> dice riferendosi probabilmente a suo fratello.
<ma c vaje ricenn, so cazz re soje c s vo chiavà.> dico io.
<no, si c piac o pesc, ij e iss amma chius.>
<ma t staij sentenn? vo chiudr cu fratt pcchè sta nsiem a Milos?> gli chiedo io sbarrando gli occhi.
<fatt e cazz toje, tu nun c'azzicc nient rint a sta storij.> dice a denti stretti.
<ah ij nun c'azzicc nient? vabbuò agg capit, cia.> dico uscendo dalla tenda. Stupida io che volevo aiutarlo.
<stu strunz.> dico a denti stretti andando a sedermi dinuovo vicino a Kubra, Pino e Cardio.
<cosa è successo?> chiede Kubra vedendomi particolarmente scazzata.
<teng a c fa cu nu criatur.> dico fissando Micciarella con uno sguardo incazzato.
<ma tu staij mal p nu criatur?> chiede Pino.
<chill è tutt sciem, c perd iss no tu.> continua per tirarmi su con il morale. Il problema sta nel fatto che continua a indicarlo e a guardarlo, e credo se ne sia anche accorto siccome sta venendo verso di noi.
<c guard a fa? eh, piezz e merd?> come non detto.
<t sta zitt, ne a parlà miezz e ruoss.> gli risponde Pino di rimando.
<oh m ata rutt o cazz te doje mo, bast.> urlo io.
<Annarè, t essa fa nu poc e cazz toje tu, me rutt o cazz mo.> sputa acido.
<ah ij t ess rutt o cazz eh? ma vafammocc, vattenn nsiem a chella cess!> dico riferendomi a Giulia.
<cert, almen nun scass o cazz comm a te tutt o juorn.> dice lui come se queste parole non pesassero.
<ij e te amma chius, nun t vogl chiù vre.> dico con le lacrime agli occhi.
<sij n'omm e merd, sul un comm a te fa chiagnr e femmn.> dice Pino.
<faij comm a ess, fatt e cazz toje pur tu.> dice andandosene.
<ij t sfong e mazzat.> dice buttandosi su di lui. Ma è scemo?
<Cardiotrà, aiutm.> dico cercando di dividerli.
<Pinù, ma stai buon? È pccrell.> dice Cardio staccando Pino.
Sto tenendo Micciarella altrimenti gli andrebbe addosso.
<Lele, calmati.> gli dico per farlo tranquillizzare.
<lievt tu.> mi dice.
<no.> insisto io
<t'agg itt lievt.> staccandosi bruscamente.
Se ne va vicino a quella, dinuovo.
Siamo un'altra volta punto e a capo.
<jamm tutt quant rint e cell, forz.> dice Maddalena.
Almeno quei due si staccano.

Oggi la giornata è iniziata a dir poco bene.
Mi ha svegliata Maddalena dicendo che Edo è vivo, si è svegliato.
Penso di non essere mai stata più felice di così.
Mi sto dirigendo verso l'ospedale con il comandante che si assicura io non muoia per l'emozione.
<sto buon comandà!> dico per tranquillizzarlo.
<ja scinn, simm arrivat.> dice lui.
Odio gli ospedali, le ultime volte che ci sono stata era perché avevano sparato Edo o Salvo, quanto mi manca Salvo.
<ma tien pensier ncap?> mi chiede il comandante.
<no tutt'appost.> confermo io.
Salendo le scale mi sento già meglio, mi era mancato da morire mio fratello.
Il comandante parla con la guardia davanti la porta della stanza che acconsente a farmi entrare.
Vedo Edoardo seduto sul letto, mamma su una sedia e Carmela accanto a lui.
<Eduà!> urlo felice.
<a pccrella mij.> mi dice, mi fiondo ad abbracciarlo.
<comm m sij mancat cor.> gli dico sorridendo.
<pur tu vita mi.> mi dice accarezzandomi la mano.
Maro come sono felice.
<Ciruzziell? nun le purtat?> chiedo a Carmela.
<no amò, chill sta nsiem a nonnt, s vulev ripusà.> mi dice lei e annuisco.
<puortammell cocc juorn, m manc assaje.> le dico io.
<e cert.> risponde sorridente.
<amò, può vnì n'attim for?> mi chiede Carmela.
<che succiess?> dico io seguendola fuori dalla porta.
<Annarè, ma tu ossaje o fatt e Rosa?> mi chiede, sembra preoccupata.
<no, ca fatt? che succiess? sta bon?> chiedo, mi sta salendo l'ansia così.
<ess sta bon, ha sparat o pat, p difendr o piecr.> mi dice lei.
Ma in che senso?
Sbarro gli occhi incredula.
<ma staje pariann?> chiedo.
<e mo aro sta?> continuo io.
<o pian ca abbasc.> mi dice lei.
<vabbuò ok, aropp c chier o comandant s c pozz passà nu minut.> dico, ha bisogno di sostegno ora.
Rientriamo e vado a salutare mamma, voglio andare da Rosa ora.
<Eduà, vir e nun fa burdell pur ca.> dico scherzosamente.
<e tu vir e nun fa burdell rint o carcr.> mi dice ridendo.
<c vuo ricr?> chiede mamma, azz e mo chi glielo spiega?
<s mett a vattr semp na guajiona.> dice lui, che infame!
Lo guardo storto e lui mi ride in faccia, stronzo.
<ma t par?> chiede mamma sconvolta.
<e chell me scass e pall tutt e juorn, c vuo a me?> dico io in mia difesa, facendo scappare una risata a Carmela ed Edoardo.
<vabbuò c vrimm, v vogl ben.> dico lasciando un bacio volante generale e uscendo.
<tutt appost?> chiede il comandante non appena mi vede.
Annuisco sicura.
<comandà, v aggia chiedr na cos.> dico, è urgente.
<putimm passà da Rosa? cinque minuti comandà, p piacer.> continuo.
<pccrè nun m par o moment.> dice lui.
<invece vi sbagliate, ten bisogn e me.> dico per convincerlo.
<vabbuò, ma amma fa ambress.> dice lui, apposto.
Corro giù per le scale con il comandante che mi urla dietro di andare piano.
Trovo il reparto. Apposto.
Vedo Rosa e Carmine seduti, lei che piange, mi si stringe il cuore a vederla così.
<Rò, ammor mij, vien a ca.> dico aprendo le braccia, ci si fionda senza pensarci due volte.
<aggia murì p chell c aggia fatt.> dice tra i singhiozzi.
<ma si asciut pazz?> le chiedo scioccata.
<nun può murì Annarè, s mor nun mo perdunass.> dice piangendo ancora di più.
<Don Salvatore nun mor, iss è nu leone.> dico per darle forza e coraggio.
<pccrè, jamm, forz.> mi dice il comandante.
<c vrimm aropp.> dico a Rosa lasciandole un bacio sulla guancia.
<Anna.> è Carmine.
Mi giro.
<grazie p tutt chill ca faje p Rosa.> mi dice.
Ma in che senso? Non ho mica bisogno di ringraziamenti per quello che faccio per la mia migliore amica.
<nun me a ringrazià e nient, ij e cos e facc pcchè c vogl ben, mica p te!> sottolineo.
<ossacc, ma sacc pur ca si stat tu a convincerla e vnì a piscin.> dice, e con questo?
<l'agg fatt pcchè sacc ca t vo ben.> dico io.
<grazie o stess.> mi dice e cerco di sorridergli cortesemente, ok stronza ma fino ad una certa.
<ah, so felic p Eduard.> dice, una cosa sensata l'ha detta nella sua vita.
<grazie.> dico
<jammuncenn.> si intromette il comandante.
Ho avuto una conversazione civile con Carmine, chi se lo sarebbe mai aspettato?

i love you||micciarellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora