1Corporazione

SAM

Ammiravo la città di Berlino oltre la vetrata. Era avvolta dalla nebbia, una giornata perfetta in cui stare rintanati in ufficio a svolgere mansioni inutili e senza senso. Spostavo continuamente lo sguardo tra quello spettacolo grigio e il mio stesso riflesso.

Fissai il mio gemello speculare dalla corporatura atletica nel vetro. Portava i capelli impomatati e tirati indietro secondo la moda del momento. Lo sguardo era quello di un uomo determinato e deciso. Era bello e affascinante come sempre.

Un dio.

Quel giorno avevo indossato un abito scuro ed elegante, pagato molti crediti, perfetto per evidenziare le spalle larghe. Avevo optato per una cravatta blu elettrico che si intonava perfettamente con i miei occhi.

Sospirai, emanando condensa.

La stanza del consiglio amministrativo della Titancorp era opprimente. Da economista navigato sapevo bene che a breve quella sala riunioni vuota e silenziosa si sarebbe riempita di tabacchi provenienti da ogni parte della Galassia. Giocherellai con il mio accendino dorato con fare nervoso, attendendo i colleghi del consiglio amministrativo, i cosiddetti 'azionisti di maggioranza' del cazzo.

«Puttana» sussurrai sovrappensiero.

Mi voltai e mi accomodai su una delle anonime sedie bianche di plastica. Il tavolo era ugualmente asettico, e l'unico oggetto presente su di esso era un posacenere vuoto. Presto avrebbe invocato pietà.

«Puttana» sibilai ancora, pianissimo.

Fortuna che ho un giardino molto grande. Fare una buca per lei non è stato un problema.

Il vizio delle donne era iniziato come un gioco durante l'università e non era più andato via. Era peggiorato.

Erano arrivati droghe e alcool a farmi compagnia in quelle festicciole private sempre più fuori controllo anno dopo anno. Risi da solo facendo scattare continuamente il coperchio dell'accendino, cercando di fare più rumore possibile in quel silenzio snervante.

La puttana è l'escort o la corporazione? Oppure è Planeto stesso?

Era andata, ma avevo tenuto il suo bellissimo accendisigari come ricordo.

«No, è la ragazza la puttana!» dissi sottovoce. Sghignazzai.

La società mi pagava e mi ricopriva di crediti, ma per questo grande affare della borsa planetaria non mi aveva consultato.

Quelli del consiglio non avevano voluto il mio parere, e questo mi faceva andare in bestia. La Titancorp aveva deciso di acquistare il mondo PL4N3T0-301190, ovvero Planeto, senza aver dichiarato al consiglio al completo un motivo chiaro e preciso.

Ritornai serio.

«Oh, me lo diranno presto» sussurrai, estraendo un sigaro cubano dalla tasca interna della giacca e annusandolo di gusto.

Il tabacco coltivato sulla Terra è sempre il più costoso.

Un rumore di tacchi proveniente dal corridoio oltre la porta vetrata annunciò l'arrivo della comitiva di bastardi. Il consiglio direttivo al completo, con tanto di amministratore delegato al guinzaglio.

Riposi il sigaro, conservando quella valvola di sfogo per dopo. La porta si aprì facendo entrare una folata d'aria fredda, e sette persone ben vestite fecero il loro ingresso nella sala riunioni della Titancorp, sede centrale di Berlino, cinquantesimo piano.

PlanetoWhere stories live. Discover now