Prologo

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Quando ero una bambina, tutte le mie amiche fingevano di essere principesse e che le loro enormi dimore fossero castelli di un regno magico.

Ma io non ero una principessa.

Mi hanno chiamata Grayson in onore di mio nonno, il padre di mio padre. E gli altri bambini mi prendevano in giro per questo, perché per loro era un nome da maschio ed io ero soltanto una ragazzina indifesa. Ma amavo il mio nome. Apparteneva alla mia famiglia e conteneva una forza che spero di emulare un giorno.

Una forza con cui governano i re, piuttosto che le principesse.

Quando mia madre era incinta, il medico le disse che avrebbe avuto un maschio. Durante l'intera gravidanza, non sono mai stati in grado di vedere il sesso dalle ecografie. Ma a quanto pare, il medico ha letto male il monitor e sono nata con un'appendice mancante. Non ero un maschio, ma una femmina e non ero quello che voleva mio padre.

Tuttavia non ha rinunciato al suo sogno di avere un figlio maschio.

O come lo definiva lui: un erede.

Mi ha comunque dato il nome di suo padre e credo che una parte di lui pensava che se mi avesse trattato come un ragazzo, magicamente mi sarei trasformata in uno di loro. Le mie foto da bambina, infatti, sono piene di pantaloni sui toni del blu, niente vestitini e soprattutto niente rosa.

Un anno dopo è nato mio fratello. Lo stesso giorno del mio compleanno. È come se mio padre non vedesse l'ora di riprovarci e di farlo bene questa volta.

Con il passare degli anni, ho notato una differenza abissale nel modo in cui mio padre trattava Trenton e me. Ho notato come gli prestava più attenzioni, il modo accanito con cui tifava per lui durante le sue partite, e il silenzio tombale che riservava a me durante le mie recite scolastiche. Come si avvicinava a lui e lo portava nel suo studio. Un posto che per me era sempre stato proibito.

Conoscevo tutte le stanze del mio regno, ma non quella. Perché non mi era consentito. Neanche a mia madre, in realtà. Solo a mio padre e a mio fratello.

Ho sempre saputo che c'erano cose di me che a mio padre non piacevano, che lo irritavano e che non riteneva giuste.

Tutte le mie amiche erano le principesse dei loro padri, ma io no.

Ero solo una femmina nata per sbaglio.
La sua più grande delusione.

Ma è stato quando avevo circa dieci anni che ho capito perché amava mio fratello minore più di me. Ricordo che spesso appoggiavo l'orecchio al legno scuro della porta per sentire di cosa parlavano mio padre e mio fratello nelle stanze in cui non mi era mai stato permesso di entrare e fu allora che sentii tutto.

«Voglio diventare un avvocato come te» la voce di mio fratello risuonò da dietro il mogano.

«Lo sarai, Trenton» gli assicurò lui.

Non mi era mai piaciuta la sua voce. Era grezza e per la maggior parte cattiva.

«Davvero?» chiese Trenton in risposta.

«Certo, frequenterai la mia stessa scuola e, quando sarà il momento, prenderai in mano le redini dell'azienda» proclamò, come se fosse scritto nella pietra. Come se fosse un suo diritto di nascita.

«Ma Gray è più grande di me» constatò Trenton con una piccola esitazione.

Mi ha sempre ammirato. Sono sempre stata la persona da cui correva quando era ferito o arrabbiato, con grande disappunto di nostro padre.

«Grayson sarà anche più grande, ma non è la persona adatta per questo lavoro».

Quelle parole risuonarono nel mio cuore con una forza tale da togliermi il fiato. Mio nonno era morto quando avevo solo sei anni, ma ricordo di aver provato ammirazione per lui, per la sua eredità e per la sua compagnia. E mio padre avrebbe dato tutto questo a mio fratello senza nemmeno chiedermi se fossi interessata ad averlo.

«Perché?» chiese Trenton. Le sue parole erano confuse quanto le mie.

Ho sentito il tintinnio del cristallo e ho capito che mio padre si era versato da bere. Il solito gin. Arricciai il naso perché odiavo l'odore di quel liquore e del suo alito quando lo beveva. «Non è abbastanza forte» spiegò, come se fosse un fatto noto.

«E io?» chiese la voce innocente di Trenton.

«Lo sarai» disse mio padre con sicurezza.

Tutto dentro di me cadeva a pezzi mentre scappavo in lacrime. Corsi finché una mano non si posò sulla spalla e mi fermò.

«Grace» mia madre mi chiamava con quel soprannome che odiavo, ma che lei amava perché sembrava più femminile del mio nome. «Cosa c'è che non va?» domandò inclinando leggermente il capo.

«Ho sentito papà e Trenton parlare» dissi, con le lacrime che minacciavano di rigarmi le guance. Ne avevo asciugato un paio prima che le vedesse, mia madre non amava i piagnistei.

«Grayson» mi rimproverò, usando il mio nome completo per farmi capire che era arrabbiata. «Non dovresti origliare» disse in tono piatto.

Le mie spalle si abbassarono. «Non volevo»

«Che cosa hai sentito?» chiese.

«Che Trent un giorno assumerà la direzione dell'azienda» sputai fuori, incrociando le braccia sul petto.

«E?» Non sembrò sorpresa dalle mie parole.

«Perché non io?» Ero confusa perché non ero la persona che mio padre aveva addestrato per questo ruolo. «Sono la più grande» obiettai.

«Oh, Grace» sospirò. «So che sei la più grande, ma tuo padre vuole che tuo fratello minore faccia questo lavoro».

«Ma perché?» insistetti perché avevo bisogno di una risposta migliore. Avevo bisogno di sapere perché non ero abbastanza brava.

«Non tutto ha bisogno di una risposta» affermò mia madre.

Lo diceva sempre quando non voleva rispondermi. È stato allora che ho capito che forse semplicemente non la conosceva neanche lei.

Che forse gli adulti non sapevano sempre tutto.

Mia madre mi accarezzò la testa e se ne andò riservandomi un ultimo sguardo. E in quello, ho potuto leggere tutto al riguardo. Anche senza che lei mi rispondesse. Ero una ragazza e per questo non ero abbastanza brava agli occhi di mio padre.

Ecco perché preferiva Trenton.

Ma io ero Grayson Harrington, chiamata così in onore di mio nonno. Il nome dell'unico uomo che mio padre avesse mai temuto, ammirato e da cui sia stato intimorito. E da quel momento, capii che dovevo essere sempre un passo avanti. Più forte e più intelligente degli uomini che ottenevano ciò che volevano così facilmente.

Quello per cui avrei lavorato tanto.

In quel momento, decisi che avrei fatto in modo che mi temessero.

🌹

Al primo capitolo... 🔥

BURNING ROSEWhere stories live. Discover now