Capitolo 1

80 5 0
                                    

Non so se definire così tragica la mia vita, cioè, ok sono qui rinchiuso in un posto pieno di bastardi, ma ehy, sono potente! O almeno quando non mi iniettano qualcosa.
Ma chi sono io? Tutti mi definiscono un orribile mostro: l's.c.p 4335, definito una piaga per tutti gli scienziati, tanto da essermi guadagnato il nome di piaga nella creazione, ma non credo di essere così malvagio.

Okey, ma la mia storia qual'è?
Dunque, mia madre, Livia, era una Class D e mio padre era un S.C.P come me, e cazzo, non si sono neanche degnati di dirmi neanche il suo numero di cella.
Da quello che so lei riusciva a comunicare con lui come nessun'altra persona.
O almeno così mi hanno raccontato, non li ho mai conosciuti, mamma essendo una umana è stata giustiziata in quanto traditrice della patria, mentre papà è stato ucciso venendo accusato di avere abusato di una ragazza, anche gli scienziati hanno ammesso che erano entrambe cazzate, ma si sa che odiano i sentimenti che provengono da class D e creature non umane.
Senza rendersi conto che quelli non umani sono loro

Sono stati così stupidi che non scoprirono subito della gravidanza, neanche sapendo che mamma vomitava ogni giorno, credevano si fosse presa una qualche malattia dovuta a un qualche test, la visitarono solo quando entrò in travaglio, per fortuna che quel posto brulicante di persone laureate in medicina.
Nacqui il 26 novembre 2005.

[cosa divertente, il fascicolo di scp 4335 è stato inventato il 26 novembre 2010 SONO PIÙ GRANDE DI LUI AHAHA]

Ero esile e malaticcio, gli scienziati mi hanno detto poco della mia nascita ma da quello che ho capito ero estremamente precoce. Nonostante ciò gli scienziati ci pensarono qualche minuto prima di mettermi in incubatrice, inizialmente volevano farmi morire "Sarà uno spreco di medicine e cibo" dicevano, non che mi nutrano così tanto da creare uno spreco mentre per l medicine devo ammettere che in parte avevano ragione.
Come potete vedere alla fine si sono ricreduti, purtroppo.

Mi hanno raccontato che quando hanno sparato a mia madre ho iniziato a frignare per molto tempo e ho spaccato il vetro della cella, dopo quell'inconveniente hanno rinforzato le celle. Ovviamente gli scienziati non si sono limitati nel raccontarmi di come mia mamma abbia pianto e si sia disperata quando mi hanno portato via da lei o quando l'hanno uccisa. Credo gli diverta particolarmente vedermi soffrire con le loro storie.

Ma ora io dove sono?

Vedo solo buio.
Odio il buio, mi fa' paura, ma qui io non riesco a vedere altro che il buio. Non mi ricordo l'ultima vola in cui ho visto la luce del sole... avevo forse quattro o cinque anni e ora sono maggiorenne, anche se non sembra, guardandomi mi darebbero tutti massimo quattordici anni. Gli scienziati non mi fanno mai uscire, a loro servivo unicamente come cavia, mi studiavano.

Questa notte invece che nella mia cella ero in una stanza, mi avevano legato a una sotto specie di lettino da ospedale scomodissimo e preparavano delle siringhe da iniettarmi, sentivo il mio respiro che aumentava, iniziavo a ansimare, avevo paura.
Vedevo due figure avvicinarsi a me, si parlarono e prepararono la siringa, non appena mi iniettarono la strana sostanza nelle vene sentii un brivido salirmi su tutta la schiena, socchiusi gli occhi provando a sopportare, ma mi scappò un gemito di dolore e da lì iniziai ad avere delle convulsioni.
Mi arrivò uno schiaffo, forse per riportarmi alla realtà; la guancia mi pizzicava, non so come faccia a farmi così male, gli umani di solito non ci riescono, però non so quanto sia umano quell'uomo ha molte parti metalliche nel suo corpo e in ogni caso non so che cazzo mi abbiano dato.

I due scienziati si annotarono qualcosa e poi iniziano a parlarsi e in fine si voltarono verso di me, mi avevano chiesto qualcosa ma non capivo nulla: del loro discorso avevo capito solo versi confusi. "sei così stupido da non riuscire a capirmi eh, rispondi" disse la donna "Agata, lascia stare, sarà un po stordito" gli rispose Gaster per poi uscire dalla stanza, mi lasciarono lì dentro legato al lettino d'ospedale per tutta la note l'unico mio compagno era il silenzio, sentivo un dolore assurdo ed ero scomodissimo.
Provai a gridare per farmi slegare, ma nessuno arrivò, le mie lacrime e i miei singhiozzi risuonavano nella sala, sentivo i rumori provenire da fuori, se solo avessi potuto mi sarei strappato il cuore dal petto per porre fine a tutto questo, a questa vita che va avanti da oramai circa diciotto anni. Era tarda notte, sentivo la associazione che pian piano si spegneva, non ne avevo veramente bisogno ma mi sforzai parecchio per cercare di addormentarmi, speravo di non svegliarmi più.

Quella mattina nessuno arrivò a slegarmi prima di mezzo giorno, si erano scordati di me? Beh non mi sorprenderebbe e non sarebbe la prima volta.
In ogni caso gli occhi mi bruciavano per il troppo pianto, saranno diventati rossi. Non so se verso l'una del pomeriggio o poco prima, ma la porta della stanza si è aprì e l'uomo che ieri mi aveva lasciato qui entrò in stanza, Gear mi passò una mano sul petto toccandomi la pelle poi si sedette accanto a me sul lettino e iniziò ad accarezzarmi i capelli, voleva fare il carino adesso, però non si è mai preoccupato delle mie esigenze, e si può capire dal mio aspetto troppo magro per via della malnutrizione. Con tutte le forze che avevo nel corpo girai la faccia verso di lui e lo guardai "oh qualcuno ha pianto" affermò Agata, la sua assistente, per poi finalmente 'liberarmi' provai ad alzarmi senza troppi risultati, che cazzo mi avevano dato quelli la ieri.

La donna fece cenno a delle guardie le quali mi presero e mi riportarono nella mia cella... era così fredda.
Tutta sporca e piena di ragnatele, non c'era nulla dentro neanche un letto e il silenzio era l'unico a regnare dentro la stanza.

L'unica cosa che desidero è uscire, voglio scappare da questa marda con tutto me stesso e so che ci riuscirò prima o poi.

—Angolo di una rompipalle—

Ehy bellezze, non vergognatevi, ammetetelo so che vi sono mancata.
Beh ora sono tornata: più malata e disturbante che mai, abbiate paura di me e di quello che la mia mente elabora muahahahah.

《☆parole: 1084☆》

Io E Te {intrusorio}Where stories live. Discover now