Capitolo 2

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Mi ritrovo imprigionato in un luogo oscuro e angusto, le catene di ferro stringono il mio corpo con una presa implacabile.

Lo strido metallico risuona nel silenzio opprimente mentre cerco disperatamente di liberarmi.

La luce fioca che penetra dalle fessure delle finestre sporche mi rivela appena i contorni della mia cella.
L'odore di paura e disperazione è palpabile nell'aria. So di dover trovare un modo per sfuggire da questo inferno e diffondere il caos in questo luogo.

Ma come?

Sangue.

Era ovunque, gli individui che mi circondavano erano tutti usurpati di tutto il loro flusso vitale.

Le allarmi suonavano stridenti e il rumore della sfrenata corsa delle guardie si faceva sempre più vicino.

Non capivo cosa stesse succedendo, ci fu un frastuono e tutte le celle si aprirono, la gente correva ovunque imprecando contro chiunque ci fosse nei cieli.

Con ogni muscolo teso e ogni fibra del mio essere concentrata sull'obiettivo della fuga, mi sforzai di spezzare le catene che mi tenevano prigioniero.

La mia mente ribolleva di furia e desiderio di vendetta contro coloro che mi hanno confinato qui.

All'improvviso, un rumore sordo mi fece sobbalzare: qualcosa o qualcuno si avvicinò.

Restai immobile, con il cuore che batteva a mille, scrutando nell'oscurità per cercare di capire cosa si nascondesse là fuori.

Cosa sono? Amici o nemici.

Con il fiato sospeso, ascoltai i passi che si avvicinavano sempre di più.

Poi, improvvisamente, una figura emerse dall'ombra: era un essere dalle fattezze umane, ma con uno sguardo freddo e determinato e un ghignino malvagio sulle labbra.

Mi fissava con curiosità, forse con un briciolo di pietà nel suo sguardo, ma non avevo la voglia di indugiare in supposizioni.

Con un'ultima spinta di forza, ruscii finalmente a liberarmi dalle catene che mi imprigionano.

La sensazione di libertà era mi travolse e riuscii a tirare un sospiro di sollievo.

<<Il bambinetto é forte>> ridachiò l'entità priva di iridi.
Dentro di me, sentii un brivido di rabbia. Non sono un bambinetto.

<<a me non sembra un moccioso>> quando le voci mi raggiunsero, il mio cuore batté più forte nel petto.
Due entità emersero dall'ombra dietro l'uomo.

Diedi un'occhiata furtiva alle persone che si avvicinavano, non vidi minaccia nei loro occhi, solo una strana curiosità, non erano umani, questo é sicuro.

«Cosa volete da me?» Il mio interrogativo rimase sospeso nell'aria carica di tensione.

Le entità si scambiano uno sguardo silenzioso, come se stessero discutendo segretamente tra loro. Poi, finalmente, una delle figure si avvicina con passo misurato, emanando un'aura di calma e saggezza.

<<okey piccoletto, io sono Null, loro sono Herobrine e Entity. Non vogliamo altro che liberarti da questo luogo di prigionia>> abbozzo un sorriso rispondendo con voce pacata, mentre le sue iridi splendono di una luce sottile. <<Sappiamo che sei diverso dagli altri, ma non intendiamo giudicarti per la tua natura. Vorremmo offrirti un rifugio sicuro, un luogo dove potrai essere te stesso senza timore.>> aggiunse porgendoli la mano.

<<Si! Cioè, anche noi siamo diversi dagli umani>> disse il tipo incappucciato, il più giovane fra i tre a quanto pare.

<<che cazzata>> li guardai dalla testa ai piedi e le mie labbra si unirono in una smorfia <<e non chiamarmi piccolo o bambinetto>> si guardarono di nuovo fra di loro e il mio interlocutore sbatte le braccia contro i fianchi alzando leggermente la testa verso l'alto <<dio, Hero, non avevi detto che questi mostri erano stupidi>>

Il ragazzo dai bianchi occhi scaccio via quella affermazione con una mano si avvicinò a me per guardarmi  in faccia.

<<che ne dite di questo povero disgraziato? Lo portiamo nel nostro gruppo?>>  domando agli amici.

<<Non so, Herobrine, sembra abbastanza debole e smilzo. Potrebbe essere un peso morto per noi.>>

<<Sono d'accordo con Null. Abbiamo già abbastanza problemi da risolvere senza aggiungerne di nuovi. E non vorrei che morisse.>> il ragazzo sbatté ripetutamente gli occhi rossi dando l'impressione di un ragazzo abbastanza insicuro.

<<Ma pensate alle risorse che potremmo ottenere se lo adottassimo nel nostro gruppo. Potrebbe essere utile in qualche modo.>> indicò le catene spezzate.

<<Perché parlate come se non fossi presente?>> mi ignorarono.

Il ragazzo dalla pelle scura e gli occhi rossi si grattó la testa <<Non ne sono così sicuro. Abbiamo bisogno di alleati forti e affidabili, non di deboli che ci trascinino giù.>>

Il più alto fece una smorfia <<non eri così diverso all'inizio>>

<<Herobrine, se vuoi tanto aiutarlo, fallo da solo. Io preferisco concentrarmi sui nostri obiettivi principali senza distrazioni inutili.>>

"Dio, se volete aiutarmi, e ve ne sarei grato, fatelo e basta." Pensai quando il più grande li guardo in cagnesco <<sentite stronzi sono io il capo e si fà ciò che dico io>> poi si volto verso di me e abbozzó un sorriso malizioso.

<<Va bene, uhm>> guardò il cartello attaccato alla mia cella <<esperimento 4335>>> alzó un sopracciglio <<é così che ti chiami?>>
<<Piaga nella creazione>>
<<Okey, Piaga, ti diamo una possibilità. Ma se ci deludi, sarai il primo a pagare le conseguenze.>>

E chi vi ha chiesto nulla.

Il ragazzo incappucciato incroció le braccia <<Non pensare di ottenere nulla da noi senza dimostrare il tuo valore. Sei sulla sottile linea del riscatto, cioè non ci aspettiamo molto da te, ma se vuoi dimostrare di valere qualcosa, inizia subito a lavorare.>>

Rassicurante.

Iniziai a sentirmi sotto pressione, avevo fame e loro dilungavano troppo le cose.

Il ragazzo dalla pelle carbone a rimasto in disparte scrollo le spalle <<Vedremo quanto durerai prima di diventare un problema.>>

E poi di nuovo Null con un filo di disprezzo <<Sii grato che ti diamo questa opportunità. Ma non pensare nemmeno per un secondo di avere un posto sicuro qui con noi.>>

Entity con un cenno della testa mi porse una mano sorridendo <<Seguici, Piaga. Ma non dimenticare mai che sei qui solo per il nostro vantaggio, non il tuo.>>

Che bel gruppo di cuori caldi.
Sarà una passeggiata nel parco dimostrare il mio valore a questo branco di santi.

<<Dunque nanetto, quanti anni hai? Undici? Dodici?>> il capo mi squadró dalla testa ai piedi.

<<Diciotto>> indicai il cartello della cella, sopra esso era scritta la data in cui "l'esperimento 4335", testuali parole, era partito. I tre sgranarono gli occhi, evidentemente sorpresi dalla mia risposta.
<<Allora sei messo male>> Grazie non lo sapevo.

《☆parole: 1042☆》

Io E Te {intrusorio}Where stories live. Discover now