Eva #one-shot#1

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<<CHI VUOLE UN PO' DI ROCK PU- MIEI BEATI?>> gridò l'angelo, illuminato dalle luci splendenti del palco scenico. Con un sorriso gioviale si rivolse alla band alle sue spalle:
<<Pronte ragazze? Sta sera voglio vedervi spaccare, cazzo.>>
Le cinque esorciste dietro di lui ricambiarono con sorrisi convinti e determinati. Erano bellissime nelle vesti punk che portavano, un tocco eccellente consigliato dal loro stesso signore. Imbracciarono gli strumenti che avevano scelto e mentre andavano a mettersi in posizione, lo sguardo di Adamo cadde sulla sua figura, riflessa nel pavimento lucido e blu sotto di lui: I capelli erano acconciati all'indietro con il gel, non li portava in quel modo da molto tempo: La maglia bianca con il teschio inciso sopra e la giacca nera adornata di spunte sulle spalle mettevano in risalto il suo corpo abbastanza robusto e slanciato. Gli stivali di cuoio italiano, più le catenelle della cintura che sbattevano sui pantaloni scuri, gli davano un tocco di eleganza. Sorrise aggiustandosi l'orecchino sinistro a forma di stella, poi tra le sue braccia si generò una folta luce: La sua maestosa chitarra elettrica comparve e lui la prese al volo, strimpellando di breve prova un accordo. La folla esultò a quel suono tanto potente.
<<CHE INIZI LO SPETTACOLO!>> urlò.
Quello fu il segnale: Le sue ragazze non ci pensarono un secondo e rapide come linci crearono nell'aria una maestosa e dirompente melodia. Adamo gli andò subito dietro, spiegando le deliziose ari dorate. Il microfono che portava legato al colletto si attivò (una piccola luce rossa iniziò a brillare all'estremità) e potè cominciare a cantare.
La folla saltava come uno sciame di grilli, emozionata e motivata dalla musica angelica del primo uomo e delle sue magnifiche ragazzacce.
Quella era una delle cose che Adamo amava fare di più: Cantare e suonare.
La musica era sempre stata il suo miglior modo di esprimersi, mai niente di banale o prevedibile usciva dalla sua bocca quando abbracciava uno strumento, o nel silenzio intonava una piccola strofa. Quello era un dono che gli angeli non gli avevano mica dato, lo aveva sviluppato dentro di sé da solo, nel passare di tanti, tanti eoni. C'era qualcosa nei suoni armoniosi che lo faceva sentire con la testa meno pesante, libera da spiacevoli ricordi o oppressanti responsabilità.
Ma soprattutto, quando la musica era attorno a lui, il pensiero di quella cosa stava alla larga. Di quel momento che aveva cercato di rimuovere, di quella orrida creatura che...
Tra le note gli giunse un singhiozzo. Poi un'altro e un'altro ancora.
Adamo aprì gli occhi, realizzando solo allora che li aveva tenuti chiusi mentre cantava: Continuando meccanicamente a narrare il testo, da quanto l'aveva memorizzato, guardò confuso il pubblico: Tutti sembravano felici e spensierati. C'era chi rideva, ballava, beveva, scherzava...
E poi la vide.
Lì, al centro di quel enorme corpo mobile, c'era una ragazza dai chiari capelli biondi e lunghi, con una lieve sfumatura rosa alla fine della chioma. Indossava un candido vestito corto e leggero. Teneva la testa bassa, non riusciva a vederla in viso. Le mani giunte al seno abbondante tenevano stretto dolorosamente qualcosa di rotondo e rosso.
Una mela.
Eva. Pensò l'angelo, paralizzandosi mentre la metteva a fuoco.
Senza riflettere, lasciò la chitarra sul pavimento e saltò giù dal palco, mentre il volume della musica si alzava. Si precipitò nella direzione della ragazza, mentre la folla si eccitava ancora di più e le persone si muovevano senza alcun controllo in tutto lo spazio disponibile loro.
<<Cazzo! EVA! Eva!>> La chiamò, passando a fatica tra la gente stretta. <<Scusatemi, e che cazzo!>> sbottò dopo essersi preso uno spintone. Non inciampò per un pelo mentre cercava di evitare un cherubino con un mucchio di bibite tra le piccole braccia.
I suoi occhi vagarono in panico tra la calca, perdendola per un secondo: Quando si accorse che la sua adorata moglie era a un metro da lui, rise di gioia.
<<OH PER QUEL CAZZO, EVA!>> esclamò, fregandosene se qualche altro angelo l'avesse sentito e si fosse indignato.
La raggiunse, e finalmente si accorse che quei singhiozzi provenivano da lei: Eva stava...piangendo?
Adamo si morse nervosamente le labbra. Aveva, nella sua preoccupazione, la solida sensazione di cercarla da tanto. E adesso che l'aveva trovata, Eva era in uno stato dei peggiori. Piangeva e tremava molto forte, come una bambina.
Le mise le mani sulla spalle dolcemente, cercando di guardarla in volto. <<Che cosa c'è che non va? Tesoro, è successo qualcosa? Ti sei fatta male? Eva? Amore?>> Le domandò rapidamente mentre cercava una ferita o qualsiasi altra cosa che potesse spiegare quella crisi.
Eva non gli rispondeva. Adamo cercò di prenderle il mento con finezza, per alzarle il viso, ma lei lo scostò con veemenza.
<<Eva>>, la supplicò lui, disperato. <<Per favore, parlami. Dimmi cosa c'è che non va! Non tenermi così...>> si bloccò. La ragazza aveva appoggiato la mela contro il suo petto.
<< La...La mela?>> balbettò Adamo, confuso. Lei ripetè il gesto, un po' più forte.
Lui sobbalzò. <<C'è qualcosa che non va nella mela? Fammela vedere!>>.
Eva gliela porse e lui la prese, rigirandosela più e più volte tra le mani e studiandola da ogni prospettiva, allontanandola e avvicinandola dal volto. Ma quel frutto era più che normale: Rosso, rotondo, lucido e dall'aspetto dolce e invitante.
Essendosi assicurato che quella cosetta fosse innocua, Adamo si lasciò sfuggire una delicata risata. <<Eva, non ha niente.>>
Di tutta risposta, la ragazza si chiuse nelle spalle.
Adamo sospirò. <<E va bene! Te lo dimostro.>> disse, e senza più esitare diede un morso al frutto. Come si intuiva dall'aspetto, il sapore fu dolce e la mela si rivelò incredibilmente succosa.
Deglutì e le sorrise. <<Visto? Vuoi provarla anche tu? Non capisco proprio perché stavi->> i polmoni dell'angelo si serrarono improvvisamente.
Adamo lasciò cadere la mela e si portò una mano alla bocca e l'altra allo stomaco, in preda ai conati. Guardò terrorizzato Eva, e la sua paura potè solo aumentare mentre lei alzava il volto: Gli occhi erano sostituiti da fosse rosse, due orridi fori luminosi che le sfregiavano il viso. La bocca era una linea cremisi che andava da orecchio a orecchio.
Quella creatura scoppiò in una fredda e distorta risata, profonda, maniacale.
<<TE L'HO FATTA, IDIOTA! IDIOTA!>> urlò, gettando la testa all'indietro con isteria.
Adamo provò a gridare, per chiamare aiuto, ma appena schiuse le labbra sentì la bocca riempirsi di sangue. Con un sapore metallico in gola, finì per iniziare a vomitare quel orribile liquido cremisi.
La cosa lo guardava estasiata, come avrebbe fatto una ragazzina di fronte al suo spettacolo preferito.
La folla attorno a loro si trasformò in un miscuglio di ombre, innalzate sempre di più verso l'alto. La musica sembrava provenire da molto, molto lontano. Era stonata. Ovattata.
L'angelo cadde sulle ginocchia mentre rantolava, soffocando. Alzò, tremando, gli occhi lucidi su quel mostro: La cosa stava ricominciando a ridere, le spalle che saltellavano ritmicamente.
<<È così che doveva andare. Lo sai anche tu. Invece l'hai abbandonata. Non meriti di stare qui.>>
Battè un piede per terra, provocando una ragnatela di lunghe crepe sotto di loro.
Adamo, inorridito, tentò di tirarsi indietro, ma riuscì solo a spostarsi di poco. Non aveva più forze.
Il terreno si frantumò come vetro. E lui, urlando, precipitò nel vuoto, udendo solo la risata folle della sua più profonda paura.

#Angolo scrittrice! ~

E si, questa è la prima one-shot di Hazbin Hotel!
Spero che vi piaccia, ragazzi. Sì, l'avrei anche fatto uscire prima, ma come sapete la scuola è un grosso impegno per tutti gli scrittori di Wattpad. (O quasi tutti, meglio.)
Comunque non temete, cercherò di muovermi un po' di più con il continuo e cercherò di postare altri comic. Ne ho salvati parecchi.
Nel mentre potrei postare Humor, Headcanon e altre piccole curiosità!

Stay tuned☆

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