Capitolo 6(Prima parte)

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                                                   La prima una dama con occhio celato

Non appena le increspature del mare si arrestarono, il mio compagno di viaggio prese la parola: «Bene, adesso che sappiamo cosa dobbiamo fare, direi che possiamo metterci in viaggio».

Feci un leggero cenno di assenso con il capo, fissando il punto dove era sparita Ambra.

« Chissà perché avrà reagito in quel modo?» mi chiesi.

«Sarà meglio incamminarci dopo che il sole sarà sorto» disse poi Lightman, sedendosi e appoggiando la schiena contro un pilastro roccioso, seguito da Haise che gli si acciambellò accanto.

Di nuovo, acconsentì rimanendo nel mio mutismo pensieroso e mi sedetti anche io in prossimità della lapide spoglia. Nella grotta calò un silenzio profondo, così intenso che neanche le onde, che si scontravano contro la superficie scogliosa, riuscirono a infrangere. Invidiai il parapsicologo che, a braccia conserte, era caduto in un sonno ristoratore, io invece ero troppo eccitato anche solo per permettere a Morfeo di catturami nella sua rete.

Venni scosso da un forte tremore, i vestiti erano ancora zuppi e sicuramente l'umidità della grotta non li avrebbe mai fatti asciugare. Era incredibile, fino a quel momento non me ne ero reso conto e lo stesso valeva per il leggero bruciore all'avambraccio sinistro. Stesi il braccio sotto una lucina fluttuante e mi accorsi di un forellino poco profondo inciso sulla carne, accerchiato da un alone di sangue secco. Sembrava quasi l'impronta di un canino appuntito e, immaginai, essere il risultato dello scontro tra il mostro e Ambra. Fu il rumore di qualcosa che si agitava tra le acque, proprio dove poco prima era fuggita Ambra, che mi distrasse dai miei pensieri. Il mio cuore perse stranamente un battito quando una testolina ambrata emerse tra le increspature marine.

Ambra era tornata. La sirena si sedette sullo scoglio e, ancora una volta, rimasi affascinato nel vedere quel corpo affusolato svestirsi dell'acqua del mare. La sua lunghissima coda prese a vibrare e al suo posto spuntarono due gambe sottili e lunghe. Con un'andatura oscillante, che la rendeva ancora più sensuale ai miei occhi, mi si avvicinò. Assaporai la sapidità marina sulle sue labbra nel preciso momento in cui toccarono le mie, il cuore fece un sobbalzo doloroso nell'udire quelle uniche parole detta a fil di voce: «Mi dispiace».

Trasalii di colpo rendendomi conto, dopo che il velo del sonno liberò i miei occhi, che della sirena non c'era ombra. Era stato tutto un sogno. Nonostante l'agitazione, alla fine avevo ceduto anche io al sonno e mi ero addormentato contro il muro della grotta. Dall'esterno i primi colori dell'alba definirono le fisionomie degli elementi all'interno della grotta, rendendola meno austera.

Vidi Lightman in piedi davanti a me che mi fissava. Temevo avesse capito il motivo del mio risveglio agitato, anzi ero più che sicuro che sapesse; che si fosse infiltrato nella coltre dei miei pensieri e, come uno spettatore invadente, avesse osservato quello che era successo.

Mi alzai rivolgendogli uno sguardo imbarazzato.

«È ora di andare» mi disse con quel suo fare imperscrutabile, dirigendosi verso l'uscita della grotta, insieme al cucciolo che gli saltellava accanto.

Prima di seguirlo, mi soffermai per qualche secondo a osservare la lapide che adesso risplendeva di un rosso chiaro.

Non appena misi piede fuori, riuscii finalmente a godermi il tanto desiderato tepore solare che mi scaldò il cuore e il corpo infreddolito. Senza perdere tempo, prendemmo un sentiero scosceso, attraversando una piccola zona boscosa, che ci condusse ai piedi della montagna. Quando l'avevo vista dalla spiaggia mi aveva dato l'impressione di una montagna esile. Ma adesso che avevo cambiato prospettiva e mi trovavo ai suoi piedi, mi rendevo conto che il termine "esile" sminuiva la sua vera natura. Era un ammasso di rocce clastiche scure di uguale dimensione, incastrate in un mosaico perfetto che si estendevano fin sopra il cielo. Sul versante, facevano capolino macchie sparse di vegetazione incolta, imbrunita della brutalità dei raggi solari, e grosse radici che avevano bucato la roccia.

Mnimi-Lo scrigno dei ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora