6. Suspected

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La sera del ballo

George

Ero ubriaco.
Decisamente troppo ubriaco.

Mi ero scolato metà della ciotola di punch alla frutta allungato con molta molta vodka.

Mike stava ballando con credo Roxy o forse era un'altra studentessa ma poco mi importava.

Quel dio greco era troppo bello per essere etero e aveva anche un culo troppo tondo.

Ingoiai l'ultimo sorso del liquido amaro che avevo versato nel bicchiere che tenevo in mano.

Mi allentai il papillon e sbottonai un bottone della mia giacca rosa. Mi avevano fissato già in cinque da quando ero entrato in sala, come se non conoscessero il mio stile.

Da quando mi avevano fatto outing l'anno prima avevo dato una svolta alla mia vita, niente più jeans larghi e felpe enormi, solo cose che mi facevano sentire bene e in pace con me stesso.

E poi, il rosa mi stava da dio e mi rendeva terribilmente sexy.

Ora Mike si era fermato abbandonando il suo posto da cavaliere galante dal culo troppo sodo per non essere almeno bisessuale e si era messo a sedere su una sedia.

Ero troppo sbronzo per accorgermi di star camminando verso di lui, forse barcollando o andando a sbattere contro qualcuno.

Appena fui a pochi metri da lui iniziai ad urlare, in fondo quella era la mia specialità.

«Mikyyy! Cosa ci fai qui tutto solo?»

«Non sono affari tuoi, George.»

Alzai gli occhi al cielo e sbattei i palmi sulle sue ginocchia unicamente per provocarlo.

Se non fosse stato gay, ce lo avrei trasformato.

O era meglio dire convertito? Non lo so, ero troppo confuso per pensare a certi dettagli.

Forse si alzò da solo o forse lo tirai per le braccia, ma in qualche modo ci ritrovammo entrambi in piedi l'uno di fronte all'altro.

Era ingiusto.

Come faceva a essere così alto? E come poteva avere dei bicipiti così allenati e stretti dentro alla giacca?

«Miky...»

«Che vuoi ancora?»

Lo osservai un minuto. La maschera gli copriva metà della faccia e i capelli erano sciolti, liberi dalle treccine che si faceva di solito e si era pure rasato.

«Ti va di ballare con me?» Chiesi, anzi, sussurrai al suo orecchio.

Mi ero dovuto mettere sulle punte e anche se la cosa mi faceva imbestialire, quando vidi la pelle scura di Mike adombrarsi all'altezza delle guance, la rabbia mi scivolò via in un istante.

Ghignai soddisfatto e, non so bene cosa feci con la lingua e il mio labbro inferiore, ma fatto sta che il mio Miky mi accerchiò i fianchi con le mani e io sospirai.

«Sta fermo cazzo.» Questa volta era Mike a sussurrare ad un soffio del mio lobo. Rabbrividii.

Gli appoggiai entrambi i palmi sulle spalle e lo spinsi verso il centro della pista, in qualche modo riuscimmo ad accordarci con gli altri anche se erano più le volte in cui gli pestavo i piedi che altro.

«Ringrazia che non mi riconoscerà nessuno, George.» Sbuffai. Mi sarei voluto arrabbiare ma non ne avevo le forze.

La stanza vorticava insieme a noi e le tartine mi stavano dando allo stomaco.

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