Can't go back, I'm haunted

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Io osservavo Dadda con occhi pieni di preoccupazione mentre sedevamo al tavolo del ristorante. La sua solita allegria sembrava offuscata da una tristezza profonda, e non riusciva a distogliere lo sguardo dal cellulare, come se cercasse rifugio in esso.

"Dadda, tutto bene?" chiesi, stringendogli la mano con affetto.

Lui cercò di sorridere, ma i suoi occhi tradivano una sofferenza che non riusciva a nascondere. Awed, dall'altra parte del tavolo, sembrava altrettanto preoccupato, mentre Riccardo e io discutevamo animatamente dei nostri progetti futuri.

"Dadda, perché sei così triste?" chiesi di nuovo, sperando di poterlo confortare.

Invece di rispondere, Dadda mi abbracciò forte, come se volesse proteggermi da qualcosa di invisibile. Lo baciai sulla guancia, cercando di ignorare la tensione nell'aria.

Mentre continuavamo a parlare, notai che Dadda sembrava completamente estraneo alla conversazione. Il suo sguardo era perso nel vuoto, e il suo viso tradiva un'emozione che non riuscivo a decifrare.

"Dadda, ascolti quello che stiamo dicendo?" chiesi, sperando di ricondurlo alla realtà.

Ma lui sembrava incapace di concentrarsi, come se i suoi pensieri fossero altrove. Fissava il vuoto con gli occhi lucidi, come se cercasse di trattenere le lacrime.

Awed, notando la mia preoccupazione, posò una mano sulla mia mano con un'espressione di comprensione. Anche lui sapeva che c'era qualcosa che non andava.
Dadda, per non farsi chiedere in continuazione, cominciò a farmi complimenti e a darmi attenzioni, come se volesse distogliere l'attenzione dalla sua tristezza. "Amore, dobbiamo andare a Londra insieme," disse, cercando di sorprendermi con le sue parole.

"Dadda, perché sei così triste?" chiesi di nuovo, sperando di poterlo confortare.

Invece di rispondere, Dadda continuò a farmi complimenti e a darmi attenzioni, come se volesse distogliere l'attenzione dalla sua tristezza. "Amore, ti devo comprare un sacco di gioielli," disse, cercando ancora una volta di distogliere l'attenzione.
La mia frustrazione raggiunse il culmine. "Daniel, dimmi subito che cazzo è successo!" gli dissi, con voce ferma.
Dadda sembrava sorpreso dalla mia reazione, ma capì che non poteva più evitare di affrontare la situazione. Con un cenno, gli indicai di seguirmi in bagno per parlare.
Mentre ci allontanavamo, sentii la voce sarcastica di Riccardo alle nostre spalle. "Ora andate a scopare nel bagno altro che parlare, ma dai," disse con un sorriso beffardo.
La mia rabbia si trasformò in un gesto deciso: alzai il dito medio verso di lui, mandandolo a fanculo con uno sguardo carico di determinazione.

Entrati nel bagno, ci guardammo negli occhi, avvolti da un silenzio carico di tensione. Sentivo il cuore battere forte nel petto mentre osservavo Dadda, desiderando ardentemente di comprendere cosa lo tormentasse così profondamente.

"Dadda," iniziai con voce tremante, "per favore, dimmi cosa ti sta succedendo. Non sopporto vederti così triste, e se non mi dici cosa c'è, rischio di mettermi a piangere anch'io."

Le sue spalle si afflosciarono leggermente, come se il peso del suo segreto fosse diventato improvvisamente più leggero. Con un'espressione vulnerabile, mi guardò negli occhi e iniziò a raccontarmi qualcosa di cui non ero mai stata a conoscenza.

"In verità non è nulla di che, mi è passata solamente così per la testa" cominciò, la voce impastata dall'emozione. "Quando ero alle medie, c'era un professore che mi violentava"
Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco, e sentii le lacrime salire alle mie ciglia. Mi avvicinai a lui, stringendogli la mano con forza per mostrargli il mio sostegno.
"Mi faceva sentire come se non fossi degno di nulla, come se non avessi valore," continuò, la voce tremante. "Diceva che nessuno mi avrebbe mai amato, che non sarei mai stato in grado di fare strada nella vita. Persino mi fece andare da uno psicologo, pensando che fossi uno stupido."
Ma mentre Dadda parlava, qualcosa scattò nella mia mente. Il pensiero che le parole crude e spietate di quel professore si fossero ritorse contro di lui, ora che Dadda era amato da milioni di persone, mi attraversò come un lampo.
"Dadda," dissi con un filo di voce, " il karma ha fatto il suo giro. Ora sei circondato dall'amore di tante persone che sacrificherebbero di tutto per vederti felice. Forse, in qualche modo, è la tua rivincita su quelle parole crude e spietate."

ENCHANTED TO MEET YOU//𝓓𝓪𝓷𝓲𝓮𝓵 𝓓'𝓪𝓭𝓭𝓮𝓽𝓽𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora