è forse amore?

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Pugni e tagli non mi fanno
piú male.
Mi serve qualcosa di piú forte
per farmi amare.

il tragitto verso casa mia lo passammo in silenzio, camminavamo uno accanto all'altra ma senza sfiorarci mai, evitavamo ogni contatto fisico o visivo: bisognava mettere dei paletti.
la città era vuota, non c'era neanche un cane in giro e l'unico suono che si poteva udire era quello delle macchine in lontananza che fuggivano verso mete migliori.

non spiccicammo una parola neanche quando entrammo nell'ascensore per arrivare al mio appartamento e in quel momento realizzai che quella sarebbe stata la prima volta che ci sarebbe rientrato dopo la sera in cui mi aveva lasciata lí da sola a consolarmi nell'oscurità della mia stanza.
non fui in grado di piangere, le lacrime non fuoriuscivano e provai a sforzarmi in tutti modi per scoppiare in un pianto disperato e liberarmi di tutta la malinconia, ma era come se avessi finito le lacrime e ciò mi fece innervosire ancora di più rispetto a quanto già non lo fossi.
passai quella notte completamente insonne, non chiusi occhio per un minuto e la mia mente vagava domandandosi dove lui potesse trovarsi e rimuginando su ciò che era appena accaduto.

aprii la porta di casa con lui dietro il mio corpo che aspettava pazientemente, sentivo il suo sguardo su di me e sapevo che anche lui non aveva la più pallida idea del perchè gli avevo chiesto di salire.
entrammo silenziosamente e accesi subito la luce, illuminando il mio appartamente e dandoci la possibilità di arrivare in salotto, prendendo posto ognuno agli estremi opposti del divano.
aspettai che lui parlasse, avrei voluto che lo facesse di sua spontanea volontà, che mi spiegasse cosa gli stava accadendo e perchè si era comportato in quel modo.

si strofinava le mani l'una contro l'altra in preda al nervosismo mentre io ero immobile, seduta sui cuscini. dovetti aspettare un po' prima che cominciasse ed attesi in silenzio.
"allora..." irruppe nel silenzio. "credo di doverti spiegare un po' di cose." disse sbuffando e riaggiustandosi nella sua posizione ma avevo capito che non era esasperato a causa mia, ma perchè si stava sforzando molto in quel momento, ritornando indietro nel tempo per spiegarmi l'origine del malessere che si portava dietro da tanto. sapevo che la conversazione sarebbe stata lunga e non dissi una parola per non interrompere lui e il suo flusso di pensieri.

si strofinò una mano sul volto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e protraendosi in avanti.
"non so bene cosa ho, ma qualunque cosa sia ce l'ho da molto tempo." la sua voce era un sibilo e sembrava molto più profonda del solito. aspettai che continuasse e sapevo che avrebbe fatto male.

"sono stato male per la prima volta quando ero ancora a baggio. è stato molto peggio rispetto agli episodio che ho avuto con te." sentirlo parlare era come sentire mille lame trafiggermi per tutto il corpo, non volevo credere che stesse così male.
"poi ho cominciato ad averli più frequentemente, quasi ogni volta prima di un live." fece una pausa.
"non è sempre così grave, ma sento sempre un'ansia perenne. è come se non mi abbandonasse mai."
evitava in ogni modo il mio sguardo, guardando per terra il tappeto, la tv, le sue mani con cui giocava, scrocchiandosi le nocche.

"ho questa cosa per la quale sono convinto di dovercela fare da solo, non accetto l'aiuto di nessuno. al massimo può capitare che io abbia questi momenti davanti a qualcuno, come ho fatto con te, ma non spiego mai perchè ce li ho. non lo so bene neanche io." volevo solo abbracciarlo e stringerlo a me come un figlio, passargli tutto il mio amore per lui. pensare che invece io mi sarei fatta in quattro per tirarlo fuori da quella situazione e lui non voleva nessun tipo di aiuto mi ruppe il cuore in mille pezzi.
come avremmo fatto?

"ma tu vuoi stare meglio?" mi parve di capire che ormai si era talmente tanto abituato a quello stato d'animo che inconsciamente lo scambiava per normalità, rendendolo la sua comfort zone.
la domanda lo spiazzò talmente tanto che quando finalmente mi guardò negli occhi aveva dipinto uno sguardo spaventato, quasi terrorizzato a causa della domanda che gli avevo appena fatto.
rilasciò cadere la testa, osservando le sue scarpe.
"non lo so." silenzio "non so se ho le forze per farlo."
fece una pausa, riordinando i pensieri.
"non lo so, cazzo. non so niente, non ci sto capendo niente. so solo che non ce la faccio più a stare così."
la sua voce si alzò in preda alla collera, si stava spezzando e mi parve di sentire un singhiozzo a metà, ma non riuscii a vedere il suo volto.
"è una merda questa cosa, sento che mi mangia le energie. non so come farò domani con il live."
forzò una risata per sdrammatizzare quel discorso che stava diventando veramente molto pesante per entrambi.

mi avvicinai, sedendomi accanto a lui e gli misi una mano sulla gamba. lui mi guardò con tanta tristezza e malinconia negli occhi, sorridendo debolmente. riuscii a scrutare delle piccole lacrime agli angoli di essi e sentii il mio cuore affondare.

"vuoi il mio aiuto?" con quelle parole cercai di non risultare invasiva, non volevo che mi rispondesse di sì solo perché ero io ma perché ne fosse davvero convinto. quello che volevo fare era solo aiutarlo.
i dread gli ricadevano selvaggi davanti al volto, ne presi un paio e glieli misi dietro l'orecchio.
non rispose, ma cominciò improvvisamente a piangere. piccoli lamenti e singhiozzi uscivano dalla sua bocca riempiendo tutta la stanza, sentivo il suo corpo tremare e gli posi una mano intorno alle spalle, cercando di rassicurarlo.

"lo vedi questo?" mi mostrò la mano destra ma l'unica cosa che riuscii a vedere furono le sue nocche arrossate, quasi viola a causa dei lividi e con croste di sange ovunque. si era fatto del male un'altra volta.
"io non so perchè lo faccio, ho tanta rabbia dentro di me." pianse ancora disperato, prendendosi i dread tra le mani e stringendoli a causa della frustrazione.
ogni volta che mi faceva vedere i suoi lividi mi sentivo impotente davanti a tale visione, e provavo tanta frustrazione verso me stessa perchè non sapevo in che modo aiutarlo.
forse dovevo lasciarlo da solo? lasciarlo sfogare e poi parlargli razionalmente? ma come potevo fare ciò? l'ultima cosa di cui aveva bisogno era essere abbandonato.
non sapevo cosa dirgli, qualsiasi cosa mi sembrava futile in quel momento, niente l'avrebbe risollevato.

"scusami." disse asciugandosi le lacrime, tirando su con il naso e riprendendo fiato.
"non ti devi scusare." gli accarezzai la schiena coperta da un maglione verde. "sono qui per te."
mi sorrise debolmente in risposta, strofinandosi le mani e ispirando profondamente un'altra volta.
gli posai un bacio sulla guancia e gli asciugai un'ultima lacrima rimasta sul suo volto.
attesi per un momento ma lui si alzò improvvisamente ripulendosi per l'ultima
volta la faccia e si incamminò vedso la mia stanza.

"io andrei." disse appoggiandosi allo stipite della porta. stava fuggendo o si sentiva di troppo?
"sei stanco?" gli chiesi. aveva delle grandi occhiaie che gli solcavano gli occhi, sembrava
non dormisse da tanto.
"abbastanza."
"puoi dormire qui se vuoi."
era un botta e risposta, ma quelle parole le intendevo davvero. non volevo ritornasse a casa per stare da solo, se doveva stare male poteva farlo con me.

"grazie." mi disse sussurrando, al che mi alzai anche io per andare in camera.
quando fummo pronti per andare a dormire mi misi sotto le coperte con lui al mio fianco.
sentii subito il calore del suo corpo così vicino al mio e ne fui confortata, mi strinse in un abbraccio e posai la testa sul suo petto, riposandola lì.
la luce era spenta e si sentivano solo i nostri respiri sconnessi, mentre cercavamo di prendere sonno.
quando all'improvviso lui parlò di nuovo.

"ti amo."
due parole, cinque lettere.
il mio cuore crebbe dentro di me e ebbi paura che lui riuscisse a sentire il mio battito, che accelerò immediatamente. non provai mai tanto amore come in quel momento.
sorrisi nel buio, rifugiando il volto nell'incavo del suo collo e sentendo i suoi dread solleticarmi il collo.
"anche io ti amo."
la sua presa su di me si fece più stretta e sentivo le sue dita premere sulla mia pelle, accarezzandomi la schiena. mi lasciò un piccolo bacio sulla testa.

ci stavamo cacciando in un bel guaio.

peccati, ghali.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora