baggio

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anche se scappo dal quartiere
lui non scappa da me.

quando penso a lei mi viene sempre in mente il giallo. un colore caldo ma non eccessivamente, che ispira pace e tranquillità a chiunque si avvicini a lei, si percepisce il suo calore a metri di distanza.
sempre con il sorriso sulle labbra, rischiarava ogni mia giornata e liberava la mia mente da qualsiasi pensiero. la sua risata era il mio suono preferito e l'avrei potuta ascoltare per ore parlare dei suoi interessi e di tutto ciò che le occupava la mente.

era quel tipo di ragazza della quale non ti scordi facilmente, sempre se provi a farlo: ti si inchiodava nei pensieri e da lì non si smuoveva, neanche se eri tu stesso a obbligarla.

erano stati infiniti i pomeriggi trascorsi nella solitudine del mio studio durante i quali rimuginavo fino allo sfinimento riguardo a lei e riguardo al nostro rapporto non ben delineato e definito. ma andava bene così, finchè ci saremmo stati l'uno per l'altra non ci sarebbero stati problemi. o forse era proprio questo a creare scompiglio tra di noi? forse era proprio la sua estrema disponibilità nei miei confronti che mi faceva dannare, mi faceva sentire un ingrato, come se occupassi tutto il suo spazio impedendole di pensare ad altro.

non volevo questo, non desideravo che lei passasse tutto il suo tempo concentrata su di me, non volevo farla stare male. ma era come se mi sentissi obbligato a farlo, inconsapevolmente si intende, perchè quando quella sera ci fu quella discussione tra di noi che terminò con il mio allontanamento, avevo intuito che in ogni caso, con la mia presenza o meno, lei sarebbe sempre stata accorta nei miei confronti, mi avrebbe sempre portato nei suoi pensieri.

e ne ebbi la conferma ufficiale nel momento in cui, durante una mattina di marzo, mi chiese di presentarle i miei amici di baggio.

"perchè non mi fai conoscere i ragazzi con cui stavi al bar quella sera? sembrano simpatici."

aveva un sorriso sincero sul volto mentre pronunciava quelle parole che mi scossero così tanto che ci misi un attimo a rispondere.

desiderava conoscere i miei amici, quei ragazzi scapestrati con i quali avevo trascorso i miei anni a baggio, coloro che non mi avevamo mai abbandonato. ma gli stessi che dal quartiere non erano mai fuggiti ed erano rimasti incastrati tra le popolari, senza andarsene mai, incapaci di lasciarsi il passato alle spalle.

"ti avverto, baggio non è un bel luogo."

cercai di metterla in guardia dal quartiere, sapendo che non l'aveva mai visitato. mostrandoglielo mi sarei aperto completamente con lei, le avrei fatto vedere una parte della mia vita che mai avevo condiviso con nessuna ragazza. ma lei non era una qualunque.

"non importa. se a te va bene andare, allora va bene anche a me."

mi sorrise ancora, accarezzandomi la guancia in modo dolce e rassicurante.

quando arrivammo, parcheggiai la macchina vicino alle case popolari, proprio dietro il campetto da basket che mi aveva cresciuto.

quella era la prima volta che ritornavo a baggio dopo quasi dieci anni, durante i quali non ci avevo messo piede, era rimasto solo nei miei pensieri e per quanto cercassi di scacciarlo via, trovava sempre un modo subdolo per riaffiorare nella mia mente.

sospirai profondamente, appoggiando un braccio sul tetto della macchina. quegli edifici non erano cambiati neanche un po', sovrastavano sopra di noi con la loro imponenza e ogni finestra prendeva le sembianze di un occhio pronto a seguire tutti i nostri passi, scrutarci fino a che non saremmo spariti dalla sua vista.

peccati, ghali.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora