Hai passato il segno

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Gabriel


Eroavvolto da un profumo familiare misto a qualcosa che non conoscevo,era come essere abbracciati dalle spire di un serpente. I mieimuscoli erano molli, rilassati. Ero sopraffatto da uno stato dibenessere che non mi sapevo spiegare.
Per un momento mi domandaida dove venisse ma qualcosa spazzò via la domanda come fumonell'aria.
Strano.
Mi sentivo alla deriva nella pace, lanecessità di controllare ogni cosa che mi circondava stavalasciando il mio corpo, come fosse un liquido da cui venivodrenato.
Una voce da lontano chiamava qualcuno, ero certo nonstessero chiamando me, nessuno poteva volermi, qualcosa mi avevaspogliato di chi ero diventato e restavo solo io, una carcassa senzapotere, non importavo a nessuno. Una forza sconosciuta mi aprì gliocchi e qualcosa riaffiorò alla mia memoria: Eliza. La vidi sullaporta.
Certo, la stavo aspettando per andare a casa, mi sentivointorpidito, avrei voluto sorriderle, ma il mio corpo non rispondeva,mi sentivo anestetizzato, qualcuno sussurrò al mi orecchio che eranormale, di non oppormi. Riuscii ad aprire bocca:
«Hai giàfinito?» Eravamo alla torre, ero seduto alla mia poltrona eppurequalcosa non tornava. Ancora quel profumo mi riempì e mi strappò lacoscienza di dosso, facendomi sprofondare nella palude di oblio incui ero stato.
In cui stavo bene.
Ero stanco, incapace di muovermi,desideravo dormire, desideravo la pace, qualcuno mi stava aiutando asvestirmi.
Ancora una voce distante, lontana.
Dov'eraEliza?
Aidoneus!
Ero io, quel nome eramio, ma solo lei lo usava. Chi mi stava chiamando?
Per glidei della notte Gabriel svegliati!
Parassita?
Porcaputtana, finalmente ci sei!
Mi infastidiva quando era cosìscurrile.
Sei fastidioso come al solito. Fecicome per girarmi nel letto per tornare allo stato di torpore da cuiero stato strappato.
Non andare! Sta usando un filtrod'amore!
Fu come accendere un interruttore, mi resi conto chequello che stava succedendo non era naturale, non ero io, non mipiaceva perdere il controllo, non avevo bisogno di pace e dov'eraEliza?
Piaga dammi una mano.
Con piacere, mapromettimi che ammazzi questa stronza.
Non sapevo a chi sistesse riferendo, non ricordavo cosa fosse successo dopo l'incontrocon Dama Patrizia, ma qualcuno mi stava manipolando e dovevo uscireda questo stato, in fretta.
La rabbia era sempre stata l'emozionein cui incanalavo il mio potere, così lasciai che l'altro me miricordasse quanto avessi perso. Il vuoto che aveva lasciato nel miocuore il tradimento del primo amore, quando avevo cercato di renderlavampira e lei mi aveva venduto ad un cacciatore. Quanto dolore avessefatto la morte di Altea tra le mie braccia, mentre si trasformava incenere e mi bruciava le dita. Quando Corilo aveva fronteggiato ilsole perché vivere senza chi amava era insostenibile per il suocuore sensibile. Ricordare la perdita dei miei figli riuscì ariaccendere le braci dell'ira dovuta all'impotenza che avevo sentito.Nella palude in cui ero sprofondato divampò un incendio, bruciaiogni cosa che si trovava sul mio cammino.
Finalmente l'incanto si ruppe. Mi sentii cadere nel miocorpo come se fossi stato gettato da un palazzo, sfoderai gli artiglie mi avventai su chi era su di me. La nebbia nei miei occhi si diradòlentamente, fino a che non vidi chi avevo trafitto: Sofia, con gliocchi sgranati inondati di lacrime, inchiodata alla scrivania comeuna farfalla da collezione, con la mia mano che le perforava unaspalla, mentre con l'altra le stringevo il collo dalla pellebianca.
Strinsi gli occhi sentendo quel profumo nauseantearrivarmi alle narici di nuovo.
Lei cercò di parlare portandosiil braccio sano alla gola.
Desideravo spezzarle la spina dorsale estrapparle la testa, sarebbe morta senza nemmeno accorgersi di cosafosse accaduto.
Il parassita alimentava come un folle il mio cuoredi furia pura, distillata dalle peggiori esperienze della mia vita, sentivo il fuoco bruciarmi dentro, trattenuto a stento dalla pelle.
«Scegli con cura le parole e rispondi brevemente.Perché?»
Allentai di un paio di centimetri la presa, mi resiconto di essere a torso nudo, la cintura penzolava dai pantaloni.
Leideglutì, la paura le scorreva nelle vene e la faceva dimenare sottola mia presa come un insetto a cui è stato reciso un arto.
«Mi..hai chiamata dicendo che era finita, non mi hai dato spiegazioni, hosaputo da altre persone che avevi trovato l'animale che risponde altuo richiamo. Non volevo perderti.» Grosse lacrime le scesero dagliocchi chiusi mentre il rossetto sbavato sulla sua bella bocca simischiava al sangue.
Scesi in profondità nella spalla, aprendomaggiormente lo squarcio nelle ossa rotte e leì grido, ne strozzaiil lamento stringendo la presa attorno alle corde vocali.
«Nonsono mai stato tuo, il nostro era un contratto, ed è finito.»
Senzasforzo le spezzai il collo e perse conoscenza.
Respirai a fondo ea lungo dominando il mio istinto di decapitarla. Senza un processo,senza un'accusa, anche se era una vampira sotto il mio dominio, sareiincorso in grosse conseguenze.
Espirai con forza e lalasciai, cadde a terra con un tonfo. Le scarpe con il tacco eranorovesciate sul pavimento, il vestito le arrivava alla vita, lasciandoesposta la lingerie nera di pizzo.
Non ho mai capitocosa ci trovassi.
Non gli risposi, perché stavo pensandola stessa cosa.
Azionai il ricircolo dell'aria a piena potenza,quell'odore doveva sparire, mi accorsi che stesi a terra giacevanotre giaguari, tra cui David. Il filtro che aveva usato doveva esserestato potenziato da un incantesimo, era illegale ma non era possibileprovarlo se non si aveva la fiala della pozione.
Qualche tempo inuna bara di titanio con catene d'argento le avrebbe sciolto lalingua, avrebbe confessato e spero denunciato la strega che l'avevafabbricato. Se aveva steso anche me avevamo a che fare con una stregapotente strapparle i poteri non sarebbe stato facile.
I giaguarirespiravano, bene. Chiamai chi era di guardia e predisposi ciò chedoveva essere fatto di Sofia, poi fu come essere colpito da unfulmine.
Eliza!
La cercai attraverso il nostro legame, latrovai e bussai.
Nulla, la porta restò chiusa.
Provai dinuovo.
Non potevo entrare.
Eppure ero certo potessimo sentircianche a grandi distanze, qualcosa non andava.
Il sole stavasorgendo, non potevo lasciare la torre, imprecai ad alta voce, presiil telefono.
Ti ha vista con Sofia.
Cosa?
Tiho gridato contro ma l'effetto della pozione era troppo forte, non misentivi, ho cercato di svegliarti più volte, è entrata in ufficiomentre Sofia si stava strusciando su di te come una cagna incalore.
Merda.
Mi rimisi la camicia mentre Allabussava alla porta aperta, vestita in un completo nero con i capelli biondiraccolti in una coda, era alta quasi quanto me e altrettanto larga dispalle.
«Entra.»
«Signore è stata vista lasciare l'edificiocon la signorina Pucci e Dama Patrizia.»
Perché?
Perchésecondo te quell'opportunista si lasciava sfuggire un'occasione d'orocome quella che le hai presentato su un piattod'argento?
«Signore.»
Annuii per consentirle diproseguire.
«Un team sta arrivando alla torre per verificare seci sono stati danni strutturali.»
«Per quale motivo?»
Vidiil dubbio sul suo volto, non era da lei esitare, poi ricomponendosidisse: «Per la scossa di terremoto, la struttura èantisismica, ma vanno fatti comunque dei controlli, pare chel'epicentro sia stata proprio la torre.»
La mia espressioneperplessa doveva essere palese perché mi allungò il propriocellulare con un video trasmesso al telegiornale dell'ultima ora chevedeva la notizia di un terremoto in pieno centro, fortunatamente nonc'erano stati morti, solo feriti lievi e nessun crollo.

Abbraccia la notteTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang