[23] un venerdì sotto le stelle

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Un venerdì qualunque
sotto le stelle
che bisbigliano di noi
perché emaniamo una luce a loro sconosciuta
perché brilliamo di lampi scarlatti
perché non riusciamo a spegnerci
da ormai anni.


"Tu' nunna è na santa. Devo chiamarla personalmente pe falle i complimenti," disse Manuel, pulendosi le labbra con un tovagliolo per eliminare i residui della torta salata che avevano appena finito di mangiare.
La casa era silenziosa e da fuori si percepiva solo il fruscio lento del vento tra gli alberi, che avrebbe cullato Simone in un sonno tranquillo e privo di sogni se non fosse stato impegnato ad osservare ogni azione che Manuel compiva davanti a lui.
Il modo in cui si alzava le maniche della felpa, la smorfia di fastidio quando la sua forchetta aveva grattato il piatto, il suo pomo d'adamo che si muoveva ad ogni sorso d'acqua fresca che beveva come fosse nettare degli dèi.
Simone non era riuscito a distogliere lo sguardo per un secondo.
"Prendo il gin? Cominciamo la nostra serata alcolica?" chiese Manuel, facendo stridere la sedia contro il pavimento e dirigendosi verso il frigorifero.
"Sì. Prendo i bicchieri."

Venti minuti dopo i loro cocktail erano già a metà, abbandonati sul bordo della piscina vuota della villa, e il fumo volava via dalle labbra dei due ragazzi, stesi uno accanto all'altro, e saliva verso un cielo limpido cosparso di stelle.
"Sicuro che ce esci domani co' Mirko?"
"Sì Manuel, te l'ho già detto. Ormai ho accettato, non mi piace dare buca senza motivo."
"Ma io un motivo te l'ho dato, e pure parecchio valido, sei tu che non me stai a senti' mai," sbuffò Manuel, aspirando dalla sigaretta. "Sto cercando de risparmiatte na sofferenza inutile."
"Manuel," rise Simone, sollevandosi su un gomito per guardare l'altro in faccia. "Non sono innamorato di lui, non lo conosco, non so nemmeno se mi piaccia, non soffrirò."
Il silenzio calò tra i due, come a suggerire che i loro pensieri fossero abbastanza rumorosi da tenergli svegli per altre ore.
"Vado a prendere altro gin," suggerì Simone, senza ricevere risposta.

"L'altro giorno si è avvicinata Nina a parlarmi," disse Manuel, quando l'altro tornò con la bottiglia verde dell'alcolico in una mano e la tonica frizzante al limone nell'altra. "M'ha detto che glie manco, che secondo lei ho sbagliato a lascialla."
"Secondo te hai sbagliato?"
"Io nun l'ho mai amata, Simò. Non so perché me fossi fissato così tanto co lei, forse mi sembrava una sfida o me faceva pena per la storia della figlia e basta, perché so cosa voglia dire sta' senza un genitore, avecce na mancanza del genere.
Ma poi per il resto non me piaceva come parlava degli amici mia, nun aveva fatto amicizia co' nessuno, mia madre nu la poteva vede' e co' tuo padre aveva fatto un mezzo casino, tu non le piacevi e io non riuscivo a sta' co' una persona che nu se sapeva circonda' delle persone mie."
"Ma perché ci hai perso così tanto tempo dietro allora? Se ti va di dirmelo," sussurrò insicuro Simone, sedendosi a gambe incrociate. Restare steso non favoriva il giusto flusso di pensieri, e dire la parola sbagliata in quel momento avrebbe potuto mandare Manuel in un silenzio irrecuperabile.
"Perché me faceva comodo. Me distraeva. C'avevo tante cose che nun capivo in testa e lei me n'ha spente mezze. Finché non m'ha aggiunto altri problemi alla pila già parecchio alta dei miei, come se dovessi risolverli io. Poi me sentivo solo, mia mamma me nascondeva segreti, Viola nun me parlava, tu stavi sempre co' Mimmo. Non c'avevo più un posto a cui appartenere. Lei me l'ha dato, per un po'."
"Non stavo sempre con Mimmo," s'imbronciò Simone. "Non più di quanto tu non stessi con Nina, comunque."
"Lui lo amavi?"
"Sì," sussurrò Simone. "Me ne sono accorto subito che l'amavo, forse troppo presto affinché fosse abbastanza vero. Però, Manuel, veramente, l'ho amato in un modo in cui non pensavo fossi capace. C'aveva i giri suoi, e i suoi problemi, ma mi voleva bene veramente, mi trattava con i guanti e mi faceva ridere così tanto. Nessuno m'aveva fatto stare così."
"Nemmeno io?"
Simone si bloccò. Non gli sembrava consono confessare dopo due gin lemon e due birre che Manuel l'avesse fatto sentire come un meteorite precipitato sulla terra, affascinante e luminoso durante la caduta ma in mille pezzi nell'effettivo impatto. L'aveva illuminato e spento e di quella luce Simone non s'era più saputo riaccendere.

versi dispersi (socmed simuel)Where stories live. Discover now