3.

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Se solo fossi lì con te...

Se sei sicuro
Ricontrolla.
Perché è la sicurezza
Che inganna realmente.
Gaia.S.

☆☆☆

Appena arrivata a casa dopo la spesa, mi hanno sgridata, come al solito, per il ritardo. E sono anche andata a letto senza cena, però almeno, mi hanno concesso di fare la doccia.

Mi preparo per fare il più velocemente possibile. Premo il timer che hanno installato, per tenere d'occhio quanto tempo ci metto. Inizialmente, un rumore metallico esce dall'oggettino e aspetto il classico "bip" che fa appena acceso, ma quando vedo che questo non avviene, sorrido furba.

Entro rapidamente.

Lascio scivolare sul mio corpo quel liquido caldo. Insapono per varie volte i capelli, massaggiandoli lievemente. Passo poi al corpo. Mi guardo le braccia.

Sono piena di lividi.

Cicatrici.

Difetti.

Un sorriso amaro si forma sul mio volto.

Dopo aver finito la doccia, mi asciugo, preparando i vestiti e il materiale per domani.

Un tuono improvviso squarcia il cielo, facendomi tremare come una foglia. Cado inginocchiata per terra, stringendomi i capelli e iniziando a piangere silenziosamente.

Provo ad alzarmi per sdraiarmi nel letto, ma un'altro botto si impossessa del silenzio, facendomi agitare ancora di più. Strizzo gli occhi terrorizzata continuando a traballare. Appena sento un attimo di quiete, mi butto sotto le coperte, stringendo forte il coniglietto.

«Ti prego fa che finisca presto...» supplico a qualcuno, inesistente. Provo a fare dei respiri profondi, ma non funziona più nulla.

***

Un fascio di luce mi fa aprire gli occhi, li sbatto più volte per mettere a fuoco la camera. Ho dormito al massimo tre ore esagerando. Decido comunque di alzarmi per andare a scuola, non potendo fare altro.

Corro per le scale, arrivando alla porticella che da al salone. Guardo a destra e sinistra, assicurandomi che non ci sia nessuno e appena ne sono certa mi fiondo fuori casa.

Cammino velocemente per arrivare il prima possibile a scuola. Ed entrata in aula, come al solito, mi siedo in fondo.

Odio stare tra le persone, odio quando iniziano a fissarmi, ma soprattutto, odio quando iniziano a farmi domande scomode. Le prime due ore ho matematica e come al solito il tempo sembra passare a rallentatore. L'ora successiva ho inglese quindi mi affretto ad andare nella sua classe.

La professoressa, entra a passo spedito in aula.

«Good morning students, oggi abbiamo l'onore di conoscere un nuovo compagno» annuncia con un sorriso, sistemandosi la buffa sciarpa che porta al collo. Appena il ragazzo in questione entra, io abbasso il capo iniziando a scarabocchiare il foglio che ho davanti. Cosa ci fa qui lui?! «Bene presentati pure alla classe» interpella serena.

Sento dei bisbigli provenire dalle ragazze davanti a me «è proprio carino» dice la prima. E noto la seconda annuire convinta.

«Mi chiamo Kyle Gray e mi sono trasferito da poco qua in Canada» comunica austero. Alzo leggermente gli occhi dal banco e lo guardo. Ha le mani in tasca e lo sguardo serio, quasi come se non gliene fregasse nulla essere qui.

𝕃𝕖 𝕤𝕥𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕡𝕚𝕒𝕟𝕘𝕠𝕟𝕠Where stories live. Discover now