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Diva cantami l'ira funesta del pelide Achille

Chiuse tutte le porte
Non hai via di fuga
Apri le finestre
Gaia.S.

☆☆☆

Le pulizie di casa sono volate via con il tempo e devo quasi andare da Will per iniziare il nuovo lavoro. Mi cambio mettendo dei pantaloni a zampa neri e una felpa lilla sopra.

Inizio a camminare per le stradine di questa piccola cittadina, oggi è proprio una bella giornata per fortuna. Niente tuoni, lampi o rumori troppo forti in arrivo.

Arrivo davanti al locale ed entro, il suono dolce di una campanellina mi fa alzare lo sguardo, notandola subito. Guardo in giro. È molto carino e accogliente, i tavolini in legno scuro, sono ricoperti da una tovaglia bianca con i bordi azzurri. Il bancone in marmo grigio spicca e gli alcolici dietro di esso, sembrano quasi illuminarsi grazie ai loro colori così sgargianti.

«Ti piace?» Domanda il proprietario, appena entrato da una porta vicino al bancone. Annuisco un po' spaventata da questa comparizione improvvisa «questo è il mio piccolo angolo di paradiso, allora ti spiego cosa fare. Tra venti minuti inizierà ad arrivare un po' di gente, lì ci sono le tazze e i bicchieri» indica, avvicinandosi al bancone.

Sarà una lunga giornata...

Dopo la spiegazione di qualsiasi cosa, inizio a mettermi al lavoro. Lavo e pulisco in giro, devo ammettere che sono molto brava. Anni e anni di pulizia nella vecchia villa dei miei genitori, almeno sono serviti a qualcosa.

Guardo l'orologio all'ingresso, tra tre minuti si apre... sono un pochino agitata, ma niente che io non possa controllare.

Sistemo le ultime cose e stranamente il campanello suona, annunciando che qualcuno è entrato. Guardo la porta, notando un ragazzo appena entrato.

William esce e con un sorriso saluta il giovane «Cathy ti presento Noah, è un dipendente anche lui. Vedete di collaborare! Iniziate pure ad aprire la porta» annuncia prima di scomparire nel suo ufficio, lasciandoci da soli.

Il ragazzo mi tira una lunga occhiata, prima di porgere la sua mano verso di me «beh... molto piacere Cathy io sono Noah» mi saluta gentilmente, con un sorrisetto imbarazzato.

Guardo la sua mano indifferente, per poi stringerla. Non mi viene in mente nulla da dirgli, poiché il mio nome lo sa già «apro io la porta?» Domando a bassa voce. Mi guarda confuso per poi spalancare gli occhi.

«Eh? A- S-si certo certo, io vado a cambiarmi» balbetta, indicando la felpa che indossa. Annuisco avvicinandomi alla porta in legno e aprendola con calma.

Ritorno al bancone, finendo di asciugare qualche bicchiere. Dopo qualche minuto, ecco spuntare di nuovo Noah, il quale si è messo il grembiule e un cappellino.

Mi affianca, preparando le macchine del caffè e mentre prende la caraffa d'acqua la campanella suona.

«Buongiorno» saluta un signore un po' anziano, e con tanta calma si avvicina al ripiano di marmo.

«Lucas... puntuale come sempre. Il solito giusto?» Chiede il mio collega, si conoscono già evidentemente. Il vecchio tossisce in risposta «lo prendo come un si» ridacchia Noah.

La campanella suona di nuovo e questa volta è una signora ad entrare a passo spedito verso il bancone «ciao, un cappuccino con doppia panna, latte scremato mischiato a quello di soia, caffè già zuccherato con ancora un cucchiaino di zucchero e un cornetto vuoto, grazie» la guardo imbarazzata mettendomi subito all'opera. Finisco di creare la bevanda richiesta in pochi minuti, passando la tazza sul bancone.

𝕃𝕖 𝕤𝕥𝕖𝕝𝕝𝕖 𝕟𝕠𝕟 𝕡𝕚𝕒𝕟𝕘𝕠𝕟𝕠Where stories live. Discover now