𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟔

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🔴.5

«Che fai?»

La mia domanda cadde nel vuoto perché Archer non rispose.

Assottigliai le palpebre, catturando ogni dettaglio dei suoi movimenti calibrati. Seguii con lo sguardo la sua camminata lenta, mentre si dirigeva al piccolo lavandino posizionato accanto alla doccia. Qui Archer fece scivolare le mani sotto al getto d'acqua per lavarle, e bastò quella visione, che le mie guance ricominciarono a pulsare.

Si asciugò, poi tornò vicino a me con il capo abbassato. L'osservai far scorrere le dita sul tessuto che gli avvolgeva il petto, toccando uno a uno, tutti i bottoni della camicia.

«C'è qualche problema?», domandò restando a testa china, puntandomi con due fari scuri.

«No, fa pure. È camera tua», sibilai muovendo appena le labbra.

Stavo ancora seduta sul letto matrimoniale, quando Archer si sfilò la camicia con un gesto fluido. I miei occhi rimasero inchiodati al suo corpo imponente. Presi un lungo respiro e provai a rilassarmi, ma non distolsi lo sguardo dalla sua figura che si era voltata verso l'armadio a muro.

Si abbassò anche i pantaloni e non potei fare a meno di notare come i boxer delineavano la vita stretta e si adattavano perfettamente ai muscoli che gli definivano i glutei.

«Sono confusa.»

Prima di voltarsi, Archer indossò dei pantaloncini sportivi recuperati dall'armadio.

«A cosa ti riferisci?», chiese trattenendo un ghigno tra le labbra piene.

E quando si avvicinò al tapis roulant, capii immediatamente.

Non ci posso credere... Se la mia vita fosse un libro, vorrei proprio sapere chi diavolo sta scrivendo questa storia

Mi sentii disorientata. Perchè si comportava in quel modo?

Come se non avessimo appena vissuto un momento intimo che era piaciuto anche a lui?

Archer non aveva l'aria di uno che si era pentito dell'accaduto, sembrava semplicemente non gli importasse un accidente di me, ora, e che avesse di meglio da fare.

Ma se pensi che me ne starò qui ad ammirare i tuoi muscoli ballare mentre corri... be' ti sbagli di grosso.

«Posso uscire?», chiesi indicando la jacuzzi esterna.

«Fa' pure», rispose senza nemmeno degnarsi di guardarmi.

Mi risistemai il vestito sulle gambe e, con ancora il calore che mi vibrava sotto la pelle, mi avvicinai alla vetrata che dava sul lago ghiacciato. Le mie dita sfiorarono la maniglia e questa si abbassò con un sibilo appena percettibile. Quando la finestra si schiuse, l'aria gelida mi colpì in pieno viso, mandando brividi lungo la mia spina dorsale.

Presi un'ampia boccata d'aria, avvertendo il freddo penetrarmi i polmoni, poi però mi voltai a cercare Archer. Restai a osservarlo per qualche istante. Correva sul rullo con il volto concentrato, mentre i muscoli del suo addome si contraevano e si distendevano con fluidità nella penombra. Sollevò il mento e quando i nostri sguardi si incontrarono, girai subito la testa.

Il mio corpo, ancora cullato da una profonda sensazione di benessere, venne percorso dai fremiti. Lì fuori l'aria era troppo fredda, non mi andava di immergermi nella vasca, sebbene i fumi che salivano mi rivelavano quanto fosse bollente.

 Lì fuori l'aria era troppo fredda, non mi andava di immergermi nella vasca, sebbene i fumi che salivano mi rivelavano quanto fosse bollente

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 03 ⏰

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