Capitolo 6

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Il fine settimana è trascorso tranquillo, ho passato tutta la giornata con Dinah, parlando, uscendo e tutto il resto.

Era lunedì, ero a casa, ero appena tornata da scuola. Dovevo andare a casa della prof, ed ero un po' nervosa.

Ho guardato la sveglia che era sul mio comodino: le 13:45. Tra pochi minuti dovevo essere a casa sua e ancora non mi ero preparata. Non mi piaceva essere in ritardo.

Sono andata al mio armadio e ho tirato fuori dei pantaloncini di jeans, una maglietta nera con le spalline giù e una stampa grigia, le mie converse nere e la mia biancheria intima.

Presi l'accappatoio e mi chiusi in bagno.

Dopo 10 minuti sono uscita, mi sono asciugata e mi sono cambiata velocemente, mi sono seduta sulla sedia davanti alla mia scrivania, che aveva un grande specchio, mi sono truccata in maniera non troppo eccessiva e mi sono messa il profumo. Avevo i capelli neri come i miei genitori, con qualche riflesso marrone quasi visibile, come quelli di mia madre.

Ho preso il mio zaino viola e ho messo lì il cellulare, il quaderno, l'astuccio, gli occhiali e le chiavi di casa.

Ho guardato di nuovo l'orologio: erano le 14:30. Mi sono sistemata ancora un po' i capelli e sono uscita dalla mia stanza.

Stavo scendendo le scale quando ho visto Perrie uscire dalla cucina.

"Signorina Cabello, dove andrà oggi?" chiese Perrie educatamente.

"Sì, vado..." Non potevo dirle dove andavo "Vado in biblioteca, se mia madre chiama e chiede dille che sono lì, in biblioteca" ho detto come un ordine.

Lei annuì e poi se ne andò, io aprii la porta e uscii di casa.

(...)

Ero davanti ad un vecchio edificio.

Beh, non così vecchio. Dallo zaino ho tirato fuori il pezzo di carta che mi aveva dato la prof.

"Centro di Miami, edificio 1369, terzo piano, appartamento B" ripeteva la voce nella mia testa.

Nonostante fosse il centro di Miami era molto tranquillo e rilassato, ho preso fiato e ho attraversato la strada per andare verso la porta d'ingresso.

Ho messo la mano sulla maniglia e l'ho aperta.

Entrai in quello che sembrava essere l'atrio, non vidi un ascensore ma vidi le scale. Dio, le odiavo, ma non c'era altro modo per salire.

Ho raggiunto il terzo piano e ho iniziato a camminare lungo il corridoio, e mi sono fermata davanti all'ultima porta

La B era di un nero intenso, mi morsi il labbro e suonai tremante il campanello.

Ho cominciato a lisciarmi i capelli, ma mi tremavano le mani. Dovevo calmarmi, ripetevo nella mia testa.

Proprio in quel momento la porta si apre e i miei occhi si spalancano.

L'insegnante è in piedi sullo stipite della porta con solo un asciugamano che le circonda il corpo. Gocce d'acqua le cadono tra i capelli e le scendono lungo le spalle. Posso vedere alcuni tatuaggi sul suo braccio.

Strani, ma molto carini.

"Camila" disse un po' sorpresa "non pensavo che saresti arrivata così puntuale" disse.

Continuavo a guardarla dall'alto in basso, ma dovevo tornare alla realtà.

"Mi dispiace, odio arrivare in ritardo, non sapevo che stesse facendo la doccia, se vuole che me ne vada lo farò" dissi, volendo tornare verso l'uscita.

"No resta, mi cambio e basta, puoi aspettare in soggiorno. Entra" disse aprendo di più la porta per farmi entrare.

Deglutii ed entrai.

Era un appartamento grande. La prima cosa che vidi fu un grande pianoforte nero in un angolo, davanti c'erano delle porte scorrevoli che davano in un'altra stanza. C'era una poltrona, un tavolino, un televisore e tanti altri mobili.

"Siediti sul divano, torno tra poco" disse e si avviò verso le porte, le aprì e poi le richiuse dietro di sé. Ho seguito il suo ordine e mi sono seduta sul divano, ho tirato fuori il libro, l'astuccio e ho aspettato.

Mi sono morsa il labbro. Era stata una pessima idea, perché ascoltavo Dinah? Mi lasciavo sempre trasportare da lei. Stavo per alzarmi per uscire di casa ma poi lei tornò dove ero io. Indossava dei jeans, una maglietta a maniche lunghe e aveva i capelli sciolti.

"Mi dispiace" ha detto, riferendosi a quanto accaduto poco fa.

"Non si preoccupi" dissi e mi morsi il labbro.

"Bene, cominciamo?" chiese sedendosi di fronte a me su una poltroncina, dando le spalle alla televisione.

"Sì, vedo che le piacciono i tatuaggi" dissi, indicandone uno che era una scritta: XXVII.

"Uhm, sì" ha detto ridendo "questo l'ho fatto quando ero più giovane, vuoi un po' di caffè?" ha chiesto.

"Certo professoressa, grazie" dissi, mezzo sorridendo.

"Chiamami Lauren, mi sembra strano che mi chiamino prof fuori dalla scuola" disse alzandosi e dirigendosi verso quella che credevo fosse la cucina.

"Certo, suoni il piano?" ho chiesto.

"Sì" disse, lasciando la cucina con due tazze in mano.

Le posò sul tavolino che era tra noi, poi ritornò nuovamente in cucina per prendere i cucchiai e un barattolo di zucchero.

"Ecco qua" disse, porgendomi un cucchiaio e lasciando la zuccheriera sul tavolino.

"Grazie" dissi, prendendo il cucchiaio e aggiungendo due cucchiai di zucchero al caffè.

"Da quanto tempo suoni?" ho chiesto mentre prendevo la tazza tra le mani e bevevo un sorso di caffè.

"Da quando avevo..." si grattò la nuca pensando "Non credo di ricordarlo, ma credo da quando avevo 8 o 9 anni" disse e bevve il suo caffè.

Mi sono morsa il labbro, pensando a quanto doveva essere carina a 8 o 9 anni.

[IN PAUSA] Mi alumna favorita || Camren G!P || Traduzione ITA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora