Parte I

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Rosa

Sento la sveglia suonare da qualche minuto ormai, le prime luci dell'alba filtrano dalla finestra semi aperta.

«Dormigliona e ora di svegliarti»

Sento dire al mio orecchio, sorrido contro il cuscino e fingo di dormire ancora, in realtà ero già sveglia ma preferisco quando è lui a credere di svegliarmi, con i suoi baci e con il rumore del mare che risuona nel silenzio della nostra stanza.

Erano passati otto anni, otto incredibili e lunghi anni.

Quando ho finalmente fatto quel salto, dopo che le accuse della morte di Edoardo su di me erano cadute, con l'aiuto di Sofia mia madre e il comandante ho raggiunto Carmine.

Alla fine non ero riuscita a prendere il posto di mio padre e scoprire che lui non era affatto l'uomo che credevo, aveva cambiato le cose.

Sapere cos'aveva fatto a mia madre e come Ciro l'aveva salvata, mi aveva aperto finalmente gli occhi sulla realtà delle cose, io non ero come lui non volevo esserlo.

 Mentre scoprivo queste cose, avevo capito cosa stavo perdendo, l'unico vero amore che poteva tenermi in vita.

Sono stati loro a spingermi ad andare da lui, sapevano che mi stava ancora aspettando, e io con tutto il coraggio possibile l'ho fatto, l'ho raggiunto .

Anche se all'inizio eravamo soli ma insieme, soli perché come avevo previsto il nostro rapporto era un po' raffreddato e non potevo parlarne con nessuno se non nelle lettere sotto falso nome che riuscivo ad inviare a mia madre.

Io capivo Carmine, la sua delusione e la rabbia che alla fine lo aveva prevalso.

Ma l'ho aspettato, così come so che lui avrebbe fatto al posto mio.

Ma mano a mano che passavano i giorni ci eravamo avvicinati, tra due chiacchiere la sera seduti su quella spiaggia e qualche bacio rubato per rabbia e disperazione eravamo tornati Carmine e Rosa di un tempo.

Il nostro amore era arrivato ad una nuova svolta.

«Tanto lo so che sei sveglia»

Mi dice baciandomi il collo e scendendo fino al petto, sorrido lasciandolo fare, sento la sua mano scendere sulla mia pancia per poi raggiungere l'orlo del pantalone del pigiama, sospiro aspettando che continuasse , ma il rumore della porta della camera si apre, e costringe Carmine a fermarsi.

«Siete svegli»

Sentiamo dire da una vocina allegra, una cascata di ricci compare al lato del mio letto, Futura ormai di otto anni si arrampica sul letto mentre ormai Carmine si è risistemato accanto a me con le braccia dietro alla testa.

«Futura ti ho detto mille volte che devi bussare prima di entrare »

Io ormai che ho aperto gli occhi , do una leggera spinta a Carmine quando vedo la bambina mettere su il broncio.

«Uffa, mica puoi stare sempre e solo tu con la mamma»

Dice lei accoccolandosi con la testa sul mio letto e stringendo con le manine il lenzuolo sotto di me.

Le sorrido accarezzandole i capelli e rido per l'espressione infastidita che fa Carmine, consapevole che ormai gli aveva rovinato la mattinata che si era programmato.

«Hai fame?» Dico a Futura che mi sorride annuendo , alla fine mi alzo dal letto prendendole la mano per portarla con me in cucina, prima do un bacio veloce a Carmine.

Carmine

Le vedo uscire dalla stanza mano nella mano e sorrido come uno scemo da solo, ricordo ancora il giorno che Futura all'improvviso ha iniziato a chiamarla  mamma a Rosa, ero emozionato come quando l'ho sentita dire per la prima volta papà.

Non sapevo bene cosa stesse provando lei, ma quando la vidi abbracciare Futura capì che anche lei era felice e allora il mio cuore iniziò a battere all'impazzata .

Lei era felice ed automaticamente lo ero anch'io.

Quando Futura divenne un può più grande decidemmo di dirle lo stesso la verità, aveva sei anni e io pensavo che avrebbe capito.

Mi alzo dal letto e decido di raggiungere anch'io la cucina , tanto ormai la mattinata tra le lenzuola con Rosa era sfumata, per mio sommo e grande dispiacere.

Rosa

Sorrido passando avanti alla foto di Ciro che avevo messo sul mobiletto vicino al salotto della casa, accantona Ciro avevamo messo anche una foto di Nina.

Futura quando aveva saputo che non ero io la sua vera mamma mi aveva preso la mano dicendomi che voleva lo stesso che lo fossi io, la strinsi così forte a me che quasi avevo paura di farle male.

Lei aveva capito e mi aveva detto che era felice di avermi come mamma, che mi voleva bene uguale e anche di più.

Sento Carmine raggiungerci e sedersi al tavolo, porto la tazzina di caffè per entrambi e mi appoggio a lui mettendogli una mano dietro la schiena e semi sedendomi sulle sue gambe, Futura sta finendo la sua colazione.

«Papà posso portare anche Stich con me?»

Sentiamo dire dalla piccola mentre beviamo il nostro caffè, Futura ci guarda speranzosa ed entrambi annuiamo, lei felice ci sorride.

«Corro a dirglielo allora»

Urla scendendo dalla Sedia, purtroppo noto che non e servito a tanto metterle un tovagliolo sotto la tazza , ha sporcato lo stesso il tavolo, così mi allontano da Carmine per pulire la macchia di latte.

«Sei agitata al pensiero che tra poche lire partiamo per Napoli?»

«Poco, ma tu sei Con me e non mi fa paura niente»

Gli dico sincera e avvicinandomi a lui, gli butto le braccia dietro al collo e unisco le mie labbra alle sue, Carmine mi stringe di più a se facendomi appoggiare completamente a lui, ne approfitta per fare scendere le braccia lungo la mia schiena.

«Non vedo l'ora che diventi mia moglie»

Dice, non so perché abbiamo aspettato così tanto, forse perché dopo che me ne sono andata quella prima volta, avevamo deciso di quando ci sentivamo realmente pronti a farlo.

Oppure sapere che finalmente nessun ostacolo ci potrà mettere il bastone fra le ruote ci ha resi più fiduciosi, ormai donna Wanda era rinchiusa in carcere da qualche anno, alla fine Mimmo con l'aiuto del comandante dopo averla fatta uscire la prima volta dalla prigione, era riuscito a mettere in salvo la sua famiglia e farla tornare in prigione di nuovo, e questa volta non è riuscita più a scamparla , ma anche lui aveva dovuto lasciare Napoli.

Io e Carmine saremo potuti tornare indietro, ormai Napoli era in mano a Carmela con i suoi cagnetti Cucciolo Micciarella e Doberman, non ci avrebbero fatto del male perché comunque lo so che lei ci tiene ancora alla nostra amicizia, nonostante tutto.

La guerra dei Ricci e i Di Salvo era ormai un lontano ricordo, comunque io e Carmine amavamo questo posto che non era neanche tanto fuori Napoli e la nostra casa al mare era il nostro posto nel mondo.

«La chiesa dove ci sposeremo non deve avere scale»

Mi dice lui.

«Cosi se provi a scappare di nuovo questa volta ti rincorro »

Mi metto a ridere e scuoto la testa

«Questa volta non voglio scappare da nessuna parte amore mio, voglio solo raggiungere le tue braccia»

Dico baciandolo prima che veniamo interrotti da Futura che ci chiama entrambi.

Il matrimonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora