CAPITOLO QUINDICI

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"Gioca la tua carta e sii chi vuoi essere. Il sole continuerà a sorgere, ma tu hai il tempo limitato. Non lo vedrai sorgere per sempre, perciò, forza! Mettiti in gioco, capisci chi sei, costruisci il tuo futuro!"

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Anya's pov

Avete presente quella sensazione di vittoria, come se avessi superato te stesso? Come se intorno a te ci fosse solo felicità ed il male non esistesse? Come se avessi la sensazione di riuscire a raggiungere i tuoi sogni?

Qualcuno potrebbe dire che si ha questa sensazione quando si è drogati, ma non era il mio caso.

Mancava solo una maledettissima cosa per raggiungere quella sensazione.

Avevo eliminato tutti, senza nemmeno guardare le loro espressioni o chi fossero. Non volevo che le mie emozioni mi rallentassero. Volevo vincere.
Avevo la fronte inondata di sudore, un male tremendo alle gambe e la gola secca, ma volevo vincere.

Da piccola avrei detto: "Per la pace nel mondo" mentre adesso lo faccio per la pace con me stessa.

Quando hai perso troppe battaglie, ti sembra difficile andare avanti, ricominciare. Ti sembra impossibile perchè non credi più in te stesso. Allora cadi, e rialzarti è difficile. Passi un'infanzia bellissima, una storia completamente diversa, una fine differente. Poi un bel giorno, ricordi tutto. A quel punto, è veramente difficile andare avanti.

Quel giorno avevo la vittoria a un passo da me. Mancava solo una persona da eliminare, poi sarebbe finita. Avrei vinto. Dopo tanto tempo, sarei andata avanti.

Ma commisi un errore.

Alzai lo sguardo.

Vidi chi era.

Sì, i sentimenti ti rallentano.

Damian era in piedi, mi guardava, con una luce negli occhi. Mi stava dicendo di non mollare. Mi stava dicendo di eliminarlo.

Ma non potevo.

Non potevo eliminare l'unica persona che aveva creduto in me.

I sentimenti ti rallentano, non importa se sia amicizia, amore o altro.
Basta conoscere una persona, almeno un po', dopo ne diventi dipendente.

In effetti, i sentimenti sono come la droga.
Troppi fanno male.
Rischi di cadere di nuovo.

Avevo fatto malissimo, a guardare chi era. Tutti gli altri erano stati eliminati, in campo c'eravamo solo noi. Ci separava un'unica linea.
I miei compagni di squadra mi guardarono e si lanciarono sguardi confusi. Avevo la palla in mano. Dovevo solo colpirlo. Avrei vinto.
Quella sensazione sarebbe tornata.

Abbassai lo sguardo e guardai le mie mani.

Tremavano.

Avevo la palla tra le mani, se la tenevo cosi molle sarebbe caduta. Provai a calmarmi, ma non riuscivo a smettere di tremare.

E poi, successe una cosa che non sarebbe mai e poi mai dovuta succedere.

Voci.

Milioni di voci si affollarono nella mia mente, come se intorno avessi una folla che faceva una manifestazione.

"Perchè è ferma?"

"Perchè non lo colpisce?"

"Cosa sta succedendo?"

"Sta tremando, si vede da qui"

"Spero che finisca presto"

Era tutto così sbagliato.

 || 𝑰𝑵 𝑻𝑯𝑬 𝑵𝑨𝑴𝑬 𝑶𝑭 𝑳𝑶𝑽𝑬 ||Where stories live. Discover now