4 - Khvicha

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Apro gli occhi ancora prima che la mia sveglia suoni e fisso il soffitto. In realtà stanotte ho dormito davvero poco perché la mia mente non smette di pensare a quella strana ragazza della scogliera. Mi è quasi dispiaciuto che mi abbia riconosciuto, volevo che mi conoscesse da zero e non che sapesse già che lavoro faccio. La gente crede che io sia solo Khvicha Kvaratskhelia, il calciatore che ha riportato lo scudetto a Napoli dopo più di trent'anni ma quella è solo una parte di me. Io sono anche Khvicha il permaloso, il giocherellone, il geloso, il competitivo, il dolce, l'incazzoso e tanto altro. Io vorrei che le persone, quelle che mi interessano davvero, mi conoscessero per quello che sono e non per quello che faccio in un campo di calcio.
E Mariasole mi sembra una che vuole conoscere il vero me e non quello col settantasette sulle spalle. Non lo so, mi dà questa impressione. Non è come le altre ragazze che ho conosciuto qui, non fa di tutto per assecondarmi, per avere le mie attenzioni. Lei è se stessa, è così: strana, particolare a volte buffa e mi fa ridere da morire. La conosco da dieci giorni ed è già un pezzo imprescindibile delle mie giornate. 
Quando suona la sveglia mi alzo, vado a farmi una corsetta e poi mi faccio la doccia. Faccio colazione, mi vesto e vado agli allenamenti.

«Khvicha oggi pomeriggio vieni con noi? Andiamo a prendere qualcosa al Miranapoli a Posillipo» Cyril mi avvicina mentre mi sto infilando le scarpe dopo gli allenamenti e io tergiverso per trovare una scusa plausibile.
«Il pomeriggio per me è difficile, mio fratello mi chiama proprio a quell'ora e mi tiene occupato tutto il tempo, almeno fino alle sette.»
«Ah ok, se ti liberi raggiungici noi siamo là.»
«Ok grazie mille.»
Do un sospiro di sollievo quando non mi fa altre domande e va via. Me ne torno a casa pranzo e poi alle quattro e mezza scendo per andare alla scogliera. Quando arrivo lì, col cuore in gola e già mille idee su cosa dirle e di che argomento parlare, lei non c'è. La panchina è vuota e la porta del convitto è chiusa. Faccio finta di niente e continuo a camminare verso il mare ma ci resto nemmeno mezz'ora e risalgo. Lei non c'è ancora e così raggiungo i ragazzi al bar che è poco distante da qui. Avevo davvero voglia di passare un paio d'ore con lei e ridere delle sciocchezze che ogni tanto dire per poi guardarla arrossire quando mi avvicino di qualche centimetro a lei. Ma purtroppo oggi non c'è e non posso fare altro che andarmene.

Arrivato al bar chiedo al ragazzo all'accoglienza in quale tavolo sono i miei compagni di squadra e lui me li indica subito.
«Ciao ragazzi» sorrido e mi metto seduto accanto a Jesper.
«Fratello! Che è successo? Il tuo fratellino ti ha liberato prima?»
«Sì doveva studiare» dico ma il primo a ridermi in faccia è Cyril.
«Khvicha, lo sai vero, che nessuno di noi ha creduto nemmeno per un attimo alla storia di tuo fratello? Dai dicci che succede, sei sempre uscito con noi di pomeriggio...»

Ha ragione e io ora devo dire loro la verità. Non avevo detto ancora nulla perché alla fine cosa c'è da dire? Io e Sole parliamo e nient'altro, non saprei nemmeno ben definire che rapporto c'è tra noi. Ma parlarne con loro mi fa piacere, magari mi danno qualche buon consiglio.

«In realtà...»
«Dai dicci!» Jesper è sempre uno tra i più curiosi ed anche un ottimo amico.
«Sono stato alla scogliera che ci ha consigliato il capitano qualche tempo fa» inizio a raccontare e ho subito la loro attenzione.
«È bella? Voglio portarci Sofie.»
«Sì, bellissima, portacela. Comunque lì, un paio di settimane fa ho conosciuto una ragazza...»
«Lo sapevo, cazzo! Ho vinto la scommessa Jens, mi devi un paio di Dunk nuove!» Cyril si sporge sul tavolo e dà uno schiaffo dietro alla testa a Jens che sbuffa sonoramente.
«Ma che cazzo fate? Scommettete su di me?» allargo le braccia e scuoto la testa, sono irrecuperabili.
«Dai continua, non li dar retta a quei due cretini» Jesper mi incoraggia a continuare e lo faccio.
«Scusa amico» Jens si mette una mano sul cuore e si finge triste facendomi ridere.
«Dicci di più di questa ragazza, com'è? Ti piace?» Cyril invece vuole solo pettegolare e io lo accontento.
«È particolare. Ha i capelli ricci e gli occhi verdi, le lentiggini ed è... stramba, non so. Vive lì perché c'è un convitto che in pratica è un posto dove si studia e si vive, poi alla fine prenderà la laurea lì. Una cosa del genere.»
Tutti mi guardano e mi ascoltano come se stessi raccontando uno scoop enorme.
«Come si chiama?»
«Mariasole.»
«Wow.»
«Bel nome, mai sentito.»
«Già, ve l'ho detto. Lei è tutta fuori dagli schemi, io una ragazza così non l'ho mai conosciuta.»
«Beh particolare è particolare... che tipa è?» Jesper non si accontenta mai.
«Stramba, te l'ho detto. Sembra uscita da un telefilm degli anni settanta, ha sempre gonne lunghe e dritte con polo sopra, sta sempre a studiare cose strane tipo la filosofia delle religioni e cose simili. Arrossisce ogni volta che faccio qualche battuta spinta e a volte parla di cose strane. Però quando mi parla, ragazzi, quando mi sorride...»
«Ahia, sei cotto...»
«No non sono cotto, la conosco da dieci giorni ma mi piace e mi piace andare lì per parlare con lei. Solo che oggi non c'era...» sospiro e loro cercano di incoraggiarmi.
«Domani ci sarà, no?»
«Lo spero.»
«Sa che sei un calciatore del Napoli?»
«Mhmh, sì. E all'inizio questa cosa mi ha quasi dato fastidio, pensavo che si fosse avvicinata a me solo per quello e invece se ne frega. Non mi ha mai chiesto foto o selfie, niente. Parliamo di qualsiasi cosa e mi sembra che le interessi Khvicha più di tutto quello che ho intorno. Almeno per ora...»
«Non la conosco ma mi piace già, ce la fai vedere? Ha Instagram?»
«Non ne ho idea, glielo devo chiedere.»

Passo con loro un altro paio di ore e poi me ne torno a casa. Parlarne con qualcuno mi ha fatto bene, almeno mi sono sfogato un po'. Lascio scorrere il resto della serata e poi vado a dormire, o almeno ci provo. Chissà perché non c'era, e perché non vederla un giorno mi scombussola così tanto? Che mi sta prendendo? Non mi capisco più, non sembro più io.
Io di solito sono lo stronzo della situazione, capisco subito quando le ragazze vogliono usarmi e le uso prima che possano farlo loro. Forse è questa la differenza, stavolta. Lei sembra non avere nessuna intenzione di usarmi, nessuna. È un pericolo per me, io quando mi affeziono poi do tutto me stesso e non so se sono pronto. Non riesco però a distaccarmi da lei.
Chiudo gli occhi e cerco di far scorrere la nottata. Lo stesso faccio il giorno dopo fino al pomeriggio. Prego con tutte le forze che ho di trovarla lì sulla panchina perché oggi ho davvero voglia di parlare con lei. 

Ti prego, Sole, fatti trovare su quella panchina, ti prego.



***
Khvicha è già bello preso ma non sa cosa gli aspetta...



Destinati | Khvicha KvaratskheliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora