𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟐𝟎

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"Di chi è la colpa se tutti i miei Halloween sono così terribili?"  rispose seccamente Harry. 

Tom sogghignò.

"Non possono essere tutti così terribili." schernì Lestrange. 

Il corvino inarcò le sopracciglia, lanciando un'occhiataccia all'erede di Serpeverde.

"Al primo anno sono stato quasi ucciso da un troll. Al secondo anno è stata aperta la Camera dei Segreti. Al terzo anno un prigioniero è evaso da Azkaban, un assassino che presumibilmente era assetato del mio sangue. Al quarto anno sono stato costretto a partecipare tutto l'anno a un Torneo Tremaghi ridicolmente pericoloso. Al quinto anno... non ne parliamo."

"Cosa posso dire, sono persistente." mormorò Tom, sembrando fin troppo divertito.  "Al quinto anno sei rimasto in coma e mezzo morto in infermeria per due settimane."

"Anche tu a quanto pare." rispose freddamente. 

Tom sembrava decisamente meno divertito.

"Lo fai sembrare come se fosse Tom quello che ti mette nei casini." fece notare tranquillamente Zevi. Erano entrambi silenziosi. "Per chi lo scambi? Per il Signore Oscuro?"

"Non essere ridicolo." rispose prontamente Harry, prima di lanciare un'occhiata all'erede di Serpeverde. "È solo il suo precursore."

***

Si sedette sulle tribune del campo di Quidditch, fissando l'oscurità. Tra due minuti ci sarebbe stato il coprifuoco, ma lui non riusciva proprio a muoversi. Tutta quella situazione lo stava mandando in confusione. Quando era finito nel passato aveva stretto amicizia con Tom e non si sarebbe mai aspettato di tornare nella sua epoca, né di essere seguito. Era semplicemente strano... uno scontro tra due mondi e personalità così diversi che sembravano a malapena appartenere alla stessa dimensione, per non parlare dello stesso corpo. Harry Potter, il ragazzo d'oro di Grifondoro e Harrison Evans, lo straordinario Serpeverde. Eppure entrambi erano, in qualche modo, lui... supponeva di non essere mai stato veramente il ragazzo d'oro di Grifondoro. Tuttavia, se si vivesse per quattro anni una vita piena di bugie, le bugie non sarebbero diventate verità? Era tutto così confuso. Nemmeno lui poteva permettersi di dire la verità e non era stata nemmeno una totale finzione... Come una fotografia in bianco e nero. Era lì a metà: tra sorrisi che faceva e tra gli amici che aveva.

Stranamente erano chi erano i suoi nemici a definire la differenza tra le sue due vite.

"Sei uscito un po' tardi, non credi?" domandò una voce, facendolo sobbalzare. "Potrebbero esserci persone pericolose in giro a quest'ora della notte." 

"Tipo te?" rispose, sollevando lo sguardo. 

Tom sogghignò e poi si sedette accanto a lui. Entrambi osservarono in silenzio le stelle per un paio di minuti.

"Alecto Carrow." cominciò a dire Tom. "Che cosa sai di lei?"

Harry si irrigidì leggermente, assotigliando lo sguardo.

"Mangiamorte sfuggita dalla condanna e ha un fratello di nome Amycus." rispose debolmente. 

L'erede di Serpeverde lo studiò impassibile per un momento, con i suoi occhi che scintillavano.

"Non ti piace?" chiese. 

Harry non rispose e guardò altrove.

"È ora del coprifuoco, devo tornare nella Sala Comune." affermò, anche se non diede alcun segno di muoversi.

Tom sogghignò.

"Le regole sono fatte per essere infrante." rispose dolcemente. "Carrow?"

Le labbra del Grifondoro si curvarono leggermente.

"Non lascerai mai perdere questo argomento, vero?"

Tom inarcò un sopracciglio.

"Harry, ti ho seguito fino al campo di Quidditch, quindi perché dovrei lasciar perdere?" 

Quando aveva pronunciato "campo di Quidditch", era come avesse ingerito della melma: Tom aveva sempre odiato questo sport. 
Harry fece spallucce.

"La sua prima impressione non è molto accattivante." ammise il corvino.

Il futuro Signore Oscuro rimase pensieroso per un momento. 

"C'è una ragione per cui vuoi saperlo? O semplicemente stai facendo il ficcanaso?"

Tom gli sorrise bruscamente, un sorriso affilato come un rasoio.

"Sono semplicemente curioso di sapere la tua opinione in merito, è per caso un crimine?"

Fece uno strano rumore, incredulo a ciò che aveva appena sentito.

"Idiozie." replicò con un tono piatto. 

Tom non era mai stato così semplice nelle sue motivazioni e certamente non era mai stato aperto a ciò. 
L'attenzione astuta del Serpeverde si spostò per individuare i suoi lineamenti, graffiando silenziosamente la sua pelle per rivelare tutto ciò che si nascondeva sotto. 
Successivamente Tom sogghignò.

"Forse." ammise. 

Il Serpeverde si alzò, lanciandogli poi un'occhiata. 

"Vieni? Dubito che vuoi che ti permetta di fare una così scandalosa come farti rimanere fuori fino a tardi nonostante coprifuoco."

Anche l'altro si alzò e poco dopo iniziarono a camminare verso il castello.

"Stai evitando la domanda." fece notare il Grifondoro.

"Qualcosa che fai abbastanza spesso." rispose Tom a suo rimando.

"Che cosa stai pianificando?" chiese. 

Riddle si fermò, abbastanza vicino da poterlo toccare. La sua espressione era diventata più fredda.

"Perché fai così tante domande, Harry? Lo sai che non mi piace." domandò con una voce gelida.

"Lo sai che non mi piace saperlo. I tuoi piani raramente mi danno qualche vantaggio. Comunque, sai che lo scoprirò in qualche modo." replicò. 

Tom fece un passo avanti e la sua aura cominciò a divampare. 

"Se è così allora perché insisti a continuare questa conversazione? Diventa noiosa."

I suoi occhi si assottigliarono. 

"È sempre la stessa ragione sfuggente che hai per essere in questo periodo di tempo, nonostante la mancanza di interesse che sembri avere per l'attualità?" chiese.

Tom continuò a camminare, con passi svelti.

"La conversazione è finita qui."

𝐈𝐥 𝐏𝐫𝐞𝐟𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐚𝐭𝐨Where stories live. Discover now