1 Lea

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La sensazione di caldo e morbido nella quale ero avvolta mi dava un senso di pace interiore, il profumo di Marsiglia e pulito che le lenzuola di seta emanavano mi invadeva le narici  coccolandole . Aprì gli occhi e vidi davanti a me un ampia vetrata che dava su alcuni dei principali edifici di New York, a giudicare dalla vista ero ad uno dei piani più alti dell'edificio nella quale mi trovavo.

Il cielo era nuvoloso. Stava per piovere. Mi sedetti a mezzo busto sul letto e solo dopo mi resi conto che la camera nella quale mi trovavo non era la mia. La camera era ampia, con una moquette grigio sporco e dei mobili neri in contrasto con le lenzuola bianche del letto, luminosa nonostante il tempo all'esterno. Realizzai di essere nuda, con solo il reggiseno a coprirmi, e subito guardai alla mia sinistra dove un ragazzo dormiva, i capelli setosi e neri gli ricadevano davanti alle palpebre chiuse, d'istinto spostai una ciocca dal suo viso angelico con l'indice per poterlo osservare meglio, si mosse sotto il mio tocco delicato e subito ritrassi la mano per paura di svegliarlo. Era bello da togliere il fiato. Avrei tanto voluto scoprire di che colore avesse gli occhi, ma dovevo andarmene.

Sospirai inalando l'odore di pulito misto sesso che aleggiava nella stanza e mi alzai silenziosamente vestendomi. Il vestito argentato era sgualcito ai piedi del letto, insieme ai tacchi lasciati in disordine. Della sera precedente non ricordo nulla, ero completamente ubriaca, ma era chiaro che fossi stata a letto con quel ragazzo. Indossai i tacchi e poi raccolsi il mio cappotto marrone indossandolo. Guardai il cellulare che segnava le otto di mattina, mi voltai ad osservare per l'ultima volta l'ampia schiena del ragazzo segnata dalle mie unghie. Il rumore dei tacchi era attutito dalla moquette, altrimenti avrei svegliato il ragazzo. Aprì la porta e ad aspettarmi ci fu un uomo sulla cinquantina, mi guardò con un sorriso consapevole di cosa fosse accaduto in quella stanza quella notte <<Buongiorno signorina, a che piano deve andare?>> chiese aprendo le porte dell'ascensore. Ero rossa dalla vergogna. Dovevo immaginarmi che in quel palazzo ci fosse un portinaio o qualcosa di simile <<Al piano terra, grazie mille>> cercai di essere il più aggraziata possibile ma la voce impastata dal sonno e dalla sbronza della sera prima non aiutava per niente. Arrivammo presto al piano terra e salutai cordialmente l'uomo calvo.

Chiamai un taxi che arrivò subito e mi feci portare a casa.

Abitavo nei dintorni di Jersey City, in un piccolo appartamento al terzo piano, con il lavoro che facevo in precedenza non potevo permettermi di più. Dopo avermi licenziata dal bar dove lavoravo rimasi disoccupata per circa un mese, fino a quando non spedì per errore un curriculum ad un ristorante di lusso che si trovava proprio a circa venti minuti da casa mia.

Lavoravo in quel posto da circa due mesi e incominciavo ad ingranare la professione. Sapevo portare vassoi, ma non sui tacchi. Se volevo tenere quel lavoro avrei dovuto migliorare le mie prestazioni con tacchi e vassoi. Avevo fatto amicizia con le colleghe e soprattutto avevo un buon stipendio che mi permetteva di risparmiare e arrivare a fine mese. 

Pagai il Taxista e scesi, feci scattare la serratura e varcai la soglia di casa.

Il profumo di limone invadeva tutta la casa. Avevo nuovamente dimenticato la candela accesa. La luce filtrava dalle veneziane ancora abbassate lasciando intravedere il parco che si trovava di fronte a casa mia. I rami spogli cominciavano a riempirsi di piccole gemme che presto avrebbero dato vita a foglie e fiori. Tolsi gli stivali e il cappotto, posai i piedi indolenziti sul parquet freddo e subito sentì Kassel strusciarsi contro il mio polpaccio nudo, quel felino dal pelo grigio era l'unica compagnia che avevo in quel piccolo appartamento. Kassel era un Main Coon di cinque anni, più che un gatto era un leone dato che era gigantesco, a lui ero molto legata, me lo aveva regalato mio padre prima di morire.

Levai il vestito buttandolo da lavare e mi diressi sotto la doccia. Feci scorrere l'acqua bollente sul mio corpo sporco, lavandolo dai peccati che avevo commesso quella notte. Abbassai lo sguardo e notai il piccolo livido che avevo sul fianco sinistro, passai la saponetta e sussultai per il dolore, quel ragazzo c'era andato parecchio pesante a quanto pare. Le mi gambe avevano lividi sparsi qua e la e le mie ginocchia erano a pezzi. 

Secretly From The WorldWhere stories live. Discover now