Ero seduto sulla sedia della cucina. Quella sedia dove cinque anni prima c'era stata seduta pure lei.
I miei gomiti erano appoggiati sull'isola della cucina. La stessa isola dove cinque anni fa c'era stato appoggiato il suo fondo schiena.
Tra le mani tenevo una tazza, piena fino all'orlo di caffè nero e amaro, con scritto sopra "Se oggi fosse un film, sarebbe sicuramente un horror psicologico".
Era così da ormai cinque anni. Tutte le mattine seduto lì, con una espressione da incazzato con il mondo stampata in volto, la tazza con la stessa scritta e con lo stesso contenuto.
Ogni cazzo di mattina, ogni cazzo di giorno, da cinque fottutissimi anni.
Era diventato estenuante e dopo ieri la cosa non era migliorata, anzi, peggiorata.
Andandosene dalla mia vita mi aveva fatto male. Mi aveva lasciato un vuoto nel petto. Mi aveva ferito.
Mi aveva ferito il fatto che non avesse deciso di affrontare le cose insieme. Avremmo potuto farcela.
Ma quello che mi aveva più ferito, più che avermi ferito mi aveva fatto incazzare, era stato ciò che Sasha mi aveva detto ieri.
"Mi chiamava la notte in lacrime quando vedeva una tua foto ai notiziari"
Quella fottutissima frase non mi aveva fatto dormire. Avevo passato tutta la notte seduto nello stesso fottutissimo posto dove mi trovavo ora, sulla sedia davanti all'isola della cucina.
Sasha mi aveva mandato in tilt. Sasha voleva che io facessi qualcosa. Sasha pretendeva che io facessi qualcosa, perché in fondo sapeva che io l'amavo ancora.
Da cinque anni ad oggi, io non avevo mai smesso di amare Lea Clive. Mai e poi mai smetterò di amare Lea Clive.
Lea Clive era l'unica donna che aveva preso il mio cuore, l'unica che aveva preso la mia anima.
Ora però non potevo fare più nulla, oggi si sarebbe sposata e non avrei potuto fare nulla per impedirlo.
Lei aveva preso la sua scelta. Aveva preso la scelta sbagliata di passare il resto dei suoi giorni con quel coglione che le metteva le mani addosso.
Non mi capacitavo di capire come ci fosse ritornata assieme. Come fai a tornare con uno che ti metteva le mani addosso?
Quando Lea era fuggita a Londra, avevo contattato Jen, uno dei miei Cracker, e le avevo chiesto gentilmente di rimuovere qualsiasi foto riuscisse a trovare, sia di me e Lea e sia di Sam.
Nel mese in cui era stata a Londra, avevo anche chiesto a Levi, un altro dei miei contatti, di tenerla d'occhio, per evitare che le succedesse qualcosa.
Avevo dovuto rimuovere Rider dal suo ruolo di bodyguard dato che era stato richiamato in caserma per una missione. Rider aveva fatto un buon lavoro, e come già sapevo, si era dimostrato un buon amico.
Con Sam avevo completamente interrotto i contatti spedendola in un paesino vicino a Sidney, da una certa Diana, la quale faceva la bibliotecaria in una scuola superiore.
Diana aveva promesso di rimanere in silenzio, anche perché non le conveniva farsi notare vista la situazione nella quale si trovava.
Nel mese successivo le voci su me e Lea continuavano a girare, venivo paparazzato in continuazione e non potevo mettere nemmeno piede nella hall del mio palazzo.
I paparazzi avevano anche deciso di mandare dei droni in cielo per vedere se fossi ancora in casa o meno. Fui costretto a far oscurare le finestre per evitare che questo gruppo di esaltati mi spiasse dentro casa.
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Secretly From The World
ChickLitLea ha 24 anni ed é rimasta orfana dei genitori qualche anno prima. Improvvisamente si ritrova senza lavoro e per sbaglio invia un curriculum in uno dei ristoranti più rinomati di New York. Notando le qualità ammirevoli della ragazza, l'assumono. Do...