9. I Mercenari

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Mi guardo attorno, in cerca di una via di fuga. I miei occhi si imbattono in soldati vestiti di nero ovunque io posi lo sguardo. La stanza è come quella in cui Grayson ci ha proposto il suo accordo, molto grande e su una parete sono disposte varie armi, ma si tratta della parete opposta rispetto a dove mi trovo, quindi realizzo che probabilmente dovrei arrendermi all'istante. Ma non voglio, non posso. Arrendermi renderebbe vano il sacrificio di Matt.

«Prendetela!» ordina la donna senza battere ciglio, vestita anche lei di nero come tutti i suoi compagni. Sebbene mi stia fissando, la giovane non sembra sorpresa della mia improvvisa caduta dal soffitto, anzi.

Strano.

Fingo di appoggiare le mani dietro la schiena come per sgranchirmela intanto che due soldati robusti si avvicinano a me. Quando stanno per afferrarmi per il braccio ognuno da un lato ruoto il busto lanciando una delle lame che mi sono preparata in mano. Il coltello va a piantarsi nel petto di uno dei due uomini e subito mi volto per fronteggiare l'altro. So che tutti gli altri soldati mi hanno sotto tiro, ma scommetto che non mi ucciderebbero: sono Mercenari. Io sono merce per loro, non danneggiabile. Per di più sono una donna. Merce incredibilmente preziosa.

Così dopo essermi chinata per sfilare la spada che teneva l'uomo morto nel fodero alla cintura, prendo la rincorsa e mi porto un ginocchio al petto, per distendere poi la gamba in un poderoso calcio al petto dell'uomo che sorpreso cade all'indietro. Un'esitazione, ma mi basta visualizzare il piccolo bimbo biondo e i suoi occhi pieni di morte.

Non penso: la mia mente si zittisce e il mio corpo diventa una macchina per uccidere. Faccio roteare la spada sopra la testa, per poi mozzarla all'uomo che ancora non si è capacitato di cosa gli sta accadendo intorno.

Subito cinque uomini si precipitano su di me, ma due vengono uccisi all'istante dagli altri pugnali che mi erano rimasti in mano. Fulminea mi preparo all'attacco degli altri tre Mercenari, facendomi passare la spada dalla mano destra alla sinistra, quella più portata alla lama. Cerco con lo sguardo uno dei tre che abbia la spada nel fodero, così ne avrei una per mano e mi si faciliterebbe il lavoro.

E lo trovo. E' l'ultimo dei tre che mi stanno correndo incontro. Allora li anticipo e sorprendendoli mi fiondo al centro del loro gruppo. Mentre passo in parte al primo mi chino all'indietro per schivare il suo pugnale e tenendo la mia spada di traverso gli lascio una scia rossa sulla maglia, tagliandogli il petto. Il sangue mi si spruzza sul viso, ma non ci faccio caso. Il secondo vedendo il compagno cadere sconfitto esita, ed è questo a fregarlo. La mia spada si muove veloce e implacabile, come la mia ira. E' questo il segreto.

Se i tuoi avversari ti battono in numero, tu superali in ferocia.

Con una stoccata netta taglio il braccio dell'uomo che reggeva un lungo coltello e questo si lascia cadere agonizzante a terra ma io non mi volto, gli occhi fissi sull'ultimo uomo e sull'arma che porta alla cinta. Lui si blocca, consapevole della fine che hanno fatto i suoi colleghi e accenna un passo indietro. Che codardo. Questi uomini hanno preso la vita di un innocente bambino, piccolo e indifeso. Uomini che non meritano di vivere. Alzo sopra di me la spada che reggo in mano e senza emettere un suono la lancio con tutta la forza che ho in corpo, colpendo l'uomo dritto in mezzo agli occhi. L'arma trapassa la testa da parte a parte.

Corro immediatamente verso di lui e una volta sfilata la mia spada da quell'ammasso di carne ne estraggo la seconda dal fodero che portava alla cinta. Subito mi volto e altri uomini iniziano ad accerchiarmi.

«Basta!» un urlo che fa scattare la testa di tutti, la mia compresa, verso la donna che l'ha urlato. La Mercenaria regge un uomo di Grayson per il colletto con una mano, mentre con l'altra gli punta una pistola alla testa. «Calmati se vuoi che il tuo amico viva.»

Stronger than I was - I sopravvissutiWhere stories live. Discover now