Stesso giorno. Mattina diversa.
Non avevo mai messo piede nell'ufficio della Hopkins. Mai come in questo periodo, comunque.
<<Allora, Derek, la mia offerta rimane. Tu sai che se hai bisogno c'è un assistente di supporto pronto ad ascoltarti in qualsiasi momento. >> È già la seconda volta che cerca di convincermi ad andare dallo strizzacervelli.
<<Le ripeto che non c'è nessun bisogno...io ho accettato la mia punizione a la sto scontando dopo la scuola.>> La Hopkins batte le unghie corte e ben curate sul cumulo di foglietti accatastati sulla scrivania, poi allunga di nuovo lo sguardo verso di me sbattendo le ciglia folte e lunghe.
<<Se c'è qualcuno che ti impedisce di parlare...o che ti infastidisce...tu me lo diresti, vero?>>
Non l'ho detto alla mia strampalata famiglia, figurati se adesso lo racconto proprio a lei.
Sei proprio un caso perso, Dee.
<<Le posso assicurare che si è trattato soltanto di un momento di smarrimento. Io non ci penso proprio a rimettermi nei casini.>>
<<Il fatto strano, è, Derek, che in questa scuola non sia circolata questa notizia, e questo mi ha portata a riflettere...In genere, notizie di questo tipo sono già in circolo su tutti i social. Ma ho promesso a tua madre di mantenere riservata la questione. >>
<<Le ripeto che da questo momento in poi righerò dritto...sul serio...io mi impegnerò.>> La Hopkins affonda di nuovo sullo schienale della sua poltrona, intrecciando le mani sull'addome leggermente paffuto. Abbassa lo sguardo, sospettosa, e si chiarisce la voce.
<<Voglio essere chiara con te...>> soverchia, tintinnando con la penna sul bordo della scrivania, <<se c'è qualcuno che vuole farti del male e che ti impedisce di parlare, puoi dirmelo. Io sono qui per te, Derek.>> Scappo dal suo sguardo girando con le iridi per la stanza e improvviso un sorriso automatico.
<<La ringrazio per questo, me lo ha già detto la volta scorsa. Adesso, se permette, ho l'ora di ginnastica.>> La Hopkins annuisce con il suo bel visone quadrato e gli zigomi alti e sfumati di un rosa leggermente notevole sulla sua pelle nera.
<<Puoi andare.>> Esco dal suo ufficio caricandomi la cartella sulle spalle e raggiungo Liam che mi sta aspettando in corridoio.
<<Allora?>> chiede ansioso mentre chiudo la porta.
<<Niente, solite cose.>> Lui abbozza una smorfia di disapprovazione.
<<Secondo me dovresti dirglielo. Ben e il suo gruppo hanno iniziato di nuovo a fare i bulletti con quelli del primo anno.>>
<<Quello che fanno Ben e i suoi amici non m'importa più. Ha troppa paura che io possa spifferare tutto, e questo ci garantisce l'immunità per tutto il resto dell'anno.>>
<<Derek...a me tutto questo non piace. >> Poso una mano sulla sua spalla.
<<Liam, ti ho già detto che è tutto finito con quelli. Adesso voglio soltanto finire queste maledette ore di lavoro forzato in quell'ospedale, tornare alla mia vita e chiudere l'anno come si deve.>> Liam si gratta la fronte con il pollice.
<<Sì, forse hai ragione tu.>>
<<Adesso devo andare in palestra, ho l'ora di ginnastica. Ci manca soltanto che la Violet mi metta una nota.>>
<<Io ho Francese. Ci vediamo dopo a mensa.>> Saluto Liam davanti agli armadietti e prendo il mio borsone dal ripiano inferiore. Prima di chiuderlo, lancio un'altra occhiata su quella orribile ammaccatura.
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Solo per i tuoi occhi
Roman d'amourDerek Zane ha diciassette, un po' imbranato, va a scuola in bicicletta, ama i videogiochi e colleziona suoni che registra su un vecchio registratore a cassette. Vive con la madre, nonna Ruth e suo fratello Justin a Denver, dove gestiscono un Diner s...