Capitolo 39

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Il viaggio verso l'ospedale sembrava non finire più, invece durò solo qualche minuto. Naim aveva già avvisato l'ospedale del loro arrivo con una telefonata, così quando arrivarono c'erano già degli infermieri con una barella.
Quando Jin sparì dentro una stanza per essere visitato, Hobi si rifugiò tra le braccia della sua fidanzata.
«Ho paura.» sussurrò, stringendola.
«Lo so, amore. Ma Jin è una persona molto forte, ce la farà.» cercò di consolarlo.

Dall'altro lato del corridoio, Jungkook, pallido come un lenzuolo e sconvolto, si era seduto sulle gambe di Taehyung.
Il maggiore gli accarezzava la schiena, cercando di confortarlo come poteva.
«Non voglio perdere anche lui, hyung.» sussurrò a voce così bassa che, se non fossero stati così vicini, Taehyung non avrebbe sentito.
«Lo so, piccolo. Vedrai che Jin hyung starà bene. Aspettiamo cosa dicono i dottori prima, d'accordo?»

Jungkook voltò leggermente la testa per incrociare i suoi occhi. «Pensavo che, quando finalmente sarebbe tornato, ci saremmo seduti e gli avrei raccontato tutto quello che è successo e lui mi avrebbe detto cosa dovevo fare, mi avrebbe dato consigli come ha sempre fatto. E poi mi avrebbe sgridato quando avrebbe scoperto che ho trattato male Namjoon hyung. Invece...»
Gli occhi di Jungkook divennero lucidi e una lacrima cadde, rigandogli una guancia.
Con dolcezza, Taehyung gliela asciugò. «Non sempre le cose vanno come vorremmo ma, fissarci su come avremmo voluto che fossero o su come sarebbero dovute essere, ci farà solo del male. Adesso bisogna solo pensare a come possiamo aiutare Jin hyung.»
Jungkook annuì, nascondendo la testa nell'incavo del collo dell'altro, stringendolo forte.

«Dov'è?» chiese Jimin, entrando di corsa nel pronto soccorso.
Naim lo aveva avvisato con un messaggio mentre erano in macchina e lui non aveva perso tempo, precipitandosi lì.
«Lo hanno portato dentro.» spiegò la ragazza, passando le dita tra i capelli morbidi del fidanzato.
Sospirando, Jimin si sedette su una delle sedie vuote.

Hobi si staccò, cercando di trattenere le lacrime. «Vado a prendere un caffè. Qualcuno lo vuole?»
Aveva un disperato bisogno di distrarsi. Forse, se avesse ascoltato Naim, sarebbero arrivati molto prima in ospedale e lui sarebbe stato meglio. Forse...
Hobi scosse il capo. Si rifiutava di credere che fosse troppo tardi.

Quando il ragazzo si allontanò, Naim si sedette accanto a Jimin.
«In momenti come questi mi manca da morire il tempo trascorso all'Inferno.» sussurrò.
Jimin la guardò sorpreso. «Perché?»
«Perché lì subiamo solo le conseguenze delle nostre azioni. Qui siamo vittima degli altri, siamo bamboline che vengono usate per intrattenere Dio. Sappiamo entrambi che questo è quello che intendeva lo zio quando ha detto che Dio giocava sporco.»

«Lo zio? Minghao lo sa che lo chiami così?» Jimin rise immaginando l'espressione che avrebbe avuto l'Arcangelo.
«Certo. È stato lui a dirmi di chiamarlo così.»

Un'infermiera uscì e tutti alzarono la testa, rimanendo delusi quando si avvicinò ad un'altra famiglia.
«Se Dio gioca sporco allora lo faremo anche noi.» sussurrò Bambam, entrato silenziosamente alle loro spalle.
«Non avevamo detto che non avremmo fatto il suo gioco?»
«Infatti. Lui gioca con le vite altrui e Jin probabilmente morirà se non interverremo. Quindi anche noi adesso faremo qualcosa.»

«Missione di salvataggio?» chiese Naim.
«Esattamente. Da quello che sono riuscito a capire dalle frasi criptiche di Minghao, avremo bisogno di Namjoon per salvarlo.»
«Ma lui pensa che sia morto e Jin non vuole neanche sentirlo nominare, figuriamoci lasciarsi aiutare da lui.»

«Prima o poi dovranno pur incontrarsi, altrimenti al "vissero felici e contenti" come ci arriviamo?!»
«Non vedo l'ora di tornare all'Inferno e di rimanerci.» borbottò Naim.
«Dopo quasi trent'anni con Yoongi stai diventando sempre più come lui.» la prese in giro Jimin.

In Your Eyes [Namjin - Taekook]Where stories live. Discover now