XXI

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La prima cosa che feci appena ritornai nella camera che condividevo con Nicola fu abbracciarlo. Non me ne fregava un cazzo del fatto che lui fosse un vampiro, quindi un mio nemico. Non mi fregava un cazzo del fatto che mi avrebbe potuto uccidere da un momento all'altro. Lo volevo soltanto abbracciare come segno di ringraziamento per avermi salvato la vita.
Nicola fu abbastanza sconcertato da quell'abbraccio, ma lo ricambiò senza fiatare.
«Non mi piacciono gli abbracci, né tantomeno mi piaci tu. Che succede?» Mi domandò, cercando di fare l'arrogante e il menefreghista. Nella sua voce, però, c'era un qualcosa di dolce e preoccupato.
«Grazie.»
«Per?»
«Per avermi salvato.»
«Da cosa?» Fece il finto tonto, ma sapevo benissimo che era stato lui stesso a dire a Giorgio che io ero in pericolo.
«Non fare il coglione. So che sei andato tu da Giorgio, so che l'hai avvertito di Michele e so che gli hai detto di volermi bene. Riguardo a questo, comunque, ti voglio bene anch'io.» Alzai il volto verso di lui, roteò gli occhi ma fece un sorrisetto, quasi impercettibile.
«Sai, visto che sono il tuo eroe-»
«Adesso non esagerare.» Lo interruppi, mi staccai e mi allontanai di poco, rimanendo, però, sempre sul suo letto.
«Voglio soltanto una ricompensa.» Fece un sorrisetto malizioso.
«Non ti do né il culo né il collo. Sappilo.» Ridacchiò e io subito dopo di lui. «Sentiamo, che ricompensa vorresti?»
«Un-» Nicola stava per dire quello che avrebbe voluto ricevere da parte mia, quando qualcuno bussò alla porta. Furono quattro tocchi veloci e poi la maniglia si abbassò, rivelando Alex.
«Alex? Che succede?» Gli domandai.
«Ho bisogno del tuo... Cioè del vostro aiuto...» Il demone era così tanto in imbarazzo che le gote gli si tinsero un un leggero rossore. Ma perché?
«Dicci tutto, che succede?» Gli chiesi.
«Io... Cioè... Sapete che il mio lavoro è quello di chiudere la bocca dell'inferno, no?» Io e Nicola annuimmo contemporaneamente e lui continuò. «Bene. Sapete che ormai l'ho fatto, giusto?» Il vampiro fece una smorfia e roteò gli occhi, ma annuì insime a me. «Ecco... Io potrei benissimo tornarmene all'inferno, però c'è un problema?»
«Dobbiamo fare un rituale? Perché per questo penso che la persona migliore a cui chiedere sia Giorgio.» Alex fece un respiro profondo, poi un altro e un altro ancora.
«Mi piace Giorgio.» Disse così, di botto. «E vorrei diventare umano, così da poter vivere con lui... Ecco.» Gli sorrisi, pensando che quella fosse la cosa più dolce che io abbia mai sentito dire da Alex. Lui ricambiò il mio sorriso, ancora più imbarazzato di prima, mentre Nicola si metteva comodo, come se stesse per guardare il suo film preferito.
«È una cosa meravigliosa Alex. Però dovresti chiedere a Giorgio, io non sono esperto in rituali.»
«E che gli dico, scusa? Hey, senti Giorgio mi piaci e vorrei diventare umano soltanto per vivere con te quindi potresti fare un rituale così che io possa diventare un uomo vero e vivere il resto dei miei anni felice e contento insieme a te?»
«Forse è un po' troppo, ma si. Dovresti soltanto chiedergli di fare il rituale, poi se ti chiede il perché basta dirgli che non ti piace la vita da demone.»
«Ho paura.»
«Dio, Alex.» Prese parola Nicola. «Sei uno dei demoni più forti all'inferno, sei il principe di uno dei gironi, il tuo migliore amico è Lucifero in persona e tu hai paura di prendere il palo da uno stupido e insignificante essere umano? Certo che sei proprio coglione.» Volevo tirargli uno schiaffo per ciò che aveva detto su Giorgio, ma volevo, allo stesso tempo, capire in cosa volesse andare a parare. «Giorgio è cotto di te, si nota quasi quanto si nota che tu sei ancora più cotto di lui. Devi soltanto buttarti, anche giù da un ponte possibilmente, e dirgli ciò che provi. Adesso, se non ti dispiace, muovi quel culo demoniaco che ti ritrovi e va da lui, che io e Fede dobbiamo finire ancora un discorsetto.» Alex rimase a bocca aperta dalle parole di Nicola. Per quanto indiscreto e indelica possa essere, quel discorso faceva capire benissimo ciò che doveva fare il demone. Alex fece ciò che disse Nicola, uscì dalla stanza e ci lasciò soli. Quest'ultimo fece un sospiro di sollievo e rivolse tutta la sua attenzione su di me.
«Stavamo dicendo... Ah, si, la mia ricompensa. Allora-» Non lo feci finire di parlare, mi alzai dal suo letto e, dopo avergli dato un bacio sulla guancia, mi coricai sul mio.
Ero sdraiato su un fianco e avevo il suo letto davanti. Potevo vederlo bene e lo vedevo sorridere. Non era uno dei suoi soliti sorrisi, era un sorriso sincero e anche più bello degli altri.

𝔏𝔬𝔳𝔢 𝔶𝔬𝔲𝔯 𝔱𝔞𝔰𝔱𝔢 ~Strecico~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora