PROLOGO

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Un uomo a cavallo percorreva in tutta fretta la strada polverosa che tagliava in due il villaggio di San Sebastian.

A far luce, dinnanzi al muso della bestia ormai esausta, solo il tenue bagliore della luna.

Il rumore impetuoso degli zoccoli destò alcuni abitanti del paese. Da dietro i vetri delle finestre presero a brillare fiammelle di candela.

Un pesante mantello rosso in groppa a un destriero fu tutto ciò che i dimoranti riuscirono a scorgere.

Poco prima che la strada si tramutasse in sentiero e si perdesse fra gli alberi fitti del bosco, si trovava un bivio che conduceva verso una nobile costruzione. La casa del "signore del paese" era nota per la sua magnificenza in tutta la contea. Non vi era un edificio simile in tutta la regione della Gipuzkoa e non se ne sarebbe incontrato uno eguale se non nei quartieri ove risiedeva il re in persona.

In un certo senso la maestosità di quella dimora riusciva a rendere orgogliosi anche i più meschini che gli abitassero vicino. Gli abitanti del villaggio di San Sebastian parlavano di quell'edificio come fosse appartenuto a loro stessi, e non importava che fossero contadini o macellai o tessitori sfruttati per poche pesetas, quella era la casa del "loro" signore.

L'uomo avvolto nel mantello tirò fortemente le briglie di fronte al pesante cancello serrato.

La guardia, risvegliatasi all'improvviso, scrutò la figura di un cavaliere nel buio. Lo scintillio della spilla reale sul mantello fece sobbalzare il militare.

L'inferriata si aprì all'istante. Il messo, senza proferir parola, proseguì spedito lungo il viale alberato che conduceva al palazzo.

La corsa si interruppe ai piedi di un grande albero che si ergeva a poca distanza dal retro dell'abitazione. Dopo aver legato saldamente il destriero, il nuovo arrivato cominciò a camminare verso la piccola porta che dava accesso alle cucine. Strinse la Bibbia al petto e cominciò a recitare una preghiera. Discese lentamente le scale per entrare in una grande stanza semibuia, illuminata soltanto dalle fiamme di un camino.

Regnava il silenzio. L'odore di formaggi, di spezie profumate e di carne essiccata entrò prepotentemente nelle sue narici.

"È arrivato troppo tardi..." la voce di una donna corpulenta che reggeva in braccio un fagotto coperto di stracci, lo colse di sorpresa.
"...Signore". Aggiunse quest'ultima non appena si accorse della spilla appuntata sul mantello.

L'uomo guardò verso la parete opposta. Una donna distesa su un letto con le gambe aperte e un'espressione serena sul viso se ne stava immobile fra lenzuola insanguinate. Era la prima volta che la vedeva e non poté reprimere il pensiero che fosse di una bellezza fuori dal comune. I capelli erano rossi e la sua pelle di un candore che solo i nobili potevano ostentare. Strinse con forza la piccola Bibbia che teneva ancora nascosta sotto il mantello. Scrollò la testa per distogliere l'attenzione dalla pelle scoperta di quella creatura terrena.

"Dov'è il bastardo?" chiese bruscamente.

La donna scoprì il visino della creatura che reggeva al petto.

"È una bambina ma..." Il fragile corpicino non dava segni di vita.

L'uomo si fece il segno della croce.

"Questa è la volontà del Signore".

Il servo di Dio si avvicinò alla puerpera che giaceva ancora immobile sul letto. Estrasse un pugnale e con fare imperturbabile, lo conficcò nel fianco della poveretta.

Quest'ultima non si mosse. Dopo qualche attimo di silenzio guardò con aria truce la donna che stringeva ancor più fortemente l'esserino tra le braccia.

"Metta via quell'arnese!" disse la serva con veemenza. "Le ho mostrato che la bambina è già nel regno dei cieli... non le servono altre prove. Lasci le sue spoglie integre! Abbiate pietà, in nome di Dio!" Quest'ultima, resasi conto di aver alzato la voce a un membro della casa reale, abbassò lo sguardo umilmente.

"Così sia..." aggiunse l'uomo. "...abbiate solo cura di seppellire entrambi e di non riferire a nessuno di questo nostro spiacevole incontro".

Il pugnale sparì sotto il mantello.

Un ultimo sguardo severo e poi l'individuo prese a salire le scale per tornare da dove era venuto.

Si udirono i suoi passi e poi lo scricchiolio della porta che si chiudeva definitivamente.

La cucina era divenuta improvvisamente piccola e silenziosa.

Il fuoco si esauriva in un sempre più vago scoppiettio di legna arsa.

La donna ebbe un sussulto.

Un vagito liberatorio rimbalzò per tutta la stanza.

La bambina sembrava essere fuggita dal regno dei morti e riempiva con tutta la forza i suoi piccoli polmoni.

La strega di EibarWhere stories live. Discover now