3. Solo con te

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Il giorno della fatidica partenza la sveglia di Helena suona alle 6, purtroppo la sento dalla mia stanza - dall'altra parte del corridoio - ma non la sente lei che invece ce l'ha ad un passo dal suo orecchio.

Ho dormito solo un'ora però mi tocca alzarmi, raggiungere la camera da letto di Helena, camminando come una mummia, e prendere una matita per sfiorarla nell'intento di svegliarla - non si sa mai che decisa di tirarmi un morso per il nervoso nel caso è meglio che morda il legno.

«Sei morta? Respiri ancora? L'universo ha finalmente deciso di darmi una gioia?» avvicino il dito al suo naso per controllare il respiro e noto che il suo petto si muove. «Peccato mi toccherà davvero subirmi il tuo fidanzato tutta l'estate.» Sbuffo.

Lei si scuote, ha i capelli disordinati sul viso e riversati sul cuscino «Che vuoi?» domanda senza neanche aprire gli occhi. «Che voglio io?» apostrofo. «Tu hai impostato la sveglia alle 6» la accuso impaziente.
«Spegnila.» dice girando la testa dall'altro lato, a quanto pare non l'ha sentita.

Ma guarda te questa stronza.

La mando a fanculo e mollo la sua matita sulla scrivania lascio che scivoli a terra, ma neanche il suono del legno per terra la smuove. Sbadigliando e massaggiandomi un occhio faccio retromarcia per tornare in camera mia, però sbatto contro il muro. «Fanculo anche te.» dico mantenendo gli occhi bassi, sento le palpebre pesanti.

«Dovresti essere un po' più originale.» sussulto e il mio cuore inizia a battere così forte per la paura che comincio a temere l'infarto.

Mi giro di colpo indietreggiando, per poco non perdo l'equilibrio. C'è Jayce davanti a me. Squadrarlo da capo a piedi sarebbe una pessima mossa per fargli capire che la sua presenza non è gradita dato che non indossa altro se non i boxer. Indietreggia.

La mia mente inizia a ripetere la situazione una serie di volte in modo che io possa comprenderla a pieno. Anche se in realtà...non me ne frega un cazzo e vorrei solo tornare a dormire.

C'è Jayce in camera di mia sorella. Che palle.

C'è Jayce in casa mia. Ancora peggio.

Jayce ha dormito qui. Devo controllare che non abbia rubato qualcosa.

Jayce in mutande.
Questo pensiero mi provoca disgusto. Avrei preferito rimanere allo scuro da quest'informazione.

Jayce. Il solo nome mi fa innervosire.
«Soprattutto tu devi andartene a fanculo.» dico passandogli di fianco e tornarmene in camera.

«Non hai qualcosa con cui minacciarmi a portata di mano?» chiede, ha la voce rilassata come se si fosse svegliato almeno un'ora fa. «Se avessi saputo che avresti dormito qui avrei messo una trappola per topi sotto il tuo cuscino.» borbotto sbadigliando.

Sento una piccola risata. Mi guardo le spalle e c'è lui sulla soglia della porta, appoggiato allo stipite che beve un bicchiere di succo di frutta. Gli mostro il dito medio. Non vedo bene da lontano senza occhiali ma i suoi muscoli si contraggono come a voler rispondere al mio gesto ma si ferma.

Vabbè non mi interessa.
Me ne torno in camera, mi butto sul letto e in men che non si dica riprendo sonno.

In tutto ciò la sveglia sta ancora suonando.

.

Quando mi sveglio sono le 11.
È colpa della luce che filtra dalla finestra e disturba il sonno arrivando proprio sul mio viso. Ma io l'avevo chiusa. Sospiro.

Mi alzo sbadigliando e non appena compio un passo inizio a sentire caldo, sbuffo imprecando. «Odio l'estate.» dico, inizio a sfilarmi i vestiti man mano che cammino e mi dirigo verso il bagno dove, quando arrivo, indosso solo i boxer.

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