Divided Lights - La scelta dei draghi

Capitolo 26

Nel buio fitto, dove il freddo morde,
un sentiero si perde dove la nebbia scorre.
Non seguite il richiamo delle voci sussurrate,
solo nel ghiaccio troverete la luce della vera alba.

Ripenso all'indovinello che i Dulnar ci hanno lasciato mentre eravamo intenti a gustare il loro infuso di ginepro. Da quelle poche frasi nessuno di noi è ancora riuscito a risalire alla prossima meta e ora ci ritroviamo a camminare alla cieca. Deve trattarsi per forza di un luogo di Gaerys, ma io ne so davvero poco. Nella biblioteca del castello mio padre aveva fatto bruciare tutti i libri inerenti al Regno del buio dopo la Scissione. Questa mattina ci siamo alzati molto presto in modo da racimolare le provviste necessarie per gli ulteriori giorni di cammino.

Siamo giunti nella Foresta Bianca da ormai qualche ora e non c'è dubbio sul motivo del suo nome. Gli alberi di Gaerys sono caratterizzati da una luce biancastra molto lieve che il drago della luce ha fatto nascere nelle loro foglie prima di abbandonare questo mondo per sempre. Nonostante gli abitanti siano costretti a vedere un eterno buio, i draghi hanno comunque voluto dotarli di fonti di luce nelle foreste e nelle città, a partire dalle lucciole blu. Da quando siamo partiti la neve ha cominciato a posarsi sul prato e ormai un tappeto chiaro fa continuare il bianco delle foglie anche sul terreno. Sopra di noi si può scorgere la volta stellata e, durante le pause, il buio mi fa meno paura se rivolgo lo sguardo al cielo.

«Si può sapere dove stiamo andando? Non ho detto niente fino ad ora perché sembravate tutti piuttosto sicuri della direzione... poi ho iniziato ad avere i primi dubbi», chiede Safya stringendosi nel suo mantello nero, gli occhi blu puntati sul ghiaccio del sentiero.

«Stiamo andando a casa mia», risponde Tristen schiarendosi la voce. Sul suo viso si mostra un sorriso sincero che non mi è capitato di vedere spesso.

«Scusa, in che senso a casa tua?» Nori mi toglie le parole di bocca e spunta alla mia destra.

«Nel senso casa mia, a Edhenville. Ho pensato che fosse l'opzione migliore visto che non abbiamo ancora decifrato le parole degli Ent. Quei soldi non ci basteranno per sempre, e da me non pagheremo l'alloggio.» Si gira e riprende a camminare, consapevole che tutti lo seguiremo.

«Con questo freddo non ho intenzione di dormire nei boschi. Io sono favorevole», afferma Leif con un grande sorriso stampato in faccia. Abbiamo dormito fuori solo quando eravamo a Galador e il sole manteneva una temperatura piuttosto alta, qui invece non è possibile. Il drago delle stagioni ha usato il suo potere per fare sì che le temperature non diventassero vertiginosamente alte o basse ma, perlomeno in inverno, dormire nella notte di Gaerys non è un'opzione.

«Ci impiegheremo circa due giorni ad arrivare, quindi questa sera e la prossima dovremo cercare un altro posto dove stare», ci fa sapere Tristen. Da quando ci siamo svegliati non mi ha rivolto la parola, ma non ha nemmeno dimostrato di avercela con me. Non so se le cose tra di noi siano tranquille e non so nemmeno dare un nome a quello che ho sentito ieri. Teneva le sue mani su di me per tenermi sollevata e percepivo il suo calore anche oltre la tunica. Gli ho sempre intimato di starmi lontano e di non toccarmi, eppure non capisco perché una parte di me vorrebbe non averglielo mai detto. Scrollo le spalle e mi affretto a tornare al fianco di Nori, questa non è assolutamente una cosa a cui dovrei pensare in questo momento.

Nel regno di Gaerys non c'è il sole che cala a indicare che la giornata sta finendo, e devo ammettere che la luce dorata del tramonto inizia a mancarmi. La luna continua a splendere nel cielo inesorabile, accompagnata dalle sue stelle. Il rumore degli stivali che affondano nella neve è l'unico che si percepisce tra gli alberi, intervallato da ciò che dice Leif per alleggerire l'atmosfera.

«Visto che ieri ho scatenato gli animi con il mio gioco, questa sera lo farò di nuovo. Ancora non sapete che cosa ho in serbo per voi», annuncia il biondo con fare misterioso mentre si sfrega i palmi delle mani.