Dicembre 1999

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7 Dicembre 1999

Caro diario,
Come sempre, mi rivolgo a te quando le mie emozioni risultano appannate e incoerenti, nella
speranza di districarne il groviglio e ripristinare la calma, dentro di me.

Questa parte del mondo in cui trascorro la mia esistenza ormai stabilmente da diversi secoli,
l'Occidente, sta per celebrare il traguardo del secondo millennio trascorso dalla nascita del figlio di Nostra Signora; proprio come per la scorsa vigilia, gli umani reagiscono nei modi più disparati alla cosa.
Molti sono spaventati, temono la fine dei tempi e sentendo approssimarsi l'undicesima ora, si
sciolgono in lamenti e sentiti appelli per la redenzione.
Altri invece, non vedono l'ora in cui potranno finalmente congiungersi con Nostra Signora e la
pregano con veemenza accorata.
Tante persone, infine, languono tra questi due schieramenti opposti, disorientati oppure procedono con le loro vite, completamente ignari o forse volutamente inconsapevoli di ciò che potrebbe significare.

Certamente non si sta approssimando la fine dei Tempi: non ho ricevuto notizia alcuna in merito, né dal Paradiso, né da Crowley.
Pur tuttavia, qualcosa ha suscitato la mia attenzione: l'umanità prosegue a spron battuto sulla strada del progresso tecnologico, in campo medico e scientifico soprattutto, alla ricerca di cure e soluzioni per alleviare ogni possibile pena o fastidio.
Mi rammarico di come al momento l'espressione artistica si concentri a rappresentare emozioni e situazioni mediante figure astratte e grovigli di colore, allontanandosi sempre più dalle opere
figurative che tanto apprezzavo. Un segno dell'incertezza che attraversa le anime di questi tempi, senza dubbio.
E tuttavia, questa rincorsa a costruire macchine che obbediscano perfettamente alla volontà umana, nel tentativo di recuperare il controllo sulle proprie vite che prosegue ormai da decenni, da dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, pare avere delle difficoltà intrinseche: non è esattamente il mio campo, questa nuova tecnologia che ha portato alla costruzione di questi calcolatori - trovo affascinante che sia stata usata una parola latina per dargli un nome - computer, da computo - ma a quanto ho potuto capire dai giornali, sembra che una specie di insetto stia infestando queste macchine che sono ormai in molti uffici e in tante case.
Ne ignoro assolutamente la specie o le caratteristiche, per quanto mi fregi di avere una buona
conoscenza entomologica, avendo contribuito nel XVIII secolo al salvataggio della collezione
Linneana e diventando poi membro fondatore della Società ad essa dedicata. Ma sto divagando.

Ad ogni modo, pungolato come sovente mi capita quando si tratta di questioni così peculiari, ho
cercato di rivolgermi a delle fonti che reputo affidabili e sicuramente più aggiornate di quanto - lo ammetto - non possa esserlo io; mi sono così rivolto ai miei contatti presso la Società Reale
Entomologica, cui ho fornito in passato diversi volumi illustrati molto rari.

Trovandomi a conversare amabilmente con la gentilissima archivista e responsabile della biblioteca, la D. Ssa Pearson, dopo vari convenevoli e sinceri complimenti sul suo encomiabile lavoro, ho esordito con il dubbio che mi ha spinto a contattarla in primo luogo; dopo un sostenuto ed inconveniente silenzio, la risata argentina della D. Ssa Pearson mi ha stordito per un istante.
Non ti nascondo, caro diario, che lì per lì ho pensato che l'esimia stesse avendo una crisi di
isterismo dovuta all'argomento forse troppo sensibile per lei. Mi sono reco conto però, dopo diversi istanti, che quella era una risata sincera, autentica; la D. Ssa era realmente divertita dalla mia domanda!
Dopo aver commentato che non mi rammentava così simpatico, mi ha congedato dolcemente,
lasciandomi attonito. È forse un argomento talmente ovvio di cui parlare che persino chiederne
qualcosa in merito viene visto con scherno? Quanto sono strani questi umani!

Deciso a non darmi per vinto, ho cercato ancora più a fondo tra i miei contatti e dopo una invero
breve ricerca e alcune telefonate, ho fissato un appuntamento con quello che sembra essere il più illustre entomologo in terra d'Albione. Mi sono diretto infine a Burlington House, sede attuale della Linnean Society.

Il Dr. McGavin mi ha ricevuto con cordialità, fiero di stringere la mano all'erede diretto di uno dei
principali filantropi della Società Linneana e non ha nascosto il proprio stupore nello scoprire che somiglio in maniera impressionante al mio antenato, del quale diversi ritratti e fotografie sono conservati negli annali della società. Chissà come avrebbe reagito l'esimio Dottore se avesse saputo che stava parlando proprio con lui! Sicuramente in maniera migliore di come non si sia comportato poi... Caro diario, ancora tremo per l'imbarazzo!

Dopo pochi, gentili convenevoli, l'illustre Dr. McGavin ha proceduto senza indugi a chiedermi per
quale motivo abbia desiderato un incontro proprio con lui, scusandosi per il poco tempo che poteva dedicarvi, tra i suoi numerosi impegni accademici e perfino televisivi: lo ignoravo completamente, ma invero di fronte a me vi era uno dei più promettenti divulgatori scientifici e quanto fui deliziato a saperlo, immaginando di essermi rivolto alla persona giusta! Sicuramente mi avrebbe illustrato, in maniera sintetica ma chiara, tutto ciò che desideravo sapere su questo misterioso insetto.

Così, con rinnovato entusiasmo, sono passato a spiegargli di come abbia saputo di questo
"millennium bug" tramite i giornali e di quanto invero la cosa non mi preoccupasse particolarmente- non possedendo io un computer - ma mi incuriosisse alquanto.

Terminato il mio eloquio, ho notato che il mio fervore si scontrava con un assoluto silenzio da parte sua. Lo sguardo indagatore e gli occhi ridotti a due fessure mi comunicavano una sensazione spiacevole che non sapevo come definire. Dopo un lungo momento di quella che pareva riflessione, da parte sua, il Dottore mi ha parlato con voce bassa e quasi ringhiando, chiedendomi se quello fosse uno scherzo.

Dato che ovviamente no, non era affatto uno scherzo e mi trovavo a questo punto avvolto dal
disappunto perché di nuovo non venivo preso sul serio da un esperto a cui avevo accordato la
massima fiducia, non gli ho nascosto la mia esasperazione, sottolineando che mi aspettavo una
maggior comprensione da un insigne entomologo come lui.

Caro Diario, provo vergogna nel riferire quanto successo a questo punto, eppure il dovere di
cronaca mi impone di proseguire con la mia narrazione. Il Dr. McGavin alzandosi in piedi mi intima di lasciare il suo ufficio, con poche parole secche ed un atteggiamento asciutto. Sentendomi ignorato nella mia semplice richiesta, rifiuto, rimanendo ostinatamente seduto su quella comodissima poltroncina dove mi ero appollaiato con grazia.

A quel punto, l'accademico ha iniziato a gridarmi contro furiosamente, chiedendomi se non
provassi vergogna a partecipare ad una burla come quella - non ha usato esattamente queste parole, ma come ben sai, caro diario, non riesco nemmeno a pronunciare certe volgarità, figuriamoci scriverne.

Mentre tentavo nuovamente di spiegare come non vi fosse alcuna burla dietro le mie ricerche, sono stato interrotto da una scarpa che è passata sopra la mia testa, sfiorando i miei capelli e rovinando al suolo alle mie spalle.

L'incredulità mi ha portato a voltarmi e sì, era proprio una scarpa, una delle scarpe indossate
dall'esimio!
Rivolgendo di nuovo la mia attenzione all'uomo, profondamente ferito nell'orgoglio, l'ho visto
brandire l'altra scarpa e correre nella mia direzione! L'uomo stava sproloquiando di oltraggiosi
scherzi da parte di altri accademici e giurava e spergiurava che questa volta non l'avrebbe fatta
passare liscia ai colleghi infingardi - sto sempre parafrasando le sue ingiurie oltremodo accese - ed io non ho avuto altra scelta che correre fuori dal suo ufficio e poi lungo il corridoio ed infine fuori da Burlington House, seguito dagli sguardi curiosi dei passanti e dalla scarpa che, dopo una parabola lunghissima, si è infilata dritta in un cestino dell'immondizia dall'altro lato della strada.

Correvo per il marciapiede mentre ancora la voce del Dr. McGavin mi seguiva e feriva le mie
orecchie. I miei occhi si sarebbero riempiti di lacrime, non foss'altro che ogni fibra del mio corpo
era impegnata a non collassare, dopo la breve e frenetica corsa per allontanarmi da quel luogo
infido. Tutto avrei potuto aspettarmi, caro diario, tranne che di trovare di fronte ai miei occhi
appannati un paio di stivali di pelle di serpente, neri come la notte e lucidi come la superficie calma di un lago.

La voce di Crowley suonava divertita alle mie orecchie: il demone mi ha chiesto con nonchalance cosa stessi facendo da quelle parti. Alzando lo sguardo, l'ho visto esibire un ghigno ferino: ha sicuramente assistito alla scena! Come mai si trovava proprio da quelle parti però? Gliel'ho chiesto e lui ha gesticolato in modo vago con una mano, il serpente!

All'improvviso tutti i pezzi sono tornati al loro posto: sicuramente è stato lui a scatenare una tale
disposizione d'animo nel Dr. McGavin! Ha saputo delle mie ricerche e volendomi impedire di
saperne di più, ha sabotato il mio incontro con lui! Certamente era tutta opera sua, il millennium
bug e il panico generale! Certo! Ha cospirato contro l'umanità per l'ennesima volta e voleva
impedire che gli mettessi i bastoni fra le ruote! Quel vile!

Sono scoppiato in un furiosissimo accesso d'ira e gli ho sciorinato addosso tutte le mie
elucubrazioni. Devo sicuramente aver mancato qualche spiegazione, poiché ho visto sul suo volto costernazione e a tratti confusione: sicuramente Crowley non si aspettava che io fossi in grado di cogliere l'essenza del suo piano mefistofelico. Infervorato com'ero, non sono neppure del tutto sicuro di quali parole abbiano lasciato la mia bocca. Sono però sollevato all'idea di avergli palesato che so OGNI COSA e che non mi fermerò finché non gli avrò impedito di portare scompiglio nella società occidentale. Ho ancora tre settimane per fermare il suo piano e sono sicuro che ci riuscirò, ora che giochiamo entrambi a carte scoperte.



14 Dicembre 1999

Caro Diario,
credo che l'ira abbia travalicato la mia capacità di razionalizzare e sono giunto a conclusioni
affrettate. Crowley questa volta non è colpevole di alcuna congettura demoniaca tramata alle spalle dell'umanità. Anzi, a quanto pare non vi è proprio nessuna congiura, nessun pericolo incombe sulla popolazione!

Mi spiego meglio: dopo il mio sconveniente incontro con il Dr. McGavin e la mia sfuriata contro
Crowley, mi sono diretto di nuovo nella mia libreria ed ho iniziato una furiosissima ricerca nella
mia collezione personale. Ho scoperto così che c'era un precedente: quasi cinquant'anni fa una
falena venne ritrovata all'interno di uno dei primi calcolatori presso l'università di Harvard!

Più che mai convinto di essere sulla strada giusta, ho iniziato a spulciare i miei tomi di Scienze
Naturali, cercando tra le varie specie di falene quale potesse essere quella che meglio si prestava ad infestare quelle piccole scatole infernali quand'ecco che la porta della mia libreria si è aperta.

Ho gridato all'ignaro avventore che la libreria era chiusa al pubblico ma mi ha risposto solo la voce sottile e ben nota della mia controparte ultraterrena. Alzando lo sguardo, mi sono ritrovato davanti la figura allampanata di Crowley, che mi fissava guardingo.

Gli sono andato incontro, sdegnato di come si sia presentato nella mia libreria dopo avermi così
barbaramente lasciato umiliare da un umano per impedirmi di scoprire il suo piano, apostrofandolo con alterigia. Lui non si è minimamente scomposto ma anzi mi ha replicato con gentilezza che vi doveva essere un equivoco; aveva ancora quell'espressione divertita sul volto che non faceva altro che rendermi oltremodo più piccato; gli ho chiesto dunque di illustrarmi la natura di quell'equivoco a cui si riferiva.

Senza chiedermi permesso, Crowley si è tolto gli occhiali, appoggiandoli su una delle statuine
all'ingresso della libreria e si è stravaccato con indolenza sul mio divano, al suo solito posto; l'ho
seguito, iniziando a porgli le mie rimostranze, quando lui mi ha interrotto enunciando che "non
c'era nessun piano demoniaco contro l'umanità" e che "nessun insetto stava infestando i computer".

Mi sono piantato proprio di fronte a lui e gesticolando con il dito indice ben proteso ho rimarcato
come io sia più furbo di lui e dei suoi piani diabolici e non c'era nessuna possibilità che lui potesse convincermi che non vi era alcuna minaccia perché ne avevo le prove! Questa cosa era già successa!

Gli occhi gialli del demone hanno iniziato a brillare con una luce che non esiterei a definire
euforica; Crowley ha chiesto di vedere le prove ed io ho pensato che valesse la pena mostrargliele.
Così gli ho portato le copie fotostatiche dei giornali che avevano riportato la notizia della falena.

Ebbene, caro diario, Crowley ha iniziato a ridere! Si prendeva gioco di me!

Ero fuori di me dalla rabbia quando gli ho chiesto cosa ci trovasse di così divertente in quella
notizia, tanto che quasi non ho ascoltato la sua risposta; Crowley si è asciugato le lacrime dagli
occhi - tanto stava ridendo, davvero spregevole! - e si è complimentato con me per la mia ricerca.
Ah! Dunque avevo ragione io: un insetto infestava davvero i calcolatori di tutto il mondo!

Crowley scuotendo la testa e con quello che è sembrato un sospiro lunghissimo, ha iniziato così a spiegarmi tutto quanto. Caro diario, tanto grande è stato il mio imbarazzo dopo quella spiegazione che non ho avuto più coraggio di metter mano alle tue pagine per diversi giorni; eppure sono contento che Crowley si sia preso la briga di venire a sciogliere la mia tela di congetture, prima che potessi gettarmi in situazioni ben più imbarazzanti e disdicevoli.

A quanto pare, quell'evento da me menzionato è stata l'unica istanza in cui un insetto sia stato
ritrovato in un calcolatore; tale è stato lo stupore per l'avvenimento che gli umani hanno iniziato a riferirsi ad altri problemi con i calcolatori usando quel termine, "bug", che significa proprio
"insetto", per quella sorta di umorismo proprio degli scienziati che amano dare nomi strampalati
alle cose che scoprono; così, nonostante ad oggi mai più nessun'altro insetto sia stato rinvenuto in un calcolatore, numerosi "bug" vengono costantemente scoperti e vi viene posto rimedio.

La stessa, identica cosa è avvenuta con questo famigerato "millennium bug": pare che i calcolatori più vecchi possano avere problemi con l'anno 2000, riportandolo come se fosse in realtà 1900 - solo una macchina senza cervello potrebbe fare un errore così grossolano! - e questo porterebbe sì diverse difficoltà, ma i governi stanno già lavorando da qualche anno per risolverlo ed i rischi sono ormai minimi!

Per quale motivo allora tanti umani stavano gridando all'Apocalisse e stavano svuotando i
supermercati di cibo in scatola, conserve e viveri vari?

Crowley qui ha esibito un ghigno furbo e ha ammesso che potrebbe "averci messo lo zampino",
disseminando qualche informazione falsa qui e là.

A questo punto, caro diario, avrei dovuto essere ancora più indignato; eppure, la realizzazione di
essermi messo palesemente in ridicolo con l'insigne Dr. McGavin e di aver rischiato di perdere la
stima nei confronti dei commercianti della zona e di tanti altri umani se avessi proseguito nel mio folle piano per "fermare l'infestazione dei calcolatori" o addirittura - chissà! - aver rischiato un richiamo formale da parte del Paradiso se avessi richiesto il loro intervento...non oso nemmeno immaginare!
Insomma, sia come sia, ho lasciato correre la veniale ammissione di Crowley ed ho cercato di
dissimulare il mio impaccio, ammettendo che forse la mia poca dimestichezza con i calcolatori
poteva avermi indotto a conclusioni affrettate. Ho anche borbottato delle scuse al suo indirizzo,
spiegandogli che nel fervore della mia ricerca avevo concluso che fosse stata colpa sua perché
nessuno all'infuori di lui sarebbe stato in grado di elaborare un piano tanto ingegnoso.

Quest'uscita in particolare sembra aver divertito parecchio il demone, che ha esibito un sorrisetto lusingato e ha detto che per questa volta avrebbe fatto a meno di scuse più formali, per quanto ve ne sarebbe stato il motivo. Sprofondando nell'imbarazzo, ho ritenuto fosse il caso di cambiare argomento ed ho proposto di bere insieme qualcosa. Crowley ha accettato con entusiasmo e in capo a qualche bicchiere, il disagio era stemperato e la questione dimenticata.

Sono comunque molto grato a Crowley che, visto il malo modo con cui l'ho trattato, avrebbe potuto benissimo lasciarmi andare per la mia strada e caracollare nell'ignominia; invece, da galantuomo qual è, ha pensato bene di mostrarmi che ero in errore ma senza rimarcarlo. Non di meno, dietro alla corazza ruvida che si è costruito, si nasconde un animo gentile ma eviterò di rammentarlo in sua presenza.



6 Gennaio 2000

Caro diario,
Crowley oggi è tornato a trovarmi in libreria.

E' entrato a fatica in negozio, facendosi strada attraverso la porta stringendo tra le mani una grossa scatola bianca e nera.
Dopo averla appoggiata sulla prima superficie che ha trovato libera, mi ha augurato buon anno e ha esclamato che finalmente la mia libreria sarebbe entrata nel nuovo millennio!

Io ero però troppo entusiasta di vederlo per capire cosa volesse dire, perché invero da un paio di
settimane ormai avevo intenzione di chiamarlo per mostrargli il mio nuovo acquisto!

Gli sono andato dunque incontro e presolo a braccetto, gli ho ingiunto di seguirmi. Per qualche
motivo, un rossore ha colorato subito i suoi zigomi, mentre mi seguiva docile, emettendo i suoi
soliti versi inarticolati.

L'ho condotto subito sul retro, dove faceva bella mostra di sé il nuovo, stupendo arrivato del
negozio: un personal computer!

Crowley ha fissato la scatola bianca con evidente stupore per parecchi istanti; dopodiché, mi ha
chiesto da dove arrivasse quello che lui ha apostrofato come "reliquia". Non capisco perché, invero: il signore che me l'ha venduto, un cliente che è passato in negozio per un acquisto di Natale - a cui ovviamente non ho venduto nulla - ha detto che aveva avuto quel computer in casa per oltre dieci anni e funzionava ancora a meraviglia! Ed era vero: ho acceso il calcolatore davanti a Crowley e gli ho mostrato come, tra schiocchi e suoni di natura indefinita - così moderni! - l'apparecchio faceva egregiamente il suo dovere! Mi è stato venduto completo di scatola e libretto di istruzioni! Ne vado così fiero! Non acquistavo qualcosa di così squisitamente moderno da...beh, da mai!

Crowley non sembrava particolarmente convinto inizialmente, ma dopo avermi visto accenderlo e posizionarmi davanti ad esso ed iniziare a scrivere, ha cambiato completamente atteggiamento e si è congratulato per il mio acquisto.

Quando poi siamo tornati all'ingresso della libreria, Crowley si è congedato e ha ripreso in mano la sua scatola. Gli ho chiesto che cosa fosse e lui si è schermito, dicendo che aveva sbagliato acquisto e che l'avrebbe restituito. Sono riuscito solo a leggere "iMac" sull'involucro, prima che Crowley mi desse le spalle per uscire. Di sicuro c'è qualcosa di sbagliato in un prodotto con un nome tanto sgrammaticato.

Sono contento di essere riuscito a mostrare a Crowley che anche io sono al passo coi tempi! Sono sicuro che il mio personal computer ed io andremo molto d'accordo!

Certo, non credo che rinuncerò mai al piacere di scrivere a mano le mie memorie, questo mai: caro diario, computer o no, compilarti a mano rimarrà sempre un piacere insostituibile!

Dai diari segreti di A. Z. FellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora